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Cineporto Lecce/ Guardare al presente Mondovisioni

Approda anche a Lecce Mondovisioni, la rassegna di documentari su attualità, diritti umani e informazione curata da CineAgenzia in collaborazione con Internazionale. Dal 12 al 26 ottobre (ogni lunedì e giovedì / dalle 19 – ingresso gratuito) Cineporti di Puglia/Lecce ospiterà, infatti, ”Guardare al presente”, rassegna di cinque incontri e cinque proiezioni dei documentari di Mondovisionicurata dalla cooperativa CoolClub in collaborazione con (Ri)Generazione Politica e Xoff. Conversazioni sul futuro e finanziata dalla Fondazione Apulia Film Commission a valere su risorse FSC 2007-2013 “Cineporti di Puglia”.

Il programma prenderà il via lunedì 12 ottobre (ore 19) con un incontro introduttivo della rassegna al quale prenderà parte Stefano Campanoni, responsabile di CineAgenzia – Mondovisioni. Alle 20.30 spazio alla proiezione del primo documentario We are journalists di Ahmad Jalali Farahani (Danimarca/Iran 2014, 85’ – Anteprima italiana). Il sofferto percorso attraverso un decennio di lotta dei giornalisti iraniani per sopravvivere e lavorare sotto il governo di Ahmedinejad, oltre la speranza delusa della rivoluzione verde del 2009. Il regista è lui stesso un giornalista, in esilio dopo essere stato perseguitato e torturato dal regime. Il film rivela non solo le sue sofferenze personali in una instancabile lotta per la libertà di espressione, ma anche la situazione di tanti suoi colleghi: quelli che hanno perso lavoro e sostentamento in seguito alla chiusura dei loro giornali, e quelli che da un esilio forzato continuano a battersi per la libertà e democrazia nel loro paese. 

Giovedì 15 ottobre secondo appuntamento dedicato alla Colombia e ad Antanas Mockus, ex sindaco di Bogotà. Alle 19 incontro con Sandro Bozzolo autore del libro “Un sindaco fuori del comune. La meravigliosa storia del super sindaco di Bogotà Antanas Mockus” (Emi Editrice – Missionaria Italiana) e a seguire la proiezione di Life is sacred di Andreas M. Dalsgaard (Danimarca/Irlanda/Norvegia/Colombia 2014, 104’ – Anteprima italiana). Per decenni abbiamo sentito parlare della Colombia per i suoi signori della droga, guerriglieri, paramilitari e governanti corrotti. Ma il paese ha anche un altro volto, quello di chi lavora duramente e combatte per una vera democrazia, come Antanas Mockus, leader eccentrico e senza paura che usando mimi, matite, flashmob e costumi da supereroe, ha dichiarato guerra a ingiustizie e violenza. Del suo pacifico esercito di giovani seguaci fa parte Katherin, che però scoprirà che cambiare una società contaminata dall’illegalità è molto più difficile di quanto credesse. Un film che vuole aprire un dibattito su moralità e politica, non solo in Colombia.

Lunedì 19 ottobre la rassegna ospiterà Ivan Grozny Compasso, giornalista freelance, autore di “Kobane dentro. Diario di guerra sulla difesa del Rojava” (Agenzia X). Nel dicembre 2014 il giornalista è stato tra i pochi a entrare dentro a Kobane, riuscendo a divulgare nel web informazioni in diretta dall’interno della città assediata, dove le donne e gli uomini della resistenza curda combattono contro l’avanzata dell’esercito dell’Isis. Il libro è un diario dettagliato di sette giorni di permanenza a stretto contatto con i guerriglieri e il loro straordinario sistema di autogoverno influenzato dagli studi in carcere di Abdullah Öcalan sul pensiero libertario di Murray Bookchin. Sette notti con il sottofondo dei mortai tra gli incubi di terrore e morte che si mischiano ai sogni di una futura idea di umanità. Dalle 20.30 sullo schermo Voyage en barbarie di Cécile Allegra e Delphine Deloget (Francia, 2014, 72 minuti – Anteprima italiana). Il Sinai è diventato teatro di una vera tratta degli schiavi: a partire dal 2009 50mila eritrei sono passati da qui, e 10mila non ne sono mai tornati. Giovani, di buona famiglia, cristiani, in fuga da una dittatura, vengono rapiti durante la marcia verso il Sudan e torturati da beduini che non hanno che un obiettivo: ottenere un riscatto dalle famiglie, come conferma l’intervista senza precedenti a uno di loro. Tre sopravvissuti ci consegnano la loro testimonianza: Germay, rifugiato al Cairo, e Robel e Haleform, che hanno ottenuto asilo in Svezia. Le loro voci sono le prime a svelare una vicenda avvolta dal silenzio, l’ennesimo dramma sulle rotte della migrazione.

Giovedì 22 ottobre dalle 19 incontro con Bruno Ballardini, autore di “Isis. Il marketing dell’apocalisse” (Baldini&Castoldi) che dialogherà con il sociologo Stefano Cristante. Dopo la strage di “Charlie Hebdo” e i video delle esecuzioni di giornalisti occidentali, l’orrore dell’ISIS è entrato nelle nostre case, e la sua “guerra mediatica” ne ingigantisce il pericolo. Questa regia lo distingue da al-Qaeda, tanto che per Ballardini il modo in cui l’ISIS fa propaganda si può considerare l’11 settembre della comunicazione politica. Al nostro etnocentrismo, l’ISIS risponde specularmente, con un Califfato oltre il quale non possono esistere altre culture. Al nostro imperialismo risponde con la globalizzazione dell’Islam. Ai nostri miti contrappone altrettanti miti, opposti e arcaici. In gioco è l’occidentalizzazione del mondo, e per questo il principale campo di battaglia sono i media stessi. Ballardini analizza le ragioni storiche e le tecniche di questa “guerra culturale”, e ci costringe a riflettere anche sul nostro modello di pensiero unico, di cui l’ISIS, ci piaccia o no, è figlio, come la stessa Hillary Clinton ha ammesso: “L’ISIS è roba nostra, ma ci è sfuggita di mano”. Dalle 20.30spazio a (T)error di Lyric R. Cabral e David Felix Sutcliffe (Stati Uniti 2015, 93’ – Anteprima italiana), il primo documentario a seguire dall’interno una operazione anti-terrorismo dell’FBI, per rendere conto dello stato attuale della War on Terror contro l’islamismo radicale, attraverso una vicenda paradossale che sembra più partorita dalla mente di uno sceneggiatore che pianificata dal Pentagono. Dal punto di vista di “Shariff”, 63enne afroamericano, ex-attivista diventato informatore, scopriamo le tattiche di indagine adottate dall’intelligence statunitense, e le torbide giustificazioni che le sostengono. Teso come un thriller, crudo e controverso, (T)error illumina la fragile relazione tra libertà individuali e sorveglianza totale nell’America d’oggi.

Lunedì 26 ottobre, ultimo appuntamento, con la proiezione di En tierra extraña di Iciar Bollaín (Spagna 2014, 73’ – Anteprima italiana) preceduta da un incontro con Giuseppe Caporale (Resto al Sud), Luca Ciccarese (Prima che te ne vai), Marianna Pozzulo(Bentornati al Sud). Modera Simona Palese (DueVerticale). Il film racconta la storia di Gloria, una dei 700mila spagnoli che hanno lasciato il loro paese dall’inizio della crisi economica. Nata in Almeria, 32 anni, insegnante disoccupata in Spagna, ha trovato lavoro come commessa a Edimburgo, dove ha lanciato il progetto “Ni Perdidos Ni Callados” (Né persi né silenziosi), per esprimere la sua frustrazione di expat e dare voce ai 20mila spagnoli che vivono nella capitale scozzese. La regista Iciar Bollaín ha raccolto le loro storie, comuni o straordinarie, incoraggianti o sconfortanti, per raccontare una situazione esemplare della nuova migrazione interna europea, da paesi come Spagna, Portogallo e Italia, verso il Nord del continente.

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