Notte prima degli esami.
Ho avuto anche io 18 anni. E se ci penso mi sembra ieri.
16.000 ragazzi e ragazze pugliesi sostengono oggi la prima prova di italiano agli esami di maturità.
Ho commesso l’errore di assecondare il mio umore con la musica stamattina.
Mi sono commosso come un ragazzino al giro iniziale di pianoforte di quella celebre canzone di Antonello Venditti, pensandomi a 18 anni, in coda con i compagni di classe, in attesa dell’appello. E ho pensato ai miei fratellini diciottenni di oggi, al loro carico di futuro che pesa lì dietro, nel loro zaino.
Smetteremo mai di essere giovani, ma nel senso più puro dell’aggettivo?
Io non vorrei mai smettere.
Voglio continuare ad indignarmi degli errori miei ed altrui, delle cadute di stile, della gestione disinvolta del potere, dell’uso privato della cosa pubblica, dello spreco di energie che vedo fare in questo stramaledetto Paese, dell’arrogante e pavido atteggiamento di certi notabili, della impossibilità per i giovani di mostrare il proprio talento per colpa di vecchi e nuovi arroganti.
Non voglio smettere di essere giovane, se questo significa superare ogni giorno un esame e sentire il groppo in gola della sfida quotidiana, dell’ingaggio alla prova da affrontare con la consueta preparazione. Non voglio mai smettere di stupirmi, ogni giorno, della stupidità, della protervia, della pochezza dell’essere umano e combatterlo, giorno per giorno, con sempre nuove energie.
Non voglio mai smettere di essere giacobino accanto a Robespierre nel 1792, garibaldino sconfitto nel 1849, mazziniano nel 1861, partigiano sull’altopiano, compagno di carcere degli antifascisti, deputato costituente nell’Aula di Montecitorio nel ’45, fisico pacifista nel laboratorio di Enrico Fermi, rivoluzionario sulla Granma nel 1956, allievo di Federico Caffè, compagno di lotte di Jan Palach nel ’69, picconatore del muro a Berlino nel 1989, estrattore di acqua nei pozzi del Botswana, ragazzo spaventato e in fuga nella Genova presidiata del 2001.
Non voglio smettere mai di commuovermi per una canzone e di mostrarle, le mie lacrime, perché sono mie e non c’è nulla di cui vergognarsi ad essere veri, viventi, con un cuore aperto al mondo, mai rinchiuso a guardarsi la punta delle scarpe.
Un mio vecchio professore di diritto all’università ci ha lasciato questa massima preziosa, che voglio sempre ricordarmi, quando sono stanco di lottare oppure quando mi trovo nel vivo di un conflitto da cui so di poter uscire sconfitto:
“Un giovane deve sempre desiderare di cambiare il mondo. Spesso questo non è possibile. Se così sarà per voi, vi auguro almeno che un giorno potrete dire a voi stessi di non essere riusciti a cambiare il mondo, ma che almeno il mondo non avrà cambiato voi”.
Voglio rimanere per sempre giovane così.
bellissima!!
Ti sembrerà strano, ma stamane facevo la tua stessa considerazione a proposito delle tracce della maturità. La mia è stata insolita, ed ho una grande nostalgia di alcune cose di quel periodo. Ma sono felice del tempo che passa, e delle tracce che lascia. Essere giovani è uno stato mentale: non credo che l’abbandoneremo mai.
……..estrattore di acqua nei pozzi del Botswana, ragazzo spaventato e in fuga nella Genova presidiata del 2001………ragazzo che continuerà a correre e ad urlare nella presidiata e tremante terra dell’Aquila….
.Per provare a cambiarlo, per non essere cambiato.
anch’io proprio il primo giorno del tema di maturità ho ascoltato la canzone di venditti..ma la nostalgia per l’esame e quegli anni no!!! sono stata più felice dopo con un po’ più di ragione…