E’ sempre meno fiction
La rivista Millecanali racconta che la fiction in Italia è in crisi. Per tanti e chiari motivi. Il più importante fra questi, per me, è al solito l’assenza di un mercato vero. I produttori di fiction sono schiavi delle scelte finanziarie e artistiche dei network televisivi che acquistano il 100% dei diritti, lasciando al produttore solo il gusto di dire l’ho pensata e sviluppata io. Cosa peraltro non vera, giacché quasi tutti i produttori son costretti ad attenersi alle linee guida editoriali dei network, ahimè spesso guidati da vecchi rottami della politica, in alcuni casi ex politici travestiti da uomini di televisione o di contenuto. Roba che in Sudafrica, America o nel Regno Unito si mettono a ridere quando gliela raccontiamo sulla Croisette. Fonte: Le cifre parlano chiaro: in Italia la produzione nazionale di serie e miniserie, comunemente definite “fiction”, é un dramma. Ironicamente, in americano “fiction” si traduce proprio con “dramma”. I motivi sono vari e complessi, ma vale la pena elencarli. In primo luogo, c’é la grande offerta americana a basso costo ed altissimo rendimento. Basti pensare che, secondo un recente studio inglese, con un costo medio di 52.000 euro per ora di fiction americana, le reti Tv italiane generano entrate medie di quasi 82.000 euro/ora. Poi ci sono gli alti costi della produzione nazionale. Questo quadro non è chiaro perché nel settore girano almeno tre differenti stime. Da una parte c’é la ricerca della Fondazione Rosselli del 2008 (“Il valore della fiction in Italia”) che valuta la produzione italiana a 700 milioni l’anno per circa 2.200 ore, quindi una media di 318.000 euro per ora. Dall’altra c’é il rapporto “100 Autori”, nel quale alla produzione nazionale vengono assegnati 335 milioni di euro l’anno. Infine ci sono le cifre fornite da Fabrizio Del Noce di Rai Fiction, con costi minimi di 1,1 milioni di euro/ora. Premettendo che i dati forniti dalla Fondazione Rosselli si equiparano a quelli del rapporto inglese, con le cifre dei “100 Autori” i costi di produzione sarebbero di circa 152.000 per ora, mentre con la somma fornita da Del Noce, la fornitura annuale sarebbe di 305 ore e non 2.200, come indicato dalle altre ricerche da noi prese in esame. Considerando i costi provenienti dallo studio della Fondazione Rosselli, cioé una media di 318.000 euro/ora, con le fiction nazionali le reti subirebbero perdite medie dell’ordine di 150.000 euro per ora (solitamente perché le serie italiane attirano piú audience). Per colmare i deficit, le reti si trattengono tutti i diritti, rendendo quindi il produttore un semplice impiegato a tempo determinato. Questo elemento é fonte di disaccordo poiché, non potendo cosí accumulare un catalogo, i produttori non possono ottenere prestiti bancari con garanzie collaterali e quindi dipendono interamente dalle reti. L’alternativa – il modello finanziario americano – sarebbe quello di fornire alle reti una fiction al 60% del costo di produzione, conservando i diritti internazionali, quelli ancillari (Dvd, Vod, a bordo, banda larga, ecc.) e quelli di syndication nazionale (dopo alcuni anni possono essere venduti a gruppi di Tv locali). Con queste ultime vendite il produttore finanzierebbe il deficit e creerebbe una “library” (che diventerebbe un “asset”). In questo caso, peró, il produttore dovrebbe non solo esporsi ai rischi del mercato ma anche sviluppare una forza vendita. Cose che pochi hanno interesse o voglia di fare. Tornando alle serie importate, nel 2011 l’Italia é stato il primo mercato Tv europeo per l’importazione di fiction americane. Questi dati sono forniti da uno studio dal titolo “Imported Drama Series in Europe”, nato dalla collaborazione di tre societá inglesi: Essential Television Statistics, Madigan Cluff e Digital Tv Research. Secondo questo studio, nel 2011 gli americani hanno fornito all’Italia 1.190 ore o il 63% della fiction di prima serata. Al secondo posto, ma ben distaccata, figura la Germania con 588 ore. In totale, nel 2011 l’Italia ha importato 10.668 ore di fiction ed é stato calcolato che le entrate pubblicitarie generate dalla fiction importata sono state di 873 milioni di euro, un aumento di 31 milioni rispetto all’anno precedente. In rapporto ai costi d’acquisto per la fiction, stimati a 550 milioni di euro l’anno, le reti Tv italiane hanno quindi ricavato profitti di 323 milioni. I costi totali delle serie importate sono dati riservati che sia gli studio che le reti non rilasciano mai e se forniti, lo sono in modo distorto. Ad esempio, “100 Autori” ha calcolato che i costi per le importazioni di fiction ammonterebbero a 400 milioni di euro, ottenendo – con un listino prezzi medi giá scontato a 52.000 euro per ora – solamente 7.700 ore e non le 10.668, come indicato sia dalla ricerca inglese che dalla Fondazione Rosselli. Le stime per l’acquisto di 550 milioni sono state ricavate consultando informalmente alcuni dirigenti di studio americani e facendo verifiche incrociate. Per quanto riguarda le reti, durante il 2011, RaiUno ha ridotto il numero di fiction importate, mentre RaiDue e RaiTre le hanno aumentate. In totale, la Rai ha importato 3.014 ore. Tutte le reti Mediaset (Canale 5, Italia 1 e Rete 4) hanno diminuito le ore complessive di fiction importate da 6.602 ore nel 2010 a 5.912 nel 2011. Anche La 7 ha ridotto il numero di fiction importate da 1.917 ore a 1.742.
Fonte : Millecanali