Marina
Ho visto ieri sera il film “Marina”, del regista belga Coninx, già candidato all’Oscar e coprodotto dai fratelli Dardenne.
E’ la storia liberamente ispirata alla vita di Rocco Granata, il musicista emigrante italiano che conobbe il successo nei tardi anni cinquanta del secolo scorso grazie alla famosa canzone “Marina”.
Ed è una storia classica, melodrammatica e insieme lieve, di un talento incomprimibile che deve fare i conti con la durezza della vita sradicata, degli affetti impossibili, del lavoro duro e delle umiliazioni di tutti gli uomini e le donne del Sud. Che reagiscono con talento e straordinaria dignità alle vessazioni di una vita grama e pesantissima.
Confesso che sul finire del film, quando Lo Cascio si rompe in un urlo disperante, ho avuto i brividi e ho pensato a tutti noi meridionali del mondo intero. Alla nostra voglia di emergere, con dignità e coraggio, al lavoro duro che occorre. Ed ho pianto, pensando a quella genitorialità dura, ma pure capace di tenerezza, che mio padre mi racconta aver subito da ragazzo a sua volta.
E nelle parole di Rocco, sul palco del Carnegie Hall newyorchese, c’è tutta la voglia di riscatto di un popolo intero.
“Marina” merita di esser visto, perché parla di noi. Di tutti noi.
Ps: andate a vedere “Locke”. Il più bel film visto a Venezia.
Andrò. Insieme alla figlia Marina. Così “vedremo” insieme da dove veniamo.