Ma noi ci crediamo?
Le parole di Michele Serra sull’amaca di ieri meritano attenzione:
I motivi “squisitamente di mercato” addotti dalla Rai per spiegare la distribuzione molto risicata del film di Mario Martone Noi credevamo (solo 30 copie in tutta Italia) sono stati smentiti dal più inatteso degli oppositori: il mercato in persona. Code ai botteghini per vedere un film “difficile” e lungo tre ore. Vacilla (non solo al cinema, anche in televisione) l´idea che il mercato sia una specie di falce che mozza il capo di chiunque osi alzare la testa oltre il livello della mediocrità. Il mercato è l´alibi prediletto dei produttori paurosi, degli editori pigri e degli artisti conformisti: la frase “la gente non capirebbe” ha fatto più danni alle arti, alla comunicazione, alla cultura e anche alla politica di qualunque censura, di qualunque taglio, di qualunque crisi. La gente non esiste, esistono le persone, esiste una rete fitta, molteplice e indecifrabile di piccole comunità pensanti, di amici comunicanti, di idee contagiose, di passioni mutevoli. A volte gli artisti riescono a dare corpo a questo misterioso groviglio, a volte no. Il rischio intellettuale è, appunto, un rischio: ogni editore che si rispetti (e la Rai è il primo editore italiano) non può non saperlo. E la capacità di rischiare, oltretutto, non era il vanto della famosa società di mercato?
Fonte: La Repubblica