Chiara Caselli a Bari
Due importanti appuntamenti culturali vedranno come protagonista a Bari l’attrice Chiara Caselli. L’Apulia Film Commission e la Galleria d’Arte Bonomo, hanno infatti organizzato due importanti incontri con l’artista: il primo in veste di autorevole attrice per il film “Il padre dei miei figli”, l’altro come autrice della mostra fotografica “Al Castello”.
Il soggiorno barese inizia mercoledì 16 Giugno alle 21.15, dal cinema ABC di Bari (sala gestita dall’Agis da oltre trent’anni e capofila di D’Autore, il circuito di sala cinematografiche di qualità di Apulia Film Commission) con il saluto al pubblico in sala, prima dell’inizio del secondo spettacolo del film “Il padre dei miei figli” di Mia Hansen-Løve. Vincitore del Premio Speciale della Giuria nella sezione “Un Certain Regard” del Festival di Cannes, “Il padre dei miei figli” è il film che ha confermato Mia Hansen-Løve come uno dei più abbaglianti talenti del cinema francese, complice un cast formidabile in cui spicca una straordinaria interpretazione di Chiara Caselli e la presenza di Louis-Do de Lencquesaing.
Ispirato alla figura carismatica del produttore francese Humbert Balsan, “Il padre dei miei figli” racconta senza retorica il mestiere del cinema, rendendo omaggio a uno dei suoi protagonisti più coraggiosi e offrendo al tempo stesso il ritratto di una famiglia che emoziona come un luminoso inno alla vita.
Il giorno dopo, giovedì 17 alle 18, Chiara Caselli sarà invece al Castello Svevo di Bari dove, insieme alla curatrice Marilena Bonomo, inaugurerà una sua personale di fotografia dal titolo “Al Castello” (visibile tutti i giorni fino al 16 luglio dalla 8.30 alle 19.30).
“La fotografia è un’esigenza che mi accompagna da tanto tempo, un desiderio –precisa la Caselli-. Da due anni ho iniziato ad esporre e sono riconoscibili due differenti percorsi. Il primo, al quale appartiene questa mostra al Castello Svevo, è sulla materia. Foglia, acqua, brace, diventano quadri astratti di luce e colore. Corrispondono al bisogno di perdermi e fare perdere a chi guarda i riferimenti alla forma alla quale quella materia appartiene. Perdersi per liberarsi, del pensiero, dei pensieri, per lasciare che solo lo sguardo, organo di senso, scivoli sulla luce e sul colore. Nella loro essenza, misteriosi. Nel secondo percorso è presente la figura umana, come presenza, o ombra che scivola via nella notte”.