Due produzioni di Apulia Film Commission al Torino Film Festival
Apulia Film Commission approda alla 33^ edizione del Torino Film Festival, in programma nel capoluogo piemontese dal 20 al 28 novembre, con due sue produzioni: il documentario “Anapeson” (“Senza sonno”) di Francesco Dongiovanni e il documentario “Il successore” di Mattia Epifani, quest’ultimo selezionato anche all’ IDFA – International Film Festival di Amsterdam.
I due progetti filmici sono stati realizzati per “Progetto Memoria 2014”, iniziativa che affida ai giovani registi pugliesi la realizzazione di documentari e cortometraggi che contribuiscono alla diffusione dell’identità e della storia della regione Puglia.
Il film breve “Anapeson” (produzione esecutiva Murex Production) scritto dal regista Francesco Dongiovanni con Marco Cardetta, racconta con un linguaggio originale e forti scene d’impatto, la storia del castello-masseria abbandonato di San Basilio-Mottola, in provincia di Taranto, vero tesoro architettonico e storico, residenza per secoli dei duchi De Sangro-Caracciolo, proprietari del più grande latifondo del Sud Italia.
Il palazzo, chiamato dai contadini “Casino del Duca”, è stato il centro antropologico di un’intera regione, e oggi non è che un maniero abbandonato e depredato: la Storia e la modernità hanno operato la loro azione distruttiva. Il contrasto tra la magnificenza perduta e la desolazione contemporanea viene raccontato attraverso lo sguardo di un viaggiatore svizzero che nel Settecento visitò quei luoghi. Ne viene fuori il ritratto di una Puglia e di un Sud Italia sconosciuti, insoliti, affascinanti e primordiali, fuori da qualsiasi cliché da cartolina.
Il documentario “Il successore”, invece, racconta la vicenda di Vito Alfieri Fontana, un ingegnere ed ex proprietario della Tecnovar, azienda pugliese specializzata nella progettazione e nella vendita di mine antiuomo. In seguito a una profonda crisi esistenziale l’ingegner Fontana mette in discussione se stesso, il suo lavoro e i rapporti con la sua famiglia, in particolar modo con il padre, figura tanto carismatica quanto ingombrante. Il peso della successione e delle responsabilità si scontrano così con l’intima esigenza di interrompere la produzione di mine antiuomo.
Una domanda lo assilla: quante vittime avrà causato il lavoro della Tecnovar? La risposta a questa domanda assume per l’ingegner Fontana contorni inquietanti, ma è anche il punto di partenza di un viaggio esistenziale dall’Italia verso gli ex teatri di guerra della Bosnia Erzegovina dove ancora oggi squadre di sminatori sono attive nella bonifica dei terreni. Nel conflitto tra dovere e coscienza si muovono i passi di un uomo in cerca di riscatto, seppur consapevole che il bilancio tra bene e male non potrà mai più essere in attivo.