Odeon e il Friuli
Da quando ho scoperto la sua esistenza, non riesco a rinunciare alla lettura della rivista Odeon: molto acuta, senza pruderie o censure, offre un punto di vista chiaro e informato sulle vicende dell’audiovisivo nazionale. Una sua redattrice però, presa dall’ansia terzista di colpire un po’ qua e un po’ là, dimostrando che solo Odeon è davvero una rivista attenta, commette una ingenuità non ammissibile per noi, esponenti istituzionali e industriali del cinema nazionale. Lo dico così: se a inizio anno la Regione assegna delle risorse ad un ente strumentale come la film commission perché questa sostenga e assista i film e le produzioni audiovisive che si girano sul proprio territorio, tanto più nel caso da sempre esemplare della FVG Film Commission, se a metà anno le toglie risorse per imputarle su altri capitoli di bilancio, la Regione stessa commette un errore duplice. Perché fa sorgere il sospetto che si tratti di censura del lavoro svolto dai propri delegati film commissioner e, soprattutto, perché manda un segnale al mercato devastante. Che dice più o meno così: “noi siamo la politica e facciamo come cazzo ci pare”. E allora io vi dico, cari politici, che poi ve lo meritate il M5S e i cittadini arrabbiati o astensionisti. In ultimo voglio dire anche chiaramente che, se si fosse trattato di un film di Renzo Martinelli su – chessò – Benito Mussolini nella mia regione, a parti invertite, avrei scritto le stesse cose. Perché qui in discussione non è la censura, ma la serietà industriale di un sistema nazionale di cui le film commission sono un asset decisivo.