Diario
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Inoltro.

Ricevo nella mia casella di posta elettronica privata e mi permetto, senza il suo consenso, che immagino di poter avere ‘moralmente’ questo post di Paolo De Cesare. Già si sono levate voci critiche, ma la sua proposta pur assai provocatoria, è una traccia che indica problemi che – prima o poi – andranno pur risolti. Il dibattito no?!!

“Un altro pianeta di Stefano Tummolini è stato presentato con successo venerdì 13 febbraio a Monopoli (Bari) nell’ambito della rassegna Sguardi di Cinema Italiano. Il regista e l’attore protagonista Antonio Merone; davanti ad una sala come sempre gremita, hanno risposto alle domande del pubblico e agli stimoli del direttore Michele Suma. Prodotto e distribuito dalla Ripley’s, è stato l’unico film italiano selezionato all’ultimo Sundance Film Festival.
L’opera prima di Tummolini, già sceneggiatore e collaboratore di Ponzi e Ozpetek (Il bagno turco), è stata presentata anche alle Giornate degli Autori dello scorso anno, ed è interpretata da un gruppo di giovani attori provenienti dal teatro.

Il Film, girato in HDV, tutto in esterni e con una unica location, (la spiaggia e le dune di Capracotta) ha avuto un budget di produzione di 980euro, segno che fare un buon Film non è questione di soldi ma di una buona scrittura. Una scrittura che si  è compiuta nella sua formula finale dopo  otto  anni dall’elaborazione dell’idea. L’attore, ed anche sceneggiatore, Merone ha citato casi di “manifesti nervosismi” di altri autori e videomakers che si sono lamentati circa l’effetto negativo che il “Caso” di questo Film può avere circa il potere contrattuale finanziario di tutti. Per la distribuzione sono state stampate 10 copie. Certo se fosse stato girato in 35mm non avrebbe avuto una diversa attenzione dal sistema distributivo. Non è questione di supporto.
Probabilmente occorrerebbe sospendere per 2 anni i finanziamenti alle “Opere Prime” per i lungometraggi e aiutarne solo la distribuzione.Oppure finanziare in parte la produzione solo se in digitale HDV e finanziare la vidigrafazione (in attesa delle sale digitali) solo se l’opera completata supera il test di campioni di pubblico e Festivals.

Sospendere altresì tutti i finanziamenti pubblici ed anche dei Film Fund locali alla produzione dei cortometraggi di finzione ( che non trovano alcuna collocazione di mercato se non in una polverizzata scena di Festivals), per costringere a riflettere su che cosa vuol dire il mezzo digitale, l’HD, i nuovi supporti di memeoria, il nuovo modo di consumare il prodotto audiovisivo.”

Un cordiale saluto.
Paolo  l. De Cesare

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