Il mercato e i gusti degli italiani.
Leggere questo articolo fa molto bene: si capisce quale opinione hanno certi uomini di marketing prestati al cinema di chi vive in città (meglio, nel centro delle città) e chi in paese o in periferia. L’Italia si sta trasformando e i gusti degli italiani saranno presto monopolizzati (o dovrei dire “oligopolizzati”) da una medietà orrenda.
Noi, la parte nostra la stiamo facendo con D’Autore. Ma non basta. Si deve correre ai ripari. E occorre farlo presto.
Cinema & Business Duello in (multi) sala
Mediaset-Benetton e il fondo americano Terra Firma ora controllano il 41% del mercato italiano Grazie alle acquisizioni hanno raddoppiato il fatturato in un anno. Gli investimenti. Le polemiche
Lo scenario è cambiato nel giro di un anno: la dove c’ erano cinema e multisale indipendenti ora c’ è un duopolio. Due grandi circuiti che si dividono la maggior parte degli schermi italiani: Uci-Odeon, di proprietà del fondo Usa Terra Firma, e The Space, di proprietà di 21 Investimenti (Benetton) e Mediaset. L’ ultimo atto della battaglia a suon di acquisizioni ingaggiata dai due investitori si è chiuso nei giorni scorsi. L’ ultimo colpo Terra Firma, guidata a livello mondiale da Guy Hands, ha prenotato i multiplex del gruppo italiano Giometti e quelli del francese Ugc. Benetton e Mediaset hanno risposto comperando il più importante circuito di cinema nel nordest, Cinecity, e avviando trattative per altre due-tre multisala. Risultato: il fondo Usa controlla 420 schermi in 39 siti, mentre The Space ha 347 sale in 34 siti. Il 41% del mercato italiano è in mano a questo duopolio del multiplex e il terzo competitor ha poco più dell’ 1%. “Il mercato si è mosso molto nell’ ultimo anno e mezzo – spiega l’ amministratore delegato di The Space, Giuseppe Corrado – prima c’ era solo Uci, poi è nata The Space dall’ unione di Medusa Multicinema e Warner Village e ci siamo avvicinati agli standard europei dove la quota in mano ai grandi gruppi è del 60%”. Ora in Italia di circuiti da comperare non ce ne sono più e crescere le quote di mercato sarà più difficoltoso. “Il mercato è maturo – spiega Giuseppe Stratta, Ceo di Uci-Italia – ma c’ è ancora spazio per crescere”. Anche The Space guarda avanti. “Con Cinecity – spiega Corrado – abbiamo acquisito in un colpo solo il 4,5% del mercato, 3 sale nelle prime 10 in termini di affluenza. Ora per crescere ci sono due possibilità: fare tante piccole acquisizioni tra le sale da 300mila spettatori, oppure nuove aperture. Nel Sud e nelle isole ci sono ancora zone che vogliamo coprire. E Giometti ha ancora da vendere due sale a Rimini e Prato”. I progetti Uno dei punti di forza del mercato nazionale per i padroni dei maxi-schermi sono cinepanettoni e commedie. “Con una quota del 25-30% di film locali – spiega Stratta – il mercato è autonomo rispetto alle grandi produzioni americane”. La capacità di generare cash flow immediato dalle biglietterie e le previsioni di crescita stabile (+6% entro il 2013) rende il cineplex un investimento appetibile per molti fondi di private equity. Uci-Odeon è un gruppo internazionale che controlla più di 2mila schermi in tutta Europa e sta passando proprio in questi giorni a Bc Partner e a Omers Private Equity, il fondo pensione dell’ Ontario, per 1,3 miliardi di euro. “C’ è una trattativa in corso – conferma Stratta – ma pensiamo che il nuovo proprietario intenda proseguire negli investimenti”. In Gran Bretagna il secondo circuito del paese (Vue) è stato comperato da Doughty Hanson per 600 milioni e ora starebbe pianificando l’ acquisizione di un competitor per realizzare nuove sinergie. In Italia dopo un anno di shopping i due contendenti hanno raddoppiato il fatturato a 200 milioni circa, prevedono un Ebitda del 12% per il 2012 e programmano investimenti in tecnologia, marketing, allestimenti, palinsesti e nuove aperture. Uci ha appena aperto la prima sala Imax a Pioltello, in provincia di Milano, e sta digitalizzando tutti i suoi schermi. The Space ha risposto con la sala di prima classe all’ Odeon di Milano, con poltrone Frau. Tutti e due si contendono un bacino di spettatori di 100-120 milioni di persone l’ anno, a seconda dei colossal in circolazione, con le proiezioni in 3D di film, concerti, partite di calcio, reality. “È la forma di entertainment più a buon mercato che ci sia – dice Stratta -. Otto euro per tre ore di divertimento. Con più circuiti di multisale con 11-12 schermi è possibile realizzare sinergie e finanziare gli investimenti in tecnologia”. L’ idea di Benetton e Medusa è quella di trasformare i multiplex in luoghi di divertimento interattivo dove gli spettatori vengono coinvolti, tramite votazioni e sondaggi, anche nella creazione dei palinsesti. “I nostri incassi – spiega Corrado – derivano per il 25% dal bar per il 65% dai biglietti e per il 10% dalla pubblicità, quella commerciale e quella cinematografica”. I due rivali sono concordi nel rispondere alle critiche di scadimento culturale. “Proiettiamo cioè che chiede il pubblico – dice Stratta -. Nelle sale di periferia film di cassetta, in quelle centrali film di qualità. L’ esistenza di grandi circuiti non toglie nulla ai piccoli esercenti in termini di distribuzione. “Pirati dei Caraibi” è stato distribuito in 950 sale. Noi lottiamo a favore del cinema, per far rispettare la finestra di 15 settimane prima del passaggio di una pellicola in dvd o premium tv”. Le polemiche? “Una lobby di piccoli esercenti che sta uccidendo il cinema – risponde Corrado -. A Firenze-Novoli, per esempio, dove abbiamo comperato, c’ erano otto sale pronte da anni che aspettavano di essere aperte. Alla fine il sindaco Renzi ha deciso di consultare la gente del quartiere e ci ha dato via libera. Per il cinema di qualità c’ è sempre una sala a disposizione. A Milano, per esempio, apriamo la mattina”.
Scagliarini Roberta
Pagina 10
(6 giugno 2011) – Corriere Economia
Fonte:Corriere della Sera
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