Un amore.
Oggi ho dovuto trascorrere la giornata fuori. Ma n’è valsa la pena.
Sono stato su un set nel cuore della incantevole foresta umbra, nel centro del Gargano.
Lo sapete: da Foggia si prende una veloce statale per Manfredonia e si attraversa una piana a tratti seccata dal sole e a tratti lussureggiante di coltivazioni estese per chilometri. Sulla sinistra si staglia maestoso e muto il Gargano, promontorio arso eppure così magniloquente nella sua silhouette scolpita come fosse una vernice formalista. Poi s’apre il mare magno e sullo sfondo il terminal del petrolchimico, simbolo diabolico di modernità e novecento.
M’immergo nelle gallerie e per chilometri bordeggio il monte, ma “dietro una curva, improvvisamente, il mare”. Così canta il poeta Ivano Fossati.
E riparto lungo una tortuosa teoria di curve mozzafiato, di saliscendi ripidissimi, di moto che curvano, di gomme che stridono, di vegetazione silvestre, di uccelli e farfalle, di montagna che prova a rubare la scena al mare placido di giugno.
E sono a Mattinata, lungo l’incanto dello strapiombo.
Lo confesso. Mi sono fermato, solo. Musica sullo sfondo, a guardare giù, lungo il dirupo. Ammutolito da un mare che sembra disteso per coprire le pudenda di una montagna che non ama specchiarsi nel mare irrequieto e attende paziente la calma primaverile per far mostra di sè, della propria forza irruente.
Riprendo.
E di nuovo curve precipitose, aghi di pino sul fondo, la magia dei faraglioni, discese ripidissime, le grotte a mare e Vieste, con la sua comoda vita turistica, con i tedeschi che attraversano premurosi sulle strisce, con i bambini felici di un mare in calma piatta.
E ancora salgo, veloce, sulla montagna incantata, m’immergo nella prima vegetazione del sottobosco, aree pic nic, maialini che attraversano la strada, belati di pecore in amore con l’erba che sa di nuovi sapori, ruminanti in silenzioso lavorìo di mascelle e bancarelle col miele, silenzio del bosco, calma, piano, curve più dolci, salita e discesa, il fresco ombrato riparo. Il set sul laghetto.
In giornate come questa, torni a casa dopo cinquecento chilometri e ti dici che lavoro fantastico che facci(amo).
Per il cinema, per la creazione artistica, daremmo l’anima.
Ma più d’ogni cosa c’è un amore più grande che si chiama Puglia. La terra. La mia terra. La nostra anima.
Il Gargano è un patrimonio da rispettare, da conoscere, da fare amare.
E’ anche questo l’obiettivo. Mai dimenticarlo.