Diario
0
22/11/2010

Leggi elettorali

Le elezioni vengono regolamentate da leggi dello Stato.
Le leggi dello Stato si rispettano.
Lo Stato, infatti, per tenere unita una società, stabilisce delle norme e delle pene per gli inadempienti.
Ci sono leggi ingiuste e, in alcuni rari estremi casi, si disobbedisce collettivamente a queste leggi.
Ci sono leggi giuste che alcuni potenti, per protervia, ignorano volutamente.
Ci sono esponenti politici che, per convenienza calcolo o semplice stoltezza, evitano di fare battaglie per fare rispettare le leggi esistenti.

C’è una legge del 30 marzo del 1957 che si chiama Testo unico delle leggi elettorali.
E’ un testo unico ampiamente innovato da leggi successive.
Ma la sua parte generale è ancora valida e prevede, al titolo II, le cause di ineleggibilità.

Va letto. Non commentato. Perché chi ha seguito con sufficiente attenzione il dibattito pubblico nazionale di questi infiniti ultimi sedici anni, sa di chi è la precisa responsabilità se, un settantaquatrenne che perde i pezzi, ancora ci governa e il paese non ha futuro, e una parte del paese può sbeffeggiare e disprezzare così patentemente la parte più meridionale del paese medesimo.

Art. 10
Non sono eleggibili inoltre:

1) coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l’obbligo di adempimenti specifici, l’osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta;

0
22/11/2010

Milleproroghe

Mai nome di un provvedimento legislativo fu più calzante: milleproroghe. Cioè l’insieme di provvedimenti cui il governo non presta alcuna attenzione nè interesse, ma che, per accontentare questo o quello si inseriscono in un decretone di fine anno. Un contentino che non aiuta i soggetti beneficiari a pianificare risorse da investire, a credere nei propri progetti, a sviluppare nuovi prodotti.

Siccome chi ci governa si ritiene liberale (e john stuart mill e adam smith, nemici giurati di monopoli e conflitti di interesse, si rivoltano nelle loro tombe come dervisci rotanti), tutti noi, a vario titolo operatori della cultura, stiamo ad aspettare che tax credit e fondo unico dello spettacolo vengano rinnovati e reintegrati nel decretone di fine anno.

Il nostro Ministro dice oggi:

“Non posso non comprendere le ragioni della protesta del mondo dello spettacolo che, nonostante certe strumentalizzazioni politiche, pongono problemi reali. Ribadisco il mio impegno a ottenere la proroga degli incentivi fiscali a favore del cinema, una misura liberale che senza gravare sulle casse dell’erario ha un effetto positivo per lo sviluppo dell’economia, e di un necessario reintegro del fondo unico per lo spettacolo”;

ma con le chiacchiere stiamo a zero.

E noi siamo certi che l’anno prossimo si gireranno molti meno film del 2010, che migliaia di maestranze e artisti rimarranno a casa.
Così finalmente il sig. Ministro dell’Economia la smetterà di pensare e dire che con la cultura non si mangia.
Perché andranno tutti da lui a pranzo.

 

0
22/11/2010

Il posto

In questo weekend mi sono dedicato allo studio, alla lettura e al recupero di alcuni film che avevo in sospeso.
E finalmente ho visto uno dei più bei film del neorealismo italiano, raramente citato fra i titoli principali di quella straordinaria epoca creativa e artistica.

E’ “Il posto”. Di fatto il primo film di Ermanno Olmi con Sandro Panseri e Loredana Detto.
Film del 1961, ambientato in una Milano rinascente e sventrata dalla costruzione della metropolitana.

Ci troviamo nei territori del capolavoro. E mi piace segnalarlo ai tanti giovani filmmaker in cerca di idee, perché lì dentro ce ne sono tante da bastare per un mese.
Il finale, poetico e atroce, dice delle insidie del boom economico e di quale destino attenderà i travet ossessionati dal posto fisso. Così come spaesante è l’incipit, ambientato in una cascina trasformata in casa a ringhiera, dove, al posto delle galline e delle giumenta, presto sarebbero arrivate le seciento. Un mondo che cambia, una ricerca estetica ed etica commovente e utile per capire il fordismo-taylorismo applicato al sistema di ufficio, con le sordide battaglie tra scribacchini e ragionieri per ascendere all’agognato posto fisso e ad una lapadina che funzioni. Ma anche un mondo alla ricerca dell’amore e della formazione interiore plasmata da un contesto in crescita tanto rapida, quanto irrispettosa del mondo precedente.

Il 1961 è ben prima del 1968, anno in cui un giovane attore genovese inizierà a mettere in scena dapprima a teatro, poi – con grande successo – al cinema, la saga del ragionier Fantozzi. E’ ben prima, perché quel decennio rappresenterà lo snodo più rilevante della storia del nostro paese repubblicano.

“Il posto” va ri/visto. E subito.

Fonte : La Repubblica

0
18/11/2010

Ma noi ci crediamo?

Le parole di Michele Serra sull’amaca di ieri meritano attenzione:

I motivi “squisitamente di mercato” addotti dalla Rai per spiegare la distribuzione molto risicata del film di Mario Martone Noi credevamo (solo 30 copie in tutta Italia) sono stati smentiti dal più inatteso degli oppositori: il mercato in persona. Code ai botteghini per vedere un film “difficile” e lungo tre ore. Vacilla (non solo al cinema, anche in televisione) l´idea che il mercato sia una specie di falce che mozza il capo di chiunque osi alzare la testa oltre il livello della mediocrità. Il mercato è l´alibi prediletto dei produttori paurosi, degli editori pigri e degli artisti conformisti: la frase “la gente non capirebbe” ha fatto più danni alle arti, alla comunicazione, alla cultura e anche alla politica di qualunque censura, di qualunque taglio, di qualunque crisi. La gente non esiste, esistono le persone, esiste una rete fitta, molteplice e indecifrabile di piccole comunità pensanti, di amici comunicanti, di idee contagiose, di passioni mutevoli. A volte gli artisti riescono a dare corpo a questo misterioso groviglio, a volte no. Il rischio intellettuale è, appunto, un rischio: ogni editore che si rispetti (e la Rai è il primo editore italiano) non può non saperlo. E la capacità di rischiare, oltretutto, non era il vanto della famosa società di mercato?

Fonte: La Repubblica

0
08/11/2010

Formati

No, non parlerò di politica questo lunedì, anche se veder sgretolarsi il regno berlusconiano mi procura buone vibrazioni, perché sento aprirsi una nuova epoca. E tutte le nuove epoche portano freschezza, idee, passioni. E cambiamento.

Parlerò, invece, a proposito di cambiamenti, di formati postando questo articolo di Federico Cella apparso sul Corriere.it:

Un nuovo standard tecnologico non sempre ha vita facile nel diventare tale. È il caso del 3D. Perché se da un lato è indubitabile che la tridimensionalità entrerà nei salotti come naturale evoluzione dell’alta definizione, dall’altro la stereoscopia nel proprio processo di crescita sta già affrontando una crisi coi fiocchi. Un primo segnale è arrivato dal cinema, che dovrebbe fare da apripista. Dopo la decisione della Warner di non proporre in 3D il nuovo Harry Potter, il regista Christopher Nolan ha annunciato di aver vinto una battaglia personale con la major per poter girare il nuovo Batman in 2D ( The dark knight rises, sicuro successo al botteghino). Motivi economici, filmare in 3D è costoso, e di resa delle ambientazioni che sono state il successo de Il cavaliere oscuro.
Gli intoppi più seri arrivano però dalle vendite delle tv abilitate alle tre dimensioni. Se da noi Sky festeggia la prima partita di calcio in 3D (Tottenham-Inter, una festa soprattutto inglese) e sono già partite le offerte natalizie “3DTv + blu-ray”, i dati di ottobre negli Usa parlano chiaro: il 3D ha inciso solo per il 2% del totale degli schermi tv venduti nel 2010. Le proiezioni puntano al 40%, ma solo nel 2014. Questo perché la spesa per l’upgrade familiare non è indifferente, specie se a breve distanza dal passaggio all’hd, e la tecnologia libera dagli occhialini secondo James “Avatar” Cameron non si diffonderà prima di 8-10 anni.
Si viene così a creare un circolo vizioso ben rappresentato dal canale dedicato di Espn, il primo a portare il 3D in televisione con i Mondiali e che con il 2011 è a rischio chiusura. Le trasmissioni costano troppo a fronte di pochi spettatori e questi non aumentano perché non ci sono contenuti.

Fonte: Corriere della Sera

0
02/11/2010

Tassinari

Il modo migliore per capire l’Italia, è venire a Roma e farsi sempre ampie chiacchierate con i tassisti capitolini.
Si tratta di gente rotta ad ogni esperienza, geneticamente abituata a vederne e sentirne di tutti i colori e, naturalmente, sempre molto informata su notizie e primizie di spettacolo e politica.

Chiacchierando con uno di loro, quest’oggi ho sentito le testuali parole a proposito dell’attualissima vicenda di Ruby, la (allora) minorenne marocchina, adusa a contattare Palazzo Chigi in caso di bisogno: “che volete, anche a me piacciono le donne e per loro farei follie, per questo non me la sento di criminalizzare Berlusconi”.

Dal che si capisce che, come sempre il nostro amatissimo Premier ha un fiuto per l’immediatezza della comunicazione alle masse. La sua non era, dunque, una semplice battuta, ma un modo assai intelligente di colpire il ventre molle della società (maschilista) italiana. A me piacciono le donne, dice, faccio loro del bene, mi interesso di loro per risolvere problemi e via elencando.

Bene.
Se anche fosse così, voglio dire a quel tassinaro così maschio: ma se i tuoi amici (e la magistratura) avessero anche solo il sospetto che tu frequenti delle minorenni per svolgervi sessioni erotiche (il famoso, famigerato, pluri citato bunga bunga) e poi le arrestassero per furto; tu avresti mai la possibilità di (far) chiamare in Questura, raccontando una bugia sulla vera identità delle tue amiche, sino a convincere il Capo di Gabinetto a farle liberare?

No.
Per questo in giro per l’Europa ci prendono per i fondelli. Perché qui di malato c’è un intero Paese, che non scende per strada per prendere il premier a calci nel sedere.

A me non interessa punto di cosa combini il Premier a letto. Non vedo l’ora, infatti, che Premier divenga un omosessuale oppure una donna, così finalmente mi sentirò cittadino d’europa. A me interessa che il Presidente del Consiglio, anche se non l’ho votato, occupi il proprio tempo ad affrontare il futuro, a disegnarlo, a inventare e realizzare scenari politico amministrativi innovatori. Sogno di vedere un giorno il parcheggio di Montecitorio affollato di biciclette, come succede a Copenaghen o Stoccolma, dove i parlamentari, anche con -10 gradi, vanno in bici al lavoro.

Invece da circa sedici anni, si SEDICI anni, noi stiamo parlando di lui e non delle cose che lui ha fatto (comunque la si metta, molte, molte poche). Questo mi manda ai matti. Che da quando è iniziato tutto, il Paese s’è irrimediabilmente diviso e ha smesso di credersi unito, capace di raggiungere nuove mète. Ed ha vinto l’Italia malata, per dirla con l’ottimo Bill Emmott.

Ora toccherà rifarla da cima a fondo questa nostra italietta da rotocalco.

PS
Alla Festa del cinema di Roma solita aria da impero in sempre più vistosa decadenza. Tutto un “ciao cara”, “ciao caro”, ci vediamo alla festa di quello, ci beviamo un cocktail da quell’altro. Mai un commento appena meno superficiale sui film visti. Per chi li vede. Il tutto appena increspato dalle lotte di autori e maestranze (anche quella irretita e quasi inglobata dal roboante marketing festivaliero) e da una pioggia che ti porta via. E forse anche questo nostro bel mondo del cinema avrebbe bisogno di una sana pioggia di rane, come in Magnolia, a ricordarci che siamo solo marionette assetate di tax credit ché, quando e se arriverà, tutto tornerà al solito tran tran autoreferenziale e pariolo di una certa insopportabilmente leggera romacapoccia, che aho, noi semo i mejo de sto monno.

Fonte:Il Corriere della Sera

1
27/10/2010

Ma che Paese è?

Ma che Paese è il nostro?
Mi girano oggi una email di un’auto candidata a collaborare con noi che scrive, testualmente:

“Nei ultimi due anni che sto a Roma, lavoro per il cinema come freelance. Quindi in pratica vengo pagata in nero.”

Ma si può ancora tollerare tutto ciò? Quale miracolo sociale, se non la generale sofisticazione ideologica del berlusconismo e lo stato di quiescenza politica dell’ultimo ventennio, impedisce alla mia generazione di rovesciare le auto per strada e rapire i banchieri, gli agenti finanziari, i ricchi manager che vengono licenziati con 40 milioni di buona uscita?

 


0
23/10/2010

Il weekend

Finalmente è arrivato il weekend. Non vi ero mai giunto così stanco come questo qui.

La ragione è nella settimana che abbiamo vissuto in Apulia film commission: mentre proseguono la preparazione del prossimo Bif&st, le riprese di ben tre film e la preparazione di altri due che partono lunedì prossimo, la predisposizione del bilancio di previsione, la lettura di 29 sceneggiature e altrettante domande di partecipazione per il film fund, la preparazione del Consiglio di Amministrazione, la programmazione del circuito D’Autore, l’incontro di decine di persone che ogni settimana vogliono incontrarci, la preparazione delle rendicontazioni dei fondi europei e molte molte altre cose ancora; mentre tutto questo procedeva, abbiamo ospitato al Cineporto di Bari la conclusione della seconda edizione di Puglia Experience.

L’edizione di quest’anno è stata magica. Sedici professionisti preparati e molto stimolanti che hanno effettuato i loro “pitching” con 19 produttori di valore. E noi nel mezzo. Trenta persone da seguire, accompagnare, di cui conoscere storie e biografie e interessi e desideri.

E ieri poi, tutta la giornata è stata travolta dalla prima edizione del Forum Europeo di Coproduzione con decine di produttori internazionali a parlarsi di progetti, a proporci idee, a chiederci sponda.

Esistiamo da tre anni e tre mesi. Ma quanta fatica!

0
23/10/2010

Cosa voglion fare nel Lazio (e a Roma)

Riporto da fonte terza:

Una nuova Agenzia per il Cinema e l’audiovisivo, soppressione delle Fondazioni Roberto Rosselini e Film commission e nessuna partecipazione della Regione alla Fondazione Cinema per Roma: sono alcuni dei punti della proposta di legge sullo Sviluppo del Cinema e dell’audiovisivo presentata dal consigliere regionale del Lazio del Pdl Pier Ernesto Irmici. L’Agenzia, così come viene delineata nel testo di legge, servirà a semplificare e riunire una serie di funzioni attualmente in mano a diversi organismi e non avrà un presidente ma un direttore. Il suo compito sarà di coordinare le attività regionali nel campo del cinema e dell’audiovisivo e concedere gli aiuti previsti dalla legge. Contestualmente alla creazione dell’Agenzia, però, spariranno la Fondazione Film commission di Roma e del Lazio e il Centro audiovisivo regionale. Analoga sorte toccherà, secondo la proposta di legge, alla Fondazione Roberto Rossellini. Tra le proposte anche l’uscita della Regione dalla Fondazione Cinema di Roma, di cui è uno dei soci fondatori insieme al Campidoglio, alla Camera di commercio, alla Provincia e alla Fondazioni Musica per Roma. Il nuovo testo di legge contempla aiuti alle imprese per la commercializzazione, in Italia e all’estero, di film prodotti con aiuti concessi dalla Regione, e la nascita di un Osservatorio regionale. “Questa legge – ha spiegato Irmici – si orienta sulla produzione, l’occupazione e l’innovazione. È un contributo che offriamo nell’ambito della riflessione che si sta aprendo sul cinema e sull’audiovisivo. Abbiamo voluto ricondurre le risorse sulla produzione, vero perno su cui si sviluppa tutto il resto. Abbiamo cercato di ricollegarci alla storia della nostra regione e della città di Roma che è stata la Capitale mondiale del cinema. Abbiamo incentrato l’attenzione sul vero core business che ha da sempre la Regione”.

Per l’assessore regionale alla Cultura, Fabiana Santini, “questa proposta è il primo contributo serio per il processo di riforma in questo settore. Stiamo lavorando insieme – ha detto – e sono paradossali le dichiarazioni dell’opposizione che in 5 anni anni non è riuscita a fare una legge seria in un settore che è fondamentale per il Lazio”. “Questa è una legge che ha il coraggio di semplificare ciò che non era semplice con la proliferazione di diversi organismi – ha osservato il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro – . Questa legge mette ordine dove prima non c’era”. Per quanto riguarda poi la cancellazione delle Fondazioni, Giro ha aggiunto: “È stato formalizzato ciò che era stato annunciato. Ma se da un lato la Regione recede, dall’altro rilancia”. Alla domanda di un giornalista che, durante la conferenza stampa di presentazione della proposta di legge, chiedeva se fosse stata registrata qualche resistenza sul testo da parte delle Fondazioni, le cui competenze verranno riassorbite dalla nuova Agenzia, Irmici ha risposto: “Nessuna resistenza. Ne abbiamo parlato, non abbiamo fatto un lavoro in clandestinità. E poi non lavoriamo per le fondazioni ma per il cinema”. Per quanto riguarda, invece, la posizione della Giunta l’assessore Santini ha precisato che “ad oggi c’è solo una ricognizione in termini di costi. Gli interlocutori erano tanti e diversi e mettere insieme tutte le carte delle fondazioni è un lavoro complicatissimo. Abbiamo chiesto i bilanci e stiamo facendo il punto per mettere ordine”.

Fonte:Il Velino

0
21/10/2010

Differenze

Fonte : Cinemecum

Approfitto per ringraziare per l’attenzione i giornalisti sardi che ce lo hanno inviato e per solidarizzare con loro. Lavorare bene è un privilegio che ti concedono la politica e le istituzioni, ne siamo consapevoli.

Fonte:

“A ognuno quel che si merita. Noi sulle prime pagine di web, tv e giornali finiamo coi pastori sardi che esasperati dalle quote latte asserragliano la sede della Regione e fanno girare immagini che ricordano scene di pura guerriglia urbana (altro che perla del Mediterraneo).
A Bari, quelli dell’Apulia film commission hanno invitato l’attore John Turturro (in questi giorni in tour per l’uscita del suo nuovo film “Passione”) che letteralmente preso d’assalto da un gruppo di parenti pugliesi prodighi di messaggi d’amore e gesti d’affetto, ha deliziato le fotocamere di giornalisti e reporter internazionali. Risultato Bari e Napoli oggi sono su tutte le cronache degli spettacoli dei media italiani. E noi ci teniamo la guerriglia. Elementare Watson. Si chiama strategia d’impresa: costruisci e fai passare un messaggio e allo stesso tempo lo contestualizzi nel suo territorio. In questo caso, le belle e interessanti location della Campania e della Puglia. E quanto conviene andare a girare in quei luoghi. Insomma, è il cineturismo bellezza.

L’attore feticcio di Spike Lee, commosso da tanto ardore tutto mediterraneo, si è poi lasciato sfuggire una promessa: il mio nuovo film? Sono pronto a girarlo a Bari. Che in fondo, è anche la terra di suo padre, immigrato a Brooklyn: “Devo trovare la storia giusta, qualcosa che mi tocchi l’anima. Intanto farò di tutto per far uscire “Passione” in America, bisogna assolutamente ricollegare la musica e il cinema italiano al pubblico latino”.
E ispirandosi a questa sua caliente identità latina, Turturro la sua nuova storia l’ha ambientata a Napoli, in uno dei quartieri più degradati e, dunque, proprio per questo, più ricco storie. Gran bel colpo per la regione Campania che grazie all’innamoramento dell’attore-regista per i bassi napoletani, proietta la città dritta dritta lungo i boulevard di Hollywood. “Napoli?

Non è stato facile girare. Mi ricorda molto la New York degli anni ’70, quella in cui sono cresciuto. Con pazienza ho imparato ciò che si può dire e non dire, ad avere rispetto nei confronti negli altri, ad utilizzare massicce dosi di umiltà. Sono stato colpito dalla generosità della gente che aveva poco ma era capace di donare”.
Il viaggio nella tradizione della canzone napoletana firmata Turturro arriva nei cinema domani, una storia priva dei soliti cliché a base di pizza e mandolino, che ha come protagonisti molti voti noti di diverse star italiane: da Massimo Ranieri a Beppe Barra, da Fiorello a Enzo Avitabile, Pino Daniele. Buona Passione a tutti.”