Dall’Obiettivo #2
Riceviamo e pubblichiamo con piacere le note del regista Alberto Negrin, reduce dalle riprese pugliesi del film Tv “Pane e libertà – Vita di Giuseppe Di Vittorio“, che si è girato tra Gravina, Altamura e Cerignola
Ogni volta che mi succede dimentico che non è stata la prima e che non lo sarà mai perchè il mestiere che facciamo, quello di filmare nei luoghi della realtà e non in teatri con scenografie ricostruite, ci porta sempre, e meravigliosamente, a conoscere e assaporare umanità sempre diverse e sorprendenti. Così è stato per la Puglia dove ho ambientato una buona metà delle riprese del mio ultimo film sulla vita di Giuseppe di Vittorio “Pane e libertà”.
Ogni volta, dovendo lasciare per lunghe settimane la propria casa, si pensa con un certo fastidio alle scomodità che ci aspettano, alle incognite alimentari e umane e agli inevitabili problemi che potrebbero nascere da nuovi incontri. Poi, ogni volta, accade che al termine delle riprese, la nostalgia e la malinconia ti afferrano alla gola e ti ritrovi a fantasticare su quando ti si riprenseterà una occasione simile, su quando potrai rifare una esperienza del genere e tornare.
Sono stato per più di quattro settimane a Gravina in Puglia dove abbiamo ambientato la maggior parte delle scene, tre giornate ad Altamura e un paio a Cerignola. L’impatto è stato eccezionale, la disponibilità sia delle istituzioni che della gente comune è stata entusiastica. Una cosa del genere ormai è impossibile non solo in una città come Roma ma in gran parte d’Italia.
Dove avrei potuto ritrovare tante facce così autentiche che riportavano in vita gli anni in cui Di Vittorio visse? Facce scavate, vere, ancora legate alla terra, facce con la sofferenza naturale, con la difficoltà del vivere giorno dopo giorno visibile concretamente, per davvero, senza necessità alcuna di ‘recitarla’. Durante la fase preparatoria del film ho fotografato una quantità enorme di luoghi prima di fare la scelta definitiva e devo confessare che di alcuni che sono stati esclusi ho il rammarico di non averli potuti utilizzare. Anche questo è un forte motivo per tornare, ‘li utilizzerò la prossima volta’ mi sono detto, ‘perchè è veramente un peccato non mostrarli nella loro magnificenza e unicità’.
Ricordo che all’inizio, quando ci si dava un appuntamento, l’approssimazione nella puntualità era enorme, mezz’ora in più o in meno non faceva alcuna differenza per i nostri interlocutori. Sono bastate poche ore, in qualche caso un solo giorno, perchè la ‘cultura’ della puntualità e della precisione diventasse regola ‘normale’ anche per una popolazione che non ha mai dato peso eccessivo al valore del tempo. Hanno capito tutti che ogni minuto perso era per noi un danno considerevole, ogni minuto aveva un costo di grandi proporzioni, che ogni minuto disperso significava dover rinunciare a qualche cosa del film, impoverendolo così inevitabilmente.
Credo che il nostro lavoro sia anche stato, per coloro che ci hanno seguiti giorno dopo giorno, un meraviglioso modo di vedere dall’interno come si fa un film, quanta sia la fatica necessaria, la cura meticolosa nei dettagli, la quantità enorme di cose che si devono fare.
Da parte nostra abbiamo imparato a conoscere una cultura, una tradizione e una lingua orgogliose delle loro radici. Ci siamo insomma reciprocamente ‘ammaestrati’.
C’è stato qualche elemento che mi ha colpito negativamente? Possibile che tutto sia stato così perfetto? Non ci sono state difficoltà o negatività?
Credo che l’unica cosa che non è cambiata con il nostro arrivo e che alla nostra partenza era ancora immutata sia stata l’abitudine radicata di utilizzare la raccomandazione, la rete di amicizie e conoscenze, le parentele, la maniera da tutti accettata di chiedere favori in cambio di favori, se io ti chiedo un permesso tu ti senti in diritto, direi obbligato a chiedermi una presenza nel film. Credo che questo sia il principale problema rimasto aperto tra noi alieni e stranieri e i cittadini di Gravina, Altamura e Cerignola che hanno in diversa misura partecipato al nostro film. E questo ‘modo’ di intendere le relazioni è una caratteristica non solo dei comuni cittadini ma di tutti, dalle autorità istituzionali fino alla semplice e ultima comparsa. E ancora adesso che ho lasciato la Puglia da una settimana, mi chiedo: perchè? Perchè si deve costruire il proprio avvenire sul favore e non sulla capacità professionale? So bene che questa caratteristica non è solo pugliese ma di gran parte dell’Italia intera. Ma perchè deve essere così?
Per quel che riguarda la parte artistica ho avuto alcuni ottimi attori pugliesi. Grande professionalità e grande disponibilità. Anna ferruzzo, Manrico Gammarota, Gianni Lillo, Giovanni Esposito….fino ad arrivare al grandissimo Pierfrancesco Favino, il nostro Di Vittorio, pugliese anche lui. E i bambini, alcuni dei quali con ruoli molto importanti, quasi protagonisti? Magnifici! Stoici! Al freddo, sotto la pioggia, di giorno e di sera, a piedi nudi su sassi e strade bianche! Con le mamme che si dispiacevano se si fossero sentiti stanchi o affamati.
Facendo dell’autobiografia devo ricordarmi che una trentina di anni fa ho girato un altro mio film tra Altamura, Bari e Matera ed aveva come protagonista Michele Placido, era un film sulla Guerra civile spagnola e raccontava l’arruolamento con l’inganno dei braccianti che credendo di andare a lavorare in Africa si trovarono a combattere in Spagna dalla parte dei Franco. Il titolo era ‘Volontari per destinazione ignota’. Ho ritrovato così vecchi amici che ancora ricordavano dei dettagli che io avevo invece dimenticato.
Non posso che concludere con la certezza che l’anteprima nazionale del film sarà certamente una ragione forte e sicura per un mio ritorno nei luoghi in cui il film è nato.
Dico grazie! a tutti sapendo di non esprimere che in modo banale e minimo quanto invece provo per tutto ciò che ci è stato così generosamente dato a cominciare dalla Film Commission pugliese. Un grazie e una fortissima stretta di mano! ( Tutti coloro che mi conoscono sanno che non stringo mai la mano a nessuno se non a cose fatte e quando proprio ci vuole….). Grazie ancora….!
Alberto Negrin