Il modo migliore per capire l’Italia, è venire a Roma e farsi sempre ampie chiacchierate con i tassisti capitolini.
Si tratta di gente rotta ad ogni esperienza, geneticamente abituata a vederne e sentirne di tutti i colori e, naturalmente, sempre molto informata su notizie e primizie di spettacolo e politica.
Chiacchierando con uno di loro, quest’oggi ho sentito le testuali parole a proposito dell’attualissima vicenda di Ruby, la (allora) minorenne marocchina, adusa a contattare Palazzo Chigi in caso di bisogno: “che volete, anche a me piacciono le donne e per loro farei follie, per questo non me la sento di criminalizzare Berlusconi”.
Dal che si capisce che, come sempre il nostro amatissimo Premier ha un fiuto per l’immediatezza della comunicazione alle masse. La sua non era, dunque, una semplice battuta, ma un modo assai intelligente di colpire il ventre molle della società (maschilista) italiana. A me piacciono le donne, dice, faccio loro del bene, mi interesso di loro per risolvere problemi e via elencando.
Bene.
Se anche fosse così, voglio dire a quel tassinaro così maschio: ma se i tuoi amici (e la magistratura) avessero anche solo il sospetto che tu frequenti delle minorenni per svolgervi sessioni erotiche (il famoso, famigerato, pluri citato bunga bunga) e poi le arrestassero per furto; tu avresti mai la possibilità di (far) chiamare in Questura, raccontando una bugia sulla vera identità delle tue amiche, sino a convincere il Capo di Gabinetto a farle liberare?
No.
Per questo in giro per l’Europa ci prendono per i fondelli. Perché qui di malato c’è un intero Paese, che non scende per strada per prendere il premier a calci nel sedere.
A me non interessa punto di cosa combini il Premier a letto. Non vedo l’ora, infatti, che Premier divenga un omosessuale oppure una donna, così finalmente mi sentirò cittadino d’europa. A me interessa che il Presidente del Consiglio, anche se non l’ho votato, occupi il proprio tempo ad affrontare il futuro, a disegnarlo, a inventare e realizzare scenari politico amministrativi innovatori. Sogno di vedere un giorno il parcheggio di Montecitorio affollato di biciclette, come succede a Copenaghen o Stoccolma, dove i parlamentari, anche con -10 gradi, vanno in bici al lavoro.
Invece da circa sedici anni, si SEDICI anni, noi stiamo parlando di lui e non delle cose che lui ha fatto (comunque la si metta, molte, molte poche). Questo mi manda ai matti. Che da quando è iniziato tutto, il Paese s’è irrimediabilmente diviso e ha smesso di credersi unito, capace di raggiungere nuove mète. Ed ha vinto l’Italia malata, per dirla con l’ottimo Bill Emmott.
Ora toccherà rifarla da cima a fondo questa nostra italietta da rotocalco.
PS
Alla Festa del cinema di Roma solita aria da impero in sempre più vistosa decadenza. Tutto un “ciao cara”, “ciao caro”, ci vediamo alla festa di quello, ci beviamo un cocktail da quell’altro. Mai un commento appena meno superficiale sui film visti. Per chi li vede. Il tutto appena increspato dalle lotte di autori e maestranze (anche quella irretita e quasi inglobata dal roboante marketing festivaliero) e da una pioggia che ti porta via. E forse anche questo nostro bel mondo del cinema avrebbe bisogno di una sana pioggia di rane, come in Magnolia, a ricordarci che siamo solo marionette assetate di tax credit ché, quando e se arriverà, tutto tornerà al solito tran tran autoreferenziale e pariolo di una certa insopportabilmente leggera romacapoccia, che aho, noi semo i mejo de sto monno.
Fonte:Il Corriere della Sera