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Primo ciak in Puglia per il nuovo corto di Vito Palmieri “Il Mondiale in Piazza”

Cosa succede se, nell’anno funesto in cui la nazionale italiana non si qualifica ai Mondiali di calcio, in un piccolo paese della Puglia i cittadini decidono di organizzare comunque un campionato parallelo? E se tanto più a quel campionato si iscrivono due “Italie”, di cui una composta da immigrati stranieri che si sentono appieno italiani?

La sfida comincia da Bitonto (BA) martedì 5 giugno, con il primo ciak del film breve “Il Mondiale in Piazza”, il nuovo cortometraggio di finzione di Vito Palmieri, già vincitore del bando “MigrArti”, promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con un premio di 25mila euro, e sostenuto dall’Apulia Film Fund della Regione Puglia e Apulia Film Commission con un ulteriore contributo di 25mila euro.

Il 40enne regista pugliese Vito Palmieri ha alle spalle un percorso artistico in gran parte concentrato su cortometraggi e documentari, piccole grandi opere filmiche con temi di forte attualità, che gli hanno consentito di vincere premi e riconoscimenti internazionali tra cui la selezione al Festival Internazionale del Cinema di Berlino e la vittoria del Toronto International Film Festival Sezione Kids con “Matilde”. Il suo stile e linguaggio registico riconoscibile, delicato e mai banale, trova terreno fertile in una storia come “Il mondiale in piazza”, scritta insieme a Michele Santeramo.

Il protagonista della vicenda è Ahmed, un ragazzino nato in Italia da padre e madre senegalesi, che – nel bislacco torneo che si svolgerà nella piazza della Cattedrale di Bitonto, invece che in Russia – vuole giocare nella squadra dell’Italia. Ma l’organizzatore rifiuta: la squadra dell’Italia c’è già, se ne facesse una sua. Ahmed non si dà per vinto e torna in breve tempo dall’organizzatore con la propria squadra di amici, un crogiolo di ragazzi di etnie e provenienze geografiche diverse, con la stessa ostinata fermezza intende chiamarsi Italia, perché lo è a tutti gli effetti. Tra eliminazioni e passaggi del turno, giornalisti, spettatori e malumori, la finale è Italia contro Italia: quella di Mario contro quella di Ahmed. Ma prima ancora di scoprire chi vince, “Il Mondiale in Piazza” pone domande potenti sul senso di una comunità più viva e multiculturale che mai, già trasformata e integrata grazie alle seconde generazioni di italiani, che cercano solo conferma della propria legittimità.

 

Volevo raccontare quella sensazione di improvviso e innocente smarrimento – spiega il regista – che accomuna e accompagna tutti coloro che sono nati e vissuti in Italia, che hanno condiviso percorsi scolastici, abitudini e stili di vita a prescindere dal colore della pelle o dal nome che i genitori hanno dato loro. E ho scelto il calcio – che pur con tutti i suoi difetti, ha la capacità di unire e superare pregiudizi e barriere – e il Sud dell’Italia, dove storicamente, e non certo da oggi, convivono tante anime e tante diverse comunità”.

Nel pieno stile della casa di produzione bolognese “Articolture” – già nota per “Gli Asteroidi”, opera prima di Germano Maccioni presentata come unico film italiano in concorso al 70° Festival di Locarno e presto alla 75° Mostra del Cinema di Venezia con “ZEN sul ghiaccio sottile”, primo film di Margherita Ferri, sostenuto dal programma di Biennale College Cinema 2017/18 –, “Il Mondiale in Piazza” è il frutto di una collaborazione con la Cooperativa Sociale Arca di Noè di Bologna e Fanfara Film di Bitonto.

Il pre-requisito di partnership con attori del terzo settore, richiesto dal bando MigrArti, ha trovato immediato riscontro nell’approccio di Articolture che da sempre produce un cinema legato ai territori, alle comunità e a tematiche socio-culturali di rilievo. Insieme ad Arca di Noè – impegnata dal 2001 in percorsi di inclusione sociale, attraverso proposte socio-educative centrate sulla persona e finalizzate alla crescita collettiva –, sono stati organizzati i casting, che hanno individuato il protagonista in Malick Sissé – vent’anni, di origine senegalese, per la prima volta sullo schermo – e Mario, Giulio Beranek, oltre a costruire le “squadre” dell’Italia, Romania, Pakistan, Tunisia, Cina. Allo stesso tempo, l’Arca di Noè svilupperà un percorso distributivo dell’opera nei circuiti attivati dalla Cooperativa e dal Consorzio l’Arcolaio a cui appartiene, in parallelo a quello strettamente cinematografico a cura di Sayonara Film.