Diario
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Non c’è tempo per attendere, occorre “fare”

Non male questo protocollo e grazie alla sempre attenta Raffaella per avermelo segnalato.
Non si può più attendere che altri facciano regole, ma nel mondo odierno è più giusto fare le regole da sé, dando il buon esempio.
Noi lo abbiamo dato in Puglia ospitando il piccolo, bello e sostenibile film “Il primo incarico”.

“Set allestiti con materiali riciclati, trasporti meno inquinanti per merci e persone e tecnologie verdi per l’illuminazione. Queste alcune soluzioni contenute nel primo protocollo europeo destinato alle case di produzione per rendere il cinema più sostenibile. La nuova certificazione che quantifica il rispetto ambientale delle pellicole (Edison Green Movie) verrà presentata il 17 maggio durante il Festival di Cannes.

IMPATTO ZERO – Indicazioni di buon senso, contabilizzate in 38 aree di consumo, su cui lavorare per cercare di rendere i film a impatto zero. Consapevolezza ecologica targata tricolore, nata dall’unione di Edison, la più antica società energetica italiana, e Tempesta, tra le più giovani case di produzione cinematografica. Un incontro che negli ultimi mesi non solo ha aperto la strada per il dibattito ecologico in un settore spesso poco attento alle tematiche ambientali, ma che è riuscito anche a fissare una serie di regole scientifiche grazie all’apporto di Azzero CO2, società di consulenza energetico-ambientale di Legambiente.

SET – Un vero e proprio universo completo, del resto, quello dei set cinematografici. Piccoli mondi composti da città invisibili dove per molti mesi si svolgono tutte le azioni quotidiane. “Durante le riprese”, racconta Carlo Cresto-Dina, amministratore unico e fondatore di Tempesta, “i set sono come piccole città dove si fa tutto quello che avviene nel mondo reale. Oltre a girare e a recitare, infatti, si mangia, si beve, si dorme, si fa l’amore. E, soprattutto, si inquina. Per questo abbiamo creato un modello coerente per rendere queste piccole città provvisorie più sostenibili”.

BOLLINO VERDE – Una ricerca di sostenibilità che da spettatori potremmo vedere prima e dopo l’inizio dei film, grazie a una sorta di bollino verde che attesterà la percentuale di risparmio ottenuto dalle pellicole che per essere girate seguono le regole del neonato protocollo ambientale. “Di primo impatto”, prosegue Cresto-Dina, “può sembrare difficile doversi adattare. Ma la verità è che il nostro protocollo non complica la vita, ma la semplifica perché permette di pianificare meglio le azione e di risparmiare. Non solo in materia d’inquinamento, ma anche in termini economici. Visto che, adottando le nostre regole di razionalizzazione il budget delle produzioni può essere ridotto anche del 5%. Per questo”, conclude il fondatore di Tempesta, “sono molti gli operatori, italiani e stranieri, a cui potrebbe interessare. Infatti, abbiamo intenzione di proporre il protocollo anche alle grandi case di produzione. E di coinvolgere nella nostra rivoluzione verde anche gli attori che dovranno impegnarsi in prima persona adottando nuovi comportamenti”.

CIAK SI INQUINA – Altamente inquinate, del resto, l’intera filiera cinematografica tra trasporto, uso dei materiali e gestioni dei rifiuti. E, tra le strategie proposte dal protocollo, diversi accorgimenti per limitare l’impatto ambientale di una produzione. Come, ad esempio, la raccolta differenziata, l’uso di vernici ecologiche e di bioresine per costruire quinte e scenari, da riciclare in seguito invece che gettare, e l’uso di mezzi ecologici, come treni al posto degli aerei, e pieni carichi per i trasporti.

RISPARMIO ENERGETICO – Tra i costi più dispendiosi di un set, tuttavia, quelli riservati all’energia, visto il notevole consumo elettrico che prevede ogni ciak. Comparto sul quale, dicono gli inventori del protocollo, con l’energia risparmiata si potrebbe alimentare ogni anno una città di 10 mila abitanti. “Per rendere più verde il cinema”, spiega Andrea Prandi, direttore comunicazione Edison, “è fondamentale renderlo più efficiente sotto il profilo energetico. Azione possibile con operazioni relativamente semplici. Tra queste, un uso razionale dei gruppi elettrogeni per le riprese in esterno. Ad esempio utilizzando quelli di nuova generazione, come gli Euro 5, per una resa migliore. Oppure, come soluzione per il risparmio energetico, quella del collegamento diretto alla rete. Azione che, rispetto all’uso dei gruppi elettrogeni, fa risparmiare fino a quasi all’80%, in termini di emissioni. Infine”, conclude Prandi, “danche i kit fotovoltaici e l’uso di Led possono ridurre consumi e sprechi in maniera notevole”.
Carlotta Clerici

Fonti: Corriere Azzeroco2 Tempestafilm

 

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