The rainforest
Nell’era (post?) liquida iniziano a circolare teorie che un tempo avremmo definito psichedeliche o frikettone, ma che invece – dopo l’esplosione di fenomeni collaborativi e web based come le piattaforme wiki per esempio – hanno un fondamento importante per aiutare la scienza triste a comprendere che i propri pilastri teorici neoclassici sono morti. E sepolti. Tra queste teorie ci sembra molto interessante la cosiddetta “Rainforest” – la foresta pluviale, come luogo in cui nel disordine generale, crescono nuove specie vegetali – elaborata da Greg Horowitt e Victor Hwang. Grazie a Giovanni D’Aloja per averla segnalata. I costi di transazione sono maggiori al Sud, dove domina da secoli lo spirito selvaggio del sospetto. Quando abbatteremo quest’ultimo tabù, non avremo nulla altro da fare che spiccare il volo. A voi per ogni possibile alta riflessione. “Pochi giorni fa abbiamo introdotto il concetto di Rainforest, il nuovo paradigma teorico dell’innovazione proposto da Greg Horowitt e Victor Hwang. Ci apprestiamo ora a discuterne in maniera più ampia ed esaustiva, distinguendo in particolare la teoria dagli aspetti operativi. La prima cosa che si impara in un corso di economia è la necessità di mantenere separate le due fasi dell’analisi economica: quella positiva e quella normativa. La fase positiva è quella in cui bisogna identificare le variabili fondamentali dell’ambiente osservato, per poterlo descrivere con precisione e poter comprenderne le dinamiche di funzionamento. La fase normativa è quella delle scelte valoriali, in cui il policymaker decide come modificare le variabili studiate tenendo conto degli obiettivi che si propone di raggiungere. Perché questa distinzione? Per evitare che la descrizione del fenomeno che si vuole affrontare sia viziata da considerazioni di carattere “ideologico”. Seguiamo anche noi questo approccio, e partiamo dall’analisi positiva: gli autori sintetizzano il contenuto del loro modello in 14 assiomi, 14 proposizioni che evidenziano le “leggi fondamentali” della Rainforest: Assioma 1 : “While plants are harvested most efficiently on farms, weeds sprout best in Rainforest” Assioma 2 : “Rainforests are built from the bottom up, where irrational behavior reigns” I primi due assiomi evidenziano la differenza strutturale tra modello tradizionale e modello “rainforest”: il primo è basato sul controllo rigido delle risorse e sul suo sfruttamento razionale per massimizzare l’output, il secondo si fonda su relazioni spontanee ed orizzontali. Assioma 3 : “What we typically think of as free markets are not that free” Il modello neoclassico si rivela inefficace perché ipotizza condizioni che non esistono nella realtà. Assioma 4 : “Social barriers – caused by geography, networks, culture, language, and distrust – create transaction costs that stifle valuable relationship before they can be born.” Assioma 5 : “The vibrancy of a Rainforest correlates to the number of people in a network and their ability to connect with one another.” Assioma 6 : “High social barriers outside of close circles of family and friends are the norm in the world.” Assioma 7 : “Rainforests depend on people who actively bridge social distances and connect disparate parties together.” Il potenziale innovativo del mercato è frenato dall’esistenza di alti costi di transazione, le cosiddette “barriere sociali”, che non possono essere rimosse dal regolatore perché sono dovute all’irrazionalità dell’essere umano. L’efficacia del modello Rainforest è invece dovuto all’esistenza di soggetti capaci di connettere operatori economici distanti tra loro e di creare un network inclusivo. Assioma 8 : “People in Rainforests are motivated for reasons that defy traditional economic notions of “rational” behavior.” Assioma 9 : “Innovation and human emotion are intertwined.” Nella realtà, contrariamente a quando prevede la teoria neoclassica, le motivazioni che guidano l’azione degli individui sono spesso extra-economiche ed extra-razionali. L’esperienza degli autori sembra suggerire loro che l’innovazione sia in primo luogo emotiva. Assioma 10 : “The greater the diversity in human specialization the greater the potential values of exchanges in a system.” Assioma 11 : “The instincts that once helped our ancestors survive are hurting our ability to maximize innovation today.” Le ” barriere sociali” sono nocive perché impediscono gli scambi tra individui profondamente diversi dal punto di vista socio-culturale, vale a dire quelli che in genere sono gli scambi più proficui. L’esistenza di queste barriere è determinata, per la precisione, da un’ostilità verso l’esterno istintiva e primitiva, quasi “tribale”, che abbiamo ereditato dai nostri antenati. Assioma 12 : “Rainforests have replaced tribalism with a culture of informal rules that allow strangers to work together efficiently on temporary projects.” Assioma 13 : “The informal rules that govern Rainforests cause people to restrain their short-term self-interest for long-term mutual gain.” Assioma 14 : “Rainforests function when the combined value of social norms and extra-rational motivations outweigh the human instincts to fear. L’atteggiamento tribale di cui sopra può essere sconfitto tramite l’adozione di alcune regole informali condivise che permettano di superare la diffidenza iniziale e di costruire solidi rapporti di fiducia: entriamo qui nella fase normativa. Regola 1 : “Thou shalt break rules and dream.” Le persone devono rompere gli schemi esistenti, devono osare, perché pensare in grande è la prima condizione per realizzare almeno in parte il proprio progetto. Regola 2 : “Thou shalt open doors and listen.” La predisposizione al dialogo, all’ascolto reciproco e ai punti di vista differenti favorisce enormemente la diffusione della conoscenza. L’approccio “knowledge-oriented” è fondamentale per lo sviluppo della Rainforest. Regola 3 : “Thou shalt trust and be trusted.” Affinché le relazioni nascano e si sviluppino è necessaria una fiducia reciproca tra le parti, così da abbassare i “transaction cost”, ridurre le distanze e velocizzare il processo innovativo. Regola 4 : “Thou shalt experiment and iterate together.” La velocità e la potenza del processo innovativo dipendono in misura rilevante anche dal modo di testare i propri prodotti: il processo sperimentale collettivo è conveniente perché abbassa il costo individuale del fallimento. Regola 5 : “Thou shalt seek fairness, not advantage.” Le persone investono e continuano a investire fintanto che le promesse fatte continuano ad essere mantenute. I comportamenti egoistici, che puntano a guadagnare nel breve periodo, infrangono queste promesse e il clima di fiducia esistente, impedendo al progetto di dispiegarsi in maniera compiuta. Regola 6 : “Thou shalt err, fail, and persist.” Questo è un punto molto importante: va diffusa e difesa un’etica del fallimento, visto non più come fine irreversibile della propria esperienza imprenditoriale, ma come stimolo ad un continuo miglioraento. Il fallimento è il primo passo verso l’apprendimento. Regola 7 : “Thou shalt pay it forward” Ancora una volta emerge l’importanza di una visione lungimirante e complessiva dell’atttività economica: fare favori senza aspettarsi niente in cambio, nel lungo periodo ripaga, spesso in maniera più che proporzionale.
Fonte primaria: Amazon