Un pensiero semplice
Sono direttore generale di una fondazione pubblica.
Gestisco un budget di alcuni milioni di euro l’anno.
Sono una brava persona, nel senso che provenendo da una famiglia della media borghesia urbana, i miei genitori mi hanno insegnato per prima cosa il valore della onestà.
“Vergognati solo se rubi”, mi diceva mio padre da bambino, quando arrossivo per qualcosa o qualcuno.
Parlo molto al telefono. In larghissima prevalenza telefonate di lavoro: produttori che chiedono informazioni, organizzatori generali con cui discutiamo di modalità produttive dei film da girare in Puglia, colleghi italiani ed europei con cui discutiamo del nostro mercato, assessori, dirigenti e funzionari della Pubblica amministrazione, videomaker e registi, attori e attrici o aspiranti tali, direttori di festival, fornitori e così via elencando.
Molti cercano tramite me di capire come finanziare le proprie opere. Potrei approfittarne, ma non so nemmeno come si possa fare. E, per mettere me stesso e gli amministratori della Fondazione al riparo da ogni tentazione, ho elaborato – con la consulenza di un legale, perchè dagli avvocati si va prima, non dopo che la frittata è fatta – un regolamento per il sostegno ai film, uno per l’acquisto di beni e servizi pedissequamente ricalcato sul codice degli appalti pubblici, uno sull’assunzione di personale.
Se fossi intercettato, annoierei a morte il tecnico ascoltatore ed il magistrato indagante. Non ho scheletri nell’armadio, non ho segreti di sorta, e se pure avessi l’amante non me ne vergognerei avendo trasformato il mio cattolicesimo di origine dogmatica infantile, in fattore culturale prospettico, espungendone gli aspetti più deteriori come il senso di colpa.
E allora mi e vi chiedo: se il Premier dice che siamo tutti intercettati, oltre ad aggiungere tessere alla sua teoria della paura, è forse perché ha molto da nascondere. Non trovate?
Fonte: Corriere della Sera