Diario
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A face in the crowd

In questi giorni di smarrimento politico, una mia amica ha insistito perché vedessi il film di Elia Kazan “Un volto nella folla” (A face in the crowd) del 1957, splendidamente interpretato da Andy Griffith, Patricia Neil e un giovane Walter Matthau su uno script (e un romanzo) di Budd Schulberg. E’ la storia tragica e nera di un ubriacone girovago dotato di un grande talento affabulatorio e canoro che una ambiziosa giornalista radiofonica pesca in una prigione dell’Arkansas e conduce al successo continentale televisivo. “Lonesome Rhodes”, questo il nome d’arte del nostro eroe (negativo), diviene un demiurgo, un plagiatore di folle, un venditore di prodotti nella cavalcante società del consumo nord americano, un imbonitore che condiziona e pregna di sé anche la politica sino a quando, il suo smisurato ego, non lo porta all’errore fatale. Il finale del film affida alle parole di Matthau la morale ultima della narrazione di Kazan: l’industria dei media produce mostri che possono condizionare le masse conducendole ad esiti drammatici.

Ora ho capito dove voleva portarmi la mia amica. Il film è un assoluto capolavoro, che nessun amante di cinema può perdere.

Vi ricorda più di qualcosa o qualcuno la storia di Lonesome Rhodes?

Per approfondire:

Library of Congress

Un film a cinque stelle

Ps: Grazie a Daniela per la scoperta.

22 Commenti a “A face in the crowd”

  1. max a 5 stelle scrive:

    Vi ricorda più di qualcosa o qualcuno ?
    E chi dovrebbe ricordarci ?
    Uhm… vdediamo…
    Coeprtine su Vogue, Vanity Fair, Panorama, Espresso…
    Presidio militare h24 di tutti i talk show radio-televisivi: Servizio Pubblico, Ballarò…
    Ingloriosa disfatta elettorale
    Ma sì, è il tuo amico Nichi !

  2. silvio.maselli scrive:

    Oppure: uso sapientissimo del web per poi tracimare sui media tradizionali, turné che sembrano spettacoli e invece sono comizi in puro stile demagogico urlante, opacità nel prendere decisioni che effettivamente non sono prese se non da due persone, un movimento di popolo condizionato da una piattaforma informatica i cui codici sorgenti sono di privata proprietà, candidati parlamentari eletti con un pugno di voti di amici. E ancora un dibattito di facciata, tacitato da post emessi sotto forma di editto, desiderio di raggiungere il 100% cioè il totalitarismo. E il tutto condito da un appello ai valori della trasparenza. Ah ah ah. Le masse, come insegnano due secoli di letteratura scientifica, sono facilmente utilizzabili per scopi privatissimi. Ve ne accorgerete presto anche voi della bolla in cui vi trovate.

  3. max a 5 stelle scrive:

    Già, milioni di persone in Italia condizionate da una piattaforma informatica etc etc. Non trovi difficile affermare ciò, nel Paese più arretrato d’Occidente in quanto a uso e penetrazione della Rete ?
    Invece le primarie di SEL, con esclusione del free pass per Fatoianni & Co,, quelle sì che sono esempi di democrazia.
    O il fatto che SEL non abbia mai fatto un Congresso che è uno.
    O l’utilizzo e la dismissione delle Fabbriche per volere del Soviet.
    O i consueti privilegi alla cinsueta, ma rinnovata, nomenklatura.
    Nella bolla ci siete voi, solo che la bolla è già scoppiata

  4. il labirinto di Arianna scrive:

    Si suol dire: Anche voi vi appellate ai valori della trasparenza, come un po’ tutte le fazioni ed, in pratica, si sostengono nuove idee e persone per arrivare a divulgare le ideologie (che tra le altre cose sono tutte passate alla storia,…). Il film qui menzionato aveva l’intento, come anche il romanzo, di sottolineare che negli States chiunque, appartenente alle classi meno abbienti, possa ottenere riconoscimenti ed attenzione grazie ad un’ottima capacità di adattamento e fiuto per un ottimo affare – il SELF-MADE-MAN – e in quegli anni Kazan denunciava i cambiamenti socio-culturali che porteranno gli USA ad una democratizzazione dei costumi attraverso la cultura del “si dice” ed “è quello che fanno tutti…”; oggi negli States i mass-media hanno un indiscusso potere di divulgazione, dalle abitudini quotidiane alle decisioni in ambito politico (cfr. le elezioni di Clinton a mezzo TV e quelle di Obama con facebook) – la terza del 4 P di Philip Kotler, la promotion.

    Noi siamo italiani e legati ad un’identità culturale “latina” che prevedeva la possibilità per tutti a pari condizioni ed uguali diritti di accedere a riconoscimenti, qualifiche ed avanzamento delle condizioni di vita e del lavoro attraverso un percorso di approfondita conoscenza dei contenuti della disciplina nella quale si è scelto di operare, meritandosi a mezzo esami, prove attitudinali ed una lunga strada di fatica, errori e superamento dei problemi guadagnadosi i titoli e il successo (successus, us, in latino significava, fatto, avvenimento, evento) senza dover passare da obsolete ideologie che analizzano gli eventi da un unico punto di vista e le solite questioni di favore di cui tanto si parla.
    Si auspica un ritorno alla “latinità” anzichè seguire la colonizzazione made in USA che prevede ancor oggi, un quarto d’ora di successo per tutti……..Io mi auguro che siano solo 15 minuti!

  5. silvio.maselli scrive:

    Non scambierò questo luogo per lo sfogatoio politico di chicchessia. Tanto più che parlare con un grillino è come sommare due monologhi. Torniamo a parlare di cinema e lasciamo i Soviet alla storia russa. Vediti il film, chissà impari qualcosa.

  6. max a 5 Stelle scrive:

    A’ chicchessia ! Guarda che sei stato tu a connotare il film con la solita malizia politica.

    Quanto ad imparare qualcosa e a parlare di cinema, pendo dalle tue labbra, soprattutto dopo il panegirico sulla grande performance attoriale di Beppe Fiorello nella stupenda fiction su Modugno, o sul valore universale dell’opera di Ozpetek.

    Un ultimo appunto: un blog con commenti esigui diventa un monologo. Lo sapevi?

  7. silvio.maselli scrive:

    Questo è un diario di riflessione su cose di cinema, audiovisivo e di mondo (che poi è l’oggetto del racconto del cinema). Chi vuole può intervenire, ma senza scantonare e soprattutto mettendoci la faccia. Come faccio io, sempre, con il mio nome e il mio cognome. Uno che si firma “Max a 5 stelle” già fa intendere di che pasta è fatto. Ed i lettori, pochi o tanti, capiranno da sé la differenza.

  8. Micro vilella scrive:

    Non è corretto offendere i commentatori, capiamo che lei abbia un ruolo politico e istituzionale e quindi di fatto è superiore agli altri, me compreso, però l’educazione è a prescindere. O c’è l’hai o no.
    Detto ciò sarebbe bene da parte sua ragionare di più su ciò che scrive in modo da non doversi ritrovare poi in situazioni in cui non avendo altro da dire spari sull’anonimato, alla facci o belpietro.
    Io personalmente lo aspettavo il primo post post elezioni, volevo vedere come avrebbe reagito uno a cui RODE DI BRUTTO l’affermarsi del 5 stelle e che sopratutto sta sempre a dirsi orchebravosonostato per poi ritrovarsi a dare dell’imbecille a tutti perché nessuno la pensa come lui.
    La maleducazione e l’arroganza non fanno bene a nessuno.
    Non fosse altro che il maleducato costringe l’altro a farsi mandare a .
    Sel si è autodistrutto perché diceva che avrebbe fatto la rivoluzione ma era una bugia, il popolo italiano PRETENDE una rivoluzione e seguirà sempre chi gliela promette finché non la otterrà. Non sparerò su grillo perché tanto non ho nessuno da rimpiangere e non mi rode.

  9. silvio.maselli scrive:

    Vedi “Micro vilella” se ritieni ch’io sia stato offensivo o che sia ontologicamente superiore a chiunque, dimostri ancora una volta che c’è un’antropologia pericolosa che va affermandosi in un pezzo d’Italia: quella di chi ritiene ci sia tutto il bene da una parte e tutto il male dall’altra. Sono sicuro il tempo vi aiuterà a capire bene che il mondo è più sfumato. Mi e ti auguro di sedere presto al mio posto o comunque in un ruolo di gestione della cosa pubblica e di riuscire a farlo bene.

  10. Micro vilella scrive:

    No, mi dispiace è ancora una volta sbagliata la sua analisi. io parlavo solo di educazione. E non penso affatto che il mondo sia bianco o nero, sono per l’RGB dove tre colori intelligenti generano tutti gli altri.
    MA SOPRATTUTTO NON VORREI MAI RICOPRIRE UN RUOLO PUBBLICO uno perché non ne sarei capace due faccio altro tre sono troppo una persona corretta.
    Chiuderei questa discussione con la speranza che si rileggesse le risposte che da a chiunque osi criticarla e si ricordasse che, oltre che girare, la ruota è una delle prime invenzioni dell’uomo. Fossi in lei chiederei scusa al commentatore. Altrimenti niente faccia come vuole. Buona giornata.

  11. silvio.maselli scrive:

    Va bene, la mia analisi i miei toni il mio atteggiamento e anche il mio lavoro sono tutti sbagliati. Ora ci siete voi moralisti a ricordarmelo e vi ringrazio per il bagno di umiltà in cui immergete tutti quelli diversi da voi. Suggerisco la visione di quest’altro film dunque, perché la storia del cinema è importante, e aiuta a dire meglio di qualunque parola:

    http://www.youtube.com/watch?v=ltkdCE5NRMQ

  12. Micro vilella scrive:

    mo pure il vittimismo. chi è più paraculo desica o sordi?
    Con la storia del cinema sarei un po’ più forte di lei a dire il vero, però lascio stare. Posso averla io l’ultima parola? Così torniamo tutti a lavorare? Buona giornata (leièbravonelsuolavorosolounpoarrogante)

  13. silvio.maselli scrive:

    Va bene, a te (lei?) l’ultima parola. Torniamo a lavorare. Che è meglio.

  14. max scrive:

    Pregiatissimo dir.Maselli, mi consenta ancora 3 pacifici appunti:
    1) uso nickname quanto mi pare, credo che nei blog sia importante cosa si esprime, non chi lo esprime, nei limiti del netiqually correct, si intende;
    2) ho connotato politicamente il mio intervento in quanto mi è sembrato che Lei abbia connotato politicamente la Sua analisi del film oggetto del post, in questo modo compiendo un attentato contro l’arte cinematografica tutta (vada a leggersi, se vorrà, cosa pensava Kubrick della lettura politica di Arancia Meccanica);
    3) accolgo e Le ritorno l’invito a discutere in questa sede esclusivamente di cinema, audiovisivo e di mondo (che può essere l’oggetto del racconto del cinema, non lo invece è per assioma, come Lei asserisce).
    Mi permetto pertanto di invitarLa a dare il buon esempio, e a non usare lo spazio che democraticamente Le viene concesso a titolo personale, su un sito che intuisco essere finanziato con soldi pubblici e pertanto di interesse pubblico, per fini di pro/contropropaganda politica.
    Anonimamente Suo.

  15. silvio.maselli scrive:

    Gentile “anonimo”,
    io uso politicamente questo spazio nel senso più bello della parola “politica”: cioè come spazio pubblico. Peraltro aperto a chiunque abbia qualcosa da dire, come dimostrano i suoi thread e questo stesso dibattito. Mi sono limitato a commentare un film molto bello facendo una domanda. Lei ha risposto a quella domanda dicendo la sua, il le ho risposto dicendo la mia e così in avanti.
    E’ una cosa bella, si chiama “democrazia”. Speriamo di non doverla rimpiangere.
    Saluti.

  16. Gentili Lettori, intervengo in questa discussione (che ho tardivamente scoperto, a distanza di un paio di giorni), più che sulla sostanza nella forma della stessa: l’uso dell’anonimato su web è un tipico caso di utilizzazione distorta della libertà della rete, nonostante qualcuno si nasconda dietro un dito, sostenendo “uso nickname quanto mi pare, credo che nei blog sia importante cosa si esprime, non chi lo esprime, nei limiti del netiqually correct, si intende”. Immagino che l’autore di questa concetto autodefinisca quali siano i “limiti” e le sue regole e si ritenga libero di attivare macchine del fango a discrezione. Quando si interviene in rete, anche su questioni politiche e culturali, io sono dell’idea che un minimo di coraggio identitario debba determinare un obbligo morale a firmarsi, a rendersi reperibili anche per una interlocuzione diretta. Chi usa la rete come se fosse una parete pubblica da colorare allegramente con lo spray (viva la libertà, vero?!), abusa di un medium che pure dovrebbe caratterizzarsi anche per la responsabilità individuale. E non per la “libertà” di denigrare o insultare. Dipendesse da me, imporrei l’obbligo, per legge, di identificabilità di coloro che usano un “nickname”, e non soltanto perché evidentemente sono affetti da codardia (o, peggio, da sindrome da personalità multiple). Questo commento si pone anche come critica alla “sinistra” (pseudo) libertaria che tanta fede ha, a priori, nella rete. Per quanto riguarda poi la democrazia del Movimento 5 Stelle, segnalo a tutti un interessante articolo di Rognoni su “l’Unità” del 12 marzo scorso, a proposito di (non) democrazia diretta di M5S: “logica verticale, dove il blog sostituisce, ma non trascende, il modello leaderistico del partito che dispensa la linea”. L’articolo è ben evidenziato nel sito Infodem (www.infodem.it) curato da Beppe Lopez (che non è certamente un giornalista destrorso): “http://www.infodem.it/fatti.asp?id=4372. Grazie per l’attenzione. Cordialità. Angelo Zaccone Teodosi ( a.zaccone@isicult.it ). Roma, 15 marzo 2013

  17. max scrive:

    La ringrazio, tardivamente, per avermi fatto scoprire l’esistenza di un’altra bella Fabbrica di Cioccolato, quale Isicult si palesa via web.
    Le comunico, ove le sia sfuggito, che l’indicazione obbligatoria dell’e-mail address, non pubblicato, è garanzia di rintracciabilità dello scrivente.
    E se vuole informarsi sulla Rete, la prego, sviluppi la sua sinossi oltre gli angusti confini delle analisi propugnate dai suoi datori di lavoro.
    Se poi, di grazia, vuole indicarmi in quale modo sono caduto nel vituperio che lei mi addebita, potrò ulteriormente risponderle

  18. Egregio Max Anonimo Codardo, un amico mi segnala la Sua replica del 25 marzo al mio post del 15 marzo. Essendo Lei una persona che si nasconde dietro un dito, perché ha anche timore di rivelare la propria identità, non dovrei nemmeno prendere in considerazione le Sue considerazioni. Ritenendomi però io un cultore della dialettica (e, soprattutto, apprezzando la qualità di questo blog), Le dedico qualche ulteriore attimo di attenzione. Quelli che Lei definisce i nostri “datori di lavoro” sono Rai, Mediaset, Siae, ed altri, soggetti che evidentemente rappresentano, nel bene e nel male, parte significativa delle industrie culturali italiche. Se Lei avesse la grazia di capire quel che facciamo e leggere quel che scriviamo (basti pensare alla rubrica che curiamo sul mensile “Millecanali”), si potrebbe rendere conto della nostra autonomia intellettuale e libertà ideologica. Anche rispetto ai nostri committenti. Ma Lei vive sicuramente nella retorica vacua della rete salvifica, e quindi La lascio alla Sua lettura superficiale della realtà ed alla Sua… Fabbrica di Illusioni Libertarie. Che Lei non conoscesse IsICult… la dice lunga sul Suo livello di conoscenza e coscienza del sistema culturale italiano. Per quanto riguarda la “tracciabilità” e le “reperibilità”, Lei sa benissimo (…) che un account non è garanzia di rintracciabilità reale (se Lei ha una minima conoscenza delle tecnicalità del web, senza essere un agente della Polizia Postale), dato che il “diritto” (sic) all’”l’anonimato del web” è lo schermo dietro il quale si nascondono persone semplicemente pavide come Lei (altro che liberi cittadini della democrazia telematica!). Abbia il coraggio di identificarsi, entità fantasmica, e semmai questa dinamica dialogica si svilupperà. Altrimenti, sappia che non ho tempo da perdere con un anonimo insultante e supponente, che si nasconde dietro una maschera di Carnevale. Curat ut valeas. Angelo Zaccone Teodosi (a.zaccone@isicult.it) http://www.isicult.it Roma, 27 marzo 2013

  19. silvio.maselli scrive:

    Sono andato oggi a postare un messaggio sul sito di Beppe Grillo, mentore del MoVimento 5 Stelle. Ecco cosa dice il blog prima di far inserire i commenti:

    “Il Blog di Beppe Grillo è uno spazio aperto a vostra disposizione, è creato per confrontarsi direttamente. L’immediatezza della pubblicazione dei vostri commenti non permette filtri preventivi. L’utilità del Blog dipende dalla vostra collaborazione per questo motivo voi siete i reali ed unici responsabili del contenuto e delle sue sorti.

    Avvertenze da leggere prima di intervenire sul blog di Beppe Grillo

    Non sono consentiti:
    - messaggi non inerenti al post
    - messaggi privi di indirizzo email
    - messaggi anonimi (cioè senza nome e cognome)
    - messaggi pubblicitari
    - messaggi con linguaggio offensivo
    - messaggi che contengono turpiloquio
    - messaggi con contenuto razzista o sessista
    - messaggi il cui contenuto costituisce una violazione delle leggi italiane (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)

    Non è possibile copiare e incollare commenti di altri nel proprio.
    Per rispondere ad un commento è necessario utilizzare la funzione “Rispondi al commento”

    Comunque il proprietario del blog potrà in qualsiasi momento, a suo insindacabile giudizio, cancellare i messaggi.
    In ogni caso il proprietario del blog non potrà essere ritenuto responsabile per eventuali messaggi lesivi di diritti di terzi.

    La lunghezza massima dei commenti è di 2000 caratteri”

    Cioè sul sito di Beppe Grillo si obbliga a scrivere il proprio nome e cognome. Così finalmente anche il grillino signor Max che infesta il nostro “Diario” potrà rendersi conto di essere in errore e di doverci mettere la faccia.

  20. ma(x)ssimo de giosa scrive:

    Caro Direttore,
    esco dall’anonimato, invitato a gran voce da voialtri, per alcune amare considerazioni:
    1) hai citato le regole del blog beppegrillo.it, che sono, appunto, le regole del blog beppegrillo.it, non di tutti i blog dell’universo, e nemmeno di questo che così democraticamente sta ospitando la mia – come la hai definita ?- infestazione;
    2) scorrendo i commenti postati sul suddetto blog beppegrillo.it, da te addotto ad auctoritas, scoprirai che molti sono i nickname, molti i nomi di fantasia, molte le iniziali puntate.Eppure i commenti non vengono bannati. Strano, vero?;
    3) mi pemetto di suggerirti di iGiapster, la blog community dei Wu Ming, per capire meglio cosa intendo per importanza dei contenuti rispetto all’identità del mittente.
    Ti assicuro sin d’ora che non la tirerò ulteriormente per le lunghe, salvo un’ultima risposta, se me la concedi, a Mr.Isicult. Mio unico interesse è che il cinema non sia utilizzato a scopi di pro o contropropaganda, ma su questo ci siamo già chiariti.
    Hasta la vista, baby.

  21. ma(x)ssimo de giosa scrive:

    Egregio Signor Isicult Zacconi Teodosi Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare, se la Netiquette Ortodossa da lei invocata fosse scolpita nella pietra, i suoi commenti sarebbero bannati, in quanto non attinenti all’argomento sorgente del post, ossia la lettura politica attualizzata di un film d’epoca.

    Mi consenta, pertanto, di esortarla ad uscire dalla Guapparia in cui si è avviluppato sì verbosamente et autoreferenzialmente, per invitarla ad esprimere un libero ed illuminato parere sul tema in oggetto.

    Se poi avrà desio di sfidare il disvelato scrivente a singolar tenzone dialettica, mi ragguagli su una sua visita prossima futura nel Tavoliere, più miratamente nel Quartiere Poggiofranco di Bari, sì da rimetterle le lalleggianti sue accuse di pavidità.

    Ignorantia non excusat.

  22. silvio.maselli scrive:

    Conosco e apprezzo il blog dei Wu Ming. A me interessava sapere chi fosse Max. Ora lo so e sono felice di saperlo appassionato di cinema e frequentatore del nostro blog, luogo di confronto, scambio e quando necessario, acceso dibattito.

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