Diario
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09/07/2012

La fine di un’epoca. Ma del futur non v’è certezza.

In un sistema industriale maturo, un luogo di formazione nazionale per i quadri artistici e tecnici del cinema è decisivo. In questo il fascismo, fase odiosa della nostra storia contemporanea, ma pur sempre ricca di innovazioni come tutti i regimi politici obbligati a lasciare il segno; aveva visto giusto, coltivando la propria idea macchiettistica di grandeur e puntando sul cinema come formidabile occasione di visibilità del talento italico.

Poi sono arrivati gli anni bui di Alberoni, un inerme distruttore, secondo molti allievi e “insider” del Centro sperimentale. Oggi il Ministro Ornaghi ha finalmente deciso governance e riforma del Centro. Come sempre tutto dipenderà da chi lo guiderà in futuro. Speriamo lo mettano nelle mani giuste.

 

“Finisce, dopo dieci anni di regno assoluto, l’era Alberoni al Centro sperimentale di cinematografia. E vengono liquidati il direttore generale, i dieci dirigenti della scuola, i quattro componenti del Consiglio d’amministrazione, i tre del Collegio dei revisori dei conti e i sei membri del Comitato scientifico. La notizia era nell’aria, ma solo oggi, con un comunicato che si riferisce al decreto legge “Disposizioni urgenti per la riduzione della spesa pubblica a servizi invariati (spending review)”, il ministero ai Beni culturali ha dato il via alla riforma.

In pratica, la Fondazione di diritto privato Centro sperimentale di cinematografia diventerà Istituto centrale del Mibac, sul modello dell’Istituto centrale del restauro, quindi strettamente legato al ministero, con l’idea «di razionalizzare, concentrare e rafforzare le risorse». Il ministro Ornaghi ha temporeggiato, com’è suo costume, ma alla fine ha dovuto prendere una decisione. Per questo bisogna leggere con cura la frase centrale del comunicato, laddove si dice: «La dotazione economica della Scuola – che non verrà diminuita – sarà focalizzata sulla didattica ancor più che nel recente passato.

In questa nuova fase saranno individuati, quali nuovi e unici organi dell’Istituto, un direttore di indiscussa professionalità e autonomia e un Comitato tecnico-scientifico di altissimo profilo, i cui componenti saranno scelti tra personalità di riconosciuta autorevolezza nel settore cinematografico e nella formazione specialistica».

Inutile dire che Francesco Alberoni, il cui mandato scade il 22 luglio, è furibondo. Pensava di poter nominare il nuovo preside del Centro, invece viene praticamente “congelato”. E con lui il direttore generale Marcello Foti. Dai prossimi giorni, in vista degli adempimenti tecnici che porteranno alla nomina del nuovo direttore-presidente, sarà il direttore generale per il cinema presso il Mibac, Nicola Borrelli, a pilotare l’istituzione. Sarebbe bello fare in fretta, ben prima della fine dell’anno; e ci si augura, soprattutto, che non si punti né su un dinosauro del cinema a riposo né su manager-banchiere della Cattolica che nulla c’entra col cinema. 

Che Foti fosse preoccupato riguardo al proprio destino, anche legittimamente, si sapeva. Da settimane tempestava amici cineasti di mail, sms, telefonate, temendo che al ministero dei Beni culturali volessero ripensare la governance dell’augusta e celebrata cine-istituzione situata al numero 1524 della Tuscolana, quasi di fronte a Cinecittà. Il Centro, nato nel 1935 per volere del Duce, riunisce le attività della Scuola nazionale di cinema e della Cineteca nazionale, per un costo annuale, al quale provvede il ministero tramite Fus, di circa 11 milioni e 300 mila euro. Dei quali, però, circa 9 milioni e 800 mila se ne vanno in stipendi: 7 per personale e dirigenti, 2 milioni e 800 mila per insegnanti e collaboratori di spicco.

Foti, la cui retribuzione annua è di 150 mila euro, parlava di «manovre tese a smembrare il Centro», era convinto che «dividere il Csc mettendo la Scuola dentro il ministero ai Beni culturali significa chiudere la più antica scuola di cinema del mondo e vanificare quasi 80 anni di storia e di tradizione». Per questo informò i 155 dipendenti e i 10 dirigenti che il Centro era sotto attacco», vittima di un’operazione volta a dividere, tagliare, scorporare, intaccare il prestigio dell’istituzione onusta di gloria.

Non che a Foti manchino doti e piglio manageriali. C’è chi ricorda, però, che la proliferazioni dei direttori, per l’esattezza otto, il cui stipendio varia tra i 64 mila e i 114 mila euro all’anno, e dei responsabili delle tre sedi regionali (Lombardia, Piemonte, Sicilia), due dei quali sopra i 100 mila, ha fatto schizzare in alto la voce dei compensi.

Con la decisione di ieri i dipendenti non peseranno più sul Fus alla voce cinema ma sul bilancio dello Stato, mentre i dirigenti, salvo ripescaggi anche augurabili, dovranno trovarsi un altro lavoro. Sul modello di quanto realizzato accorpando Cinecittà e Istituto Luce con trasferimento di 54 dei 130 dipendenti al ministero dei Beni culturali, si riduce in sostanza la struttura pletorica del Centro sperimentale di cinematografia, naturalmente senza licenziare nessuno, ma facendo in modo di destinare più fondi alla didattica e alle attività della Cineteca, che ora lavorerà in sinergia con l’archivio di Cinecittà Luce.

Fisicamente resterà tutto nella sede storica, ma agendo, appunto, solo sull’apparato burocratico. E cioè: un presidente, Francesco Alberoni, nominato dal ministro Urbani nel 2002, tra aspre polemiche, al posto di Lino Micciché; un direttore generale, appunto Foti; un cda composto da Pupi Avati, Giancarlo Giannini, Giorgio Tino e Dario Edoardo Viganò; un Collegio dei revisori dei conti con tre membri; un Comitato scientifico con sei esperti, tra cui Renzo Martinelli, regista molto caro alla Lega; otto direttori, di cui uno è Foti, con delega alla Cineteca; tre responsabili di sedi. In effetti troppe persone al timone. Essendo una Scuola d’eccellenza, si può capire il contenuto numero di studenti su scala triennale, circa 250 per le quattro sedi, ma ha senso un rapporto tra allievi e dipendenti così squilibrato?

Andrea Purgatori l’anno scorso ha pilotato un corso di sceneggiatura, durato tre mesi, per il quale ha percepito 3 mila euro lordi. In media il compenso annuo degli insegnanti, tra i quali Daniele Luchetti, Piero Tosi, Roberto Perpignani, Giuseppe Rotunno, si aggira sui 34 mila euro. «Non c’era neanche il toner per le fotocopie, ho dovuto farle fare fuori» rivelò qualche mese fa al “Riformista”. E aggiunse: «Il Centro ha una grande storia alle spalle che tutti riconosciamo, ma credo che nulla sia intoccabile. Se ci sono sprechi da sanare, posizioni personali da ridimensionare, strutture da asciugare, allora si intervenga. Se possibile coinvolgendo anche chi fa cinema in Italia, perché la riforma del Csc, che si smembri o meno, non sia una roba calata dall’alto, senza alcuna discussione».

In effetti il comunicato di ieri sottolinea che «il direttore e il Comitato verranno nominati acquisendo anche il parere delle associazioni di settore». Altra notizia: viene finalmente messa in liquidazione la società Arcus Spa, che fu tanta cara a Urbani e ai suoi successori di centrodestra.”

Fonte:

Dagospia

 

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09/07/2012

Cambiamenti

ROMA – 6 LUGLIO 2012 – (fonte, ufficio stampa MiBac) Nell’ambito del decreto legge “disposizioni urgenti per la riduzione della spesa pubblica a servizi invariati (spending review)”, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, sono state introdotte le seguenti disposizioni di interesse del Ministero per i Beni e le Attività Culturali:

la liquidazione della società Arcus s.p.a: è stata prevista la nomina di un commissario liquidatore con il compito di portare a conclusione le numerose attività in corso di svolgimento della società. La liquidazione avverrà improrogabilmente entro il 31 dicembre 2013. Già a partire da quest’anno, l’assegnazione delle risorse a favore di progetti di conservazione, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale che spettavano alla società liquidata avverrà direttamente tramite il MiBAC che, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasposti, individuerà i criteri e gli indirizzi esclusivamente per la realizzazione di nuove e mirate iniziative di assoluta rilevanza nazionale e internazionale;

la trasformazione della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia in Istituto Centrale del MiBAC: il provvedimento ha il fine di razionalizzare, concentrare e rafforzare le risorse a sostegno delle funzioni della Scuola a favore dei giovani che hanno intrapreso un percorso formativo nelle professioni cinematografiche. La dotazione economica della Scuola – che non verrà diminuita – sarà quindi focalizzata sulla didattica ancor più che nel recente passato. In questa nuova fase della storia di questo prestigioso ente, saranno individuati, quali nuovi e unici organi dell’Istituto, un direttore di indiscussa professionalità e autonomia e un comitato tecnico-scientifico di altissimo profilo, i cui componenti saranno scelti tra personalità di riconosciuta autorevolezza nel settore cinematografico e nella formazione specialistica. Il direttore e il comitato verranno nominati acquisendo anche il parere delle associazioni di settore. Il nuovo Istituto erediterà dalla Fondazione tutte le attività della Scuola, mentre la Cineteca Nazionale sarà d’ora in poi valorizzata in stretta sinergia con l’archivio dell’Istituto Luce Cinecittà, anche affinché entrambi siano pienamente integrati nei percorsi formativi, didattici e di promozione culturale della Scuola stessa.

 

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09/07/2012

Per farmi gli auguri

Per farmi gli auguri di compleanno una ragazza che ho conosciuto in occasione di una rassegna realizzata in uno dei nostri Cineporti di Puglia mi ha inviato questa nota su facebook. Vittoria, perdonami, ma è troppo bella e devo pubblicarla, è il più bel regalo per me!

Grazie a te e tutti voi che, come me, ci credete.

“Ciao Silvio. Facebook mi dice che oggi è il tuo compleanno: auguri; e colgo l’occasione per ringraziarti per tutto quello che stai facendo per una Puglia migliore, più colta e soprattutto interessata. Sono parte di quei 5 ragazzi organizzatori della rassegna “F**k Off” presso il Cineporto. E’ stata quella la prima volta in cui sono entrata in contatto con l’Apulia Film Commission, quell’organo così straordinariamente funzionante in questo mondo un po’ malaticcio. Il riguardo che avete per le idee dei giovani dovrebbe essere invidiato da miriadi di organizzazioni che si propongono di fare ciò in cui voi riuscite benissimo. Questo è solo un piccolo feedback: spero che tante altre persone abbiano condiviso, condividono e condivideranno la mia linea di pensiero. Buona giornata, e ancora auguri!”

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04/07/2012

Follie amministrative

Una nostra fondamentale collaboratrice mi ha raccontato di aver sognato di sequestrare tutti i propri condomini chiedendo loro come riscatto la consegna del DURC.
Ecco un sogno che dice molte cose.
Larga parte del nostro tempo lavorativo viene assorbito dalla scrupolosa necessità di seguire le leggi e le procedure.
Non ci lamentiamo, è la legge, appunto.
Ma poi succede che così perdi di vista le cose belle del nostro mestiere e ti rimane solo l’incubo del DURC.
Un po’ quello che sta succedendo ai tanti imprenditori italiani, taglieggiati da una burocrazia asfissiante e folle che, per colpire i farabutti, se la prende pure con gli onesti.

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02/07/2012

Succede

Se per oltre tre anni ti svegli la mattina alle cinque, saluti tuo figlio piccolo e tuo marito, prendi la macchina e raggiungi la stazione di Lecce, prendi il treno e arrivi a Bari, attendi l’autobus e dopo tre ore dalla partenza da casa arrivi all’ingresso della Fiera di Bari. Se arrivata lì, che faccia caldissimo o freddissimo poco importa, perché ti tocca fare a piedi ancora un mezzo chilometro per arrivare in ufficio.

Se per oltre tre anni fai questo per l’Apulia Film Commission, vuol dire che hai trovato quel che cercavi e che il tuo datore di lavoro ha trovato una donna su cui investire.

E’ successo che passione e competenza hanno trovato una fusione rara.

Ma succede che questo ritmo ti logora, che tuo figlio non ti riconosca più, che alla prima buona occasione rimetti in gioco le priorità e la vita prende un altro giro.

Venerdì scorso è stato l’ultimo giorno di lavoro, per noi, di una di noi.

Lei sa quanto bene le vogliamo. E sa che, volere bene, significa volere il bene di una persona.

Il tuo bene, Francesca, è quello che hai scelto. Non versare lacrime e pensaci sempre alle prese con CUP, CIG, procedure, determine, film, interrogazioni consiliari, lettere agli avvocati, fotografi esigenti, photoscouting, arrabbiature, i location scouting del baso, le sceneggiate, Vavu&Max, graduatorie, abbracci, sceneggiature, registi, attori, questuanti, pazzi, consigli di amministrazione, distretti, i centri di costo, i centri studio, le corrette imputazioni, d’autore, l’audit!, isterismi relativi, i pagamenti da fare di corsa, le firme da prendere al Rup, radiocinemaroma, lo staff brief del lunedì, le trasferte, chi va a Venezia?, forse, closing the gap, e che gap…, frontiere, le brutte telefonate, Paola&Chiara, Robi&Costa, la tua Cri, il nostro cuore grande al servizio di un’idea alta che abbiamo chiamato Puglia Migliore. Ovunque saremo, a questo penseremo. Non è forse vero?

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02/07/2012

Un lustro

Oggi sono cinque anni che dirigo l’Apulia Film Commission.
Il 2 luglio del 2007, infatti, il CdA mi scelse come giovane direttore (allora avevo 32 anni non ancora compiuti) e si assunse il rischio di scommettere con me sulla riuscita della nostra impresa.
Credo di aver ripagato la loro fiducia con la passione, l’impegno, le idee che abbiamo messo al lavoro in questo lustro così fulmineo.

In questi anni sono cambiate molte cose. Un vero mercato dell’audiovisivo non è ancora nato, in Italia, e per questo noi abbiamo iniziato a rivolgere sguardo e attenzioni verso l’estero, convinti che nei territori, ormai, vi sia un giacimento di competenze, conoscenze e capacità che innervano la penisola di speranza e futuro.

Nei prossimi cinque anni l’evoluzione continuerà, inarrestabile.
Per me spero solo di mantenere la lucidità, di continuare a studiare e lottare tutti i giorni, “senza mai perdere la tenerezza”.

E spero di non essere mai solo. Ma accompagnato da un Consiglio di Amministrazione ed una squadra motivata, come me, dall’idea di non esser qui per svolgere un compitino, ma per cambiare davvero le cose.

Con loro, sono certo, ce la faremo.

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28/06/2012

Sono stati un esempio

I colleghi che hanno fatto in questi anni la Friuli Venezia Giulia Film Commission sono stati un esempio per tutti noi.
Hanno inventato il funding per l’audiovisivo, dotandosi di regole trasparenti e di modalità di funzionamento efficienti.
Ora la cattiva politica, di fatto, li chiude con un dibattito stomachevole che a fatica a nascondere l’intento censorio teso a impedire alla FVG Film Commission di finanziare l’ultimo film di Marco Bellocchio.
Io non credo basti in alcun modo portare ai nostri colleghi la solidarietà della Film Commission pugliese. Penso che un qualunque cittadino dovrebbe rivoltarsi dinanzi a questa scelta ignobile che butta acqua sporca e bambino e uccide una delle esperienze istituzionali più belle in Italia.

Questa politica mi fa schifo. L’ho detto.

Fonte: TG RAI

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27/06/2012

La brutta politica

Si può fare tutto in questo Paese, stuprare la Costituzione, approvare leggi elettorali orrende, approvare una cosa che si chiama IMU e dare la colpa a Monti per la sua introduzione, ma quando tocchi la Rai allora gli autori delle peggiori nefandezze dell’ultimo ventennio fanno di tutto per non appoggiare qualsivoglia ipotesi di miglioramento di un’azienda morente.
Io spero scompaiano dalla faccia della terra politica. Perché loro sono la brutta politica. Continua la lettura »

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26/06/2012

Closing the Gap II

Closing the gap è un concentrato di futuro che riproponiamo quest’anno.
L’Europa della crossmedialità si confronta per alcuni giorni a casa nostra.
Ne siamo orgogliosi.

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25/06/2012

La Giustizia e i cambiamenti lenti

Se nel campo del rating esiste una mediocre concorrenza tra grandi gruppi americani (Standard and Poor’s, Moody’s e la più piccola Fitch che dominano il mercato impedendo, grazie alla complicità del Governo del Paese che ne ospita la sede legale, l’ingresso nel mercato di altre agenzie nazionali pure autorevoli, come la cinese o la brasiliana) in quello della rilevazione dei dati d’ascolto italiani, invece, non esiste alcuna concorrenza neanche nominale.
Così la posizione dominante di Auditel è sconfortante e poiché nel suo CdA siedono 18 uomini in larga prevalenza espressione delle quote relative di Rai (33%), Mediaset (33% e potere di controllo) e UPA – Unione de pubblicitari, non è difficile capire perché nuove piattaforme come il web o il digitale satellitare siano assai sottostimati. Continua la lettura »