Niente di buono.
Veder piangere ora, in tv, un uomo con una bandiera Cisl, di cinquant’anni davanti ad un microfono e una cronista che gli chiede “di cosa ha paura adesso?”, incapace di dire “perdere il lavoro” mi intrisisce e commuove profondamente. Tanto più nel vedere le teste rotte per mano di poliziotti mandati a sedare un bisogno primario, quello alla dignità.
Come era assai prevedibile stanno arrivando i conti finali e migliaia di posti di lavoro stanno andando in fumo. Al sud non ce ne rendiamo bene conto perché molta parte della economia meridionale si regge su una forte presenza della Pa. Purtroppo. Ma non sempre è così, basta chiedere ai tantissimi dipendenti di Eutelia Bari…
E, davanti a tutto questo disastro, vedo chi parla di forza eversiva riferendosi ad uno dei tre poteri dello stato.
Ricordo di aver studiato sui libri sacri, sui manuali che per me allora, giovane giurista e scienziato politico, e poi storico e poi manager sono stati nutrimento di valori alti e non mi capacito di rivedere tutto di nuovo il disastro, come in un film dell’orrore. Come il cosiddetto “abbandono terapeutico” subìto dal povero Stefano Cucchi.
La mia Italia riuscirà mai davvero a crescere, mai davvero a cambiare?