Conservare per creare.
A Roma, mi cercava sempre un signore lucano, tale Gaetano Martino. Il primo appuntamento me lo diede al “Bar delle donne”, alle spalle di Santa Maria Maggiore. E mi parlò del suo gusto per la raccolta di film. Effettivamente questo gusto me lo descrisse con una semplice domanda di complicità: “tutti i film in pellicola che distribuisce la tua azienda, dopo aver terminato l’uscita, vengono portati al macero. Tranne due o tre pellicole che non hanno avuto uno sfruttamento particolarmente intenso e sono pressoché intonse. Bene, arrivati a quel punto, mi chiami vengo con il mio furgone e me le prendo io. Che ti costa?”.
Mesi dopo, da sospettoso meridionale qual ero, affrontai il viaggio per Oppido Lucano. Gaetano, di cui ero oramai divenuto amico, mi presentò il suo paese, il cinema, una mostra sulla storia del cinema, la moglie. Iniziò il flusso di pellicole da Roma a casa sua. Poi scoprii la meraviglia dei suoi capannoni. E ancora sognavo, con un mio carissimo amico esercente, di realizzare centinaia di retrospettive in pellicola come già facevo a Roma al cinema Politecnico.
Ed ecco cosa racconta la Repubblica di oggi a proposito della nuova fatica cinematografica di Giuseppe Tornatore…
A Gaetano Martino andrebbero intitolate statue e strade, ancora in vita, vivo e attivo come lo vorremmo per i prossimi secoli.
Il sogno di Gaetano Martino, le persone come Gaetano Martino tengono in vita questo Paese, altrimenti morto. E sepolto…
Viva il cinema, viva i sogni.
L´uomo che conserva la storia del cinema
La raccolta lucana dove Tornatore ha trovato immagini per “Baarìa”
Oppido Lucano (Potenza) – dal nostro inviato Roberto Rombi
La vista, dagli ottocento metri di altitudine di Oppido Lucano, meno di quattromila anime al centro della Basilicata, è su una serie di colline che si succedono fino alla pianura pugliese. Nessuno potrebbe pensare che in questo paesaggio dal sapore arcaico sia conservata una delle più affollate collezioni di cose di cinema. Lo sapeva Giuseppe Tornatore che è ricorso alla Cineteca Lucana per i materiali necessari a molte scene del suo Baarìa che aprirà il prossimo Festival di Venezia.
Qui, infatti, in questo severo, isolato paese, Gaetano Martino ha raccolto con frenesia da collezionista, ogni oggetto, macchina, immagine o documento che abbia un nesso col cinema. I numeri sono impressionanti: 800 tra proiettori e macchine da presa, 15.000 film, 18.000 documentari, 150.000 manifesti di cui un centinaio dell´epoca del cinema muto, 12.000 libri di interesse cinematografico, senza contare la sezione pre-cinema con 180 tra lanterne magiche e visori. E tutto in quattro masserie, una stalla da buoi dismessa, tre magazzini in paese, la cantina della suocera, la casa della madre più il fiore all´occhiello, un capannone non ancora terminato ma già pieno a metà, voluto dalla Regione Basilicata dopo che la raccolta è stata riconosciuta come Cineteca Lucana.
Gaetano Martino ha qualcosa che lo apparenta a “Nuovo Cinema Paradiso”: un´infanzia e un´adolescenza passate nella cabina di proiezione del padre, proprietario del cinema Lux di Oppido, “negli anni fulgidi di Catene, Tormento, I figli di nessuno”. Nel 1978 viene proiettato l´ultimo film e la sala viene chiusa. La prima macchina da presa della sua raccolta Martino la preleva da uno straccivendolo romano e la porta a Oppido.
“Collezionista? Sotto molti aspetti sì – ammette – ma molto presto il lato ludico della faccenda è diventata la necessità di riempire un vuoto perché nessuno si occupa di salvaguardare cose che sono la storia del cinema”. A lui era ricorso Tornatore quando lavorava a Nuovo Cinema Paradiso. “Poi l´anno scorso mi ha richiamato dicendomi che Baarìa doveva coprire tre epoche. Gli serviva un proiettore del 1913 in una scena in cui viene proiettato Cabiria nel cinema di Bagheria, quando il pubblico comincia a prendere in giro il dicitore che con enfasi legge le didascalie di D´Annunzio. Alla fine il ruolo del proiezionista l´ho sostenuto proprio io. Tornatore voleva anche ricostruire una scena del set di Lattuada durante le riprese del Mafioso nella Bagheria del 1961. Ho trovato quattro foto e in una di queste si vede sullo sfondo il cinema del paese con la locandina di La carovana dei coraggiosi. Tornatore mi ha chiesto quel manifesto e io ce l´avevo. Come avevo riflettori, carrello, binari e scatole originali degli obbiettivi. Altra richiesta è stata quella di spezzoni dei film Catene, Incompreso, Gli argonauti, Il Vangelo secondo Matteo e Il buono, il brutto e il cattivo”.
Visitare i depositi di Oppido è uno strano percorso, un viaggio altalenante nella storia del cinema. In una masseria, tra pile di pizze di pellicola, si nota una versione originale, in inglese, di Senso. Nell´ex stalla c´è un raro documentario del 1940 sugli operai intenti, per la minaccia dei bombardamenti, a impacchettare i monumenti. In una cantina sono accatastate le migliaia di interviste volute da Spielberg ai sopravvissuti dei campi di concentramento nazisti e ai loro familiari. “Ho trasferito tutto questo materiale in dvd per l´Archivio di Stato e ho conservato le pellicole originali”, spiega Martino. E poi film muti, comiche ecc… Martino gestisce la monumentale raccolta con un esiguo gruppo di quasi volontari. Fortunatamente il Ministero dello Sviluppo e quello dei Beni Culturali hanno trovato un accordo: prevede l´intervento della Regione Basilicata.