Diario
0
30/11/2009

Cado dalle nubi.

In tre giorni, nel suo primo weekend, il film opera prima del ‘nostro’ Gennaro Nunziante con protagonista il ‘ nostro’ Checco Zalone, ha incassato 2.684.744 € con una media copia di 6.327 € in 424 sale italiane.

E’ stato visto in tutte le regioni italiane con un successo clamoroso nel solo primo weekend e che racconta di una notevole futura cavalcata commerciale del film.

L’Apulia Film Commission, il cui marchio campeggia tra i primissimi nei titoli di coda del film, ha contribuito garantendo parte delle spese di ospitalità in fase di realizzazione del film e assistendo la produzione prima e durante le riprese.

Sostenere piccoli film come questo, ma dal grande valore promozionale e comunicativo è la dimostrazione del buon lavoro che stiamo facendo.

Certo, Checco Zalone è molto molto popolare e questo giova al successo commerciale del film (ch’è un buon film e diverte moltissimo), ma rimane la considerazione che il nostro lavoro fa bene alla Puglia e ai Sud.

E chiacchiere non ce ne vogliono, avrebbe scritto Gennaro Nunziante!

0
27/11/2009

Imbarazzo della scelta.

Stasera, mentre si apre la nuova edizione del Festival del cinema indipendente di Foggia, nel capoluogo ci sono contemporaneamente: il concerto di una nota band di musica elettronica per Time zones, Vladimir Luxuria per un reading, la prima di “Cado dalle nubi” di Gennaro Nunziante con Checco Zalone e Irruzione pubblica al Kismet, contest di giovane teatro sperimentale guidato da Reggimento carri e Fibre parallele. Ho scelto di seguire loro, gli enfant prodige del teatro contemporaneo italiano (e regionale) e li segnalo, perché sono la next big thing del teatro di oggi e di domani.

Che mestiere meraviglioso facciamo quando riusciamo a farlo coincidere con quel che ci piace veramente fare: lasciarci abbacinare dalla realtà, colpire dalla fantasia, sorprendere dalla creazione del genio umano e smetterla di perder tempo dietro le persone e le cose inutili.

 

0
27/11/2009

Niente di buono.

Veder piangere ora, in tv, un uomo con una bandiera Cisl, di cinquant’anni davanti ad un microfono e una cronista che gli chiede “di cosa ha paura adesso?”, incapace di dire “perdere il lavoro” mi intrisisce e commuove profondamente. Tanto più nel vedere le teste rotte per mano di poliziotti mandati a sedare un bisogno primario, quello alla dignità.

Come era assai prevedibile stanno arrivando i conti finali e migliaia di posti di lavoro stanno andando in fumo. Al sud non ce ne rendiamo bene conto perché molta parte della economia meridionale si regge su una forte presenza della Pa. Purtroppo. Ma non sempre è così, basta chiedere ai tantissimi dipendenti di Eutelia Bari…

E, davanti a tutto questo disastro, vedo chi parla di forza eversiva riferendosi ad uno dei tre poteri dello stato.

Ricordo di aver studiato sui libri sacri, sui manuali che per me allora, giovane giurista e scienziato politico, e poi storico e poi manager sono stati nutrimento di valori alti e non mi capacito di rivedere tutto di nuovo il disastro, come in un film dell’orrore. Come il cosiddetto “abbandono terapeutico” subìto dal povero Stefano Cucchi.

La mia Italia riuscirà mai davvero a crescere, mai davvero a cambiare?

0
26/11/2009

Talenti.

C’è una cosa che che mi ha profondamente colpito di quanto ha detto Roberto De Feo durante la presentazione del suo nuovo corto “Ice cream”, bel progetto a quattro mani firmato insieme a Vito Palombo.

Non era un semplice complimento al lavoro di Apulia Film Commission, era di più, era una chiave interpretativa del nostro quotidiano lavoro.

Ha detto che da quando esiste l’Apulia film commission lui sente in giro più coraggio, più forza di fare cose un tempo non immaginabili o sostenibili. Ha parlato di una sensazione generazionale e, insieme, trasversale.

Ecco, De Feo ha colto il senso vero del nostro lavoro: chiunque sa che ci siamo sempre, anche quando non dovremmo nemmeno dare ascolto. Chiunque vedrà che il Cineporto di Bari, nostra casa definitiva è fatto di vetri come a dire plasticamente della volontà di essere aperti, ospitali, trasparenti.

In quel ri/trovato coraggio c’è tutto il cuore di quel che avev(am)o in animo di fare con la nostra comune creatura. Una grande film commission a protezione di tutti e tutte i/le creativi/e di Puglia e capace insieme di dare ospitalità a tutti i bisognosi.

Ovviamente nessun percorso è lineare e perfetto. Abbiamo commesso sicuramente errate valutazioni, ma sono certo che in quei due ragazzi di Puglia abbiamo trovato il talento e, d’altra parte, che altro è il nostro mestiere se non scorgere il talento lì dove altri non sanno vedere?

0
24/11/2009

Lapland.

La Lapponia è la regione più a nord della Finlandia. La sua capitale è Rovaniemi, nota ai più come la città dalla quale passa il circolo polare artico e dove fa le sue scorrazzate Babbo Natale, alias Santa Claus. Anche qui dove mi trovo adesso c’è una film commission (www.filmlapland.fi) la cui responsabile, conosciuta al mercato di Berlino a febbraio del 2009 mi ha invitato oggi a tenere un workshop a tutti i responsabili dei principali assessorati ed enti che si occupano di turismo e sviluppo economico in Lapponia per dimostrare loro il nostro modello che qui considerano una best practice. E se non bastasse, i primi di dicembre, ci ha invitato la regione Basilicata a fare lo stesso da loro, convinti che la Puglia è molto avanti  nel settore dell’audiovisivo. A volte, si sa, bisogna molto camminare per trovare buon senso.

 

Per me è stato un onore ricevere l’invito e mi sono messo sotto nello studio per fare una presentazione all’altezza della occasione. Ed ho scoperto che le cose che abbiamo fatto ci hanno sommerso a volte, non consentendoci nemmeno di gustarci il momento del riposo, ma che sono state cose incredibilmente grandi.

Alle 9.30 del mattino, quando ho iniziato il mio speech, il cielo era ancora blu scuro. Alle 14 sono tornate le tenebre. E’ per questo che forse, almeno d’inverno, difficilmente qui possono fare cinema, ma di sicuro vivono con ritmi molto più prossimi a quelli naturali di noi. Esci dalla cittadina e ti immergi nella bruma, nella neve, in sterminati campi di alberi sempreverdi, tra le corna delle renne, con i latrati degli husky in sottofondo. Uno scenario meraviglioso che mi ricorda la necessità di tener sempre viva la parte più naturale di me.

 

 

0
18/11/2009

163/2006.

Io odio il codice dei contratti e degli appalti.
Lo odio perché è ipocrita e spesso folle.
Il Cineporto di Bari sarebbe pronto già da dieci mesi se non ci fosse stato un legislatore ubriaco di regole pensate per frenare la volontà e la passione dei manager e dei politici e consentire di cavillare per mesi a tecnici e ditte appaltatrici.

La responsabilità, sia chiaro, è della norma, non di chi le interpreta. E i miei fremori aumentano, la febbre incalza, la voglia di rompere a testate ogni spigolo con essi.

Mangio la foglia e vado avanti.

0
30/10/2009

Nuove forme di cinema

Ieri pomeriggio ho potuto finalmente dedicare alcune ore al senso vero del mio e nostro lavoro: ho visto, insieme ai suoi autori, uno dei tantissimi film che abbiamo contribuito ad assistere e sostenere nel 2009.

E’ così appagante per chi fa il mio mestiere confrontarsi sui progetti, vederli crescere, cambiare, migliorare che sono riuscito a staccare quel maledetto cellulare, a chiudermi nella stanza e a entrare nel film, cosa rara e preziosa, per cui ringrazio Cesare e Alessandra e quel momento in cui anni e anni fa, decisi che questo sarebbe stato – più o meno – il mio lavoro.

Venendo alle novità, segnalo uno sguardo sul futuro del format di esercizio cinematografico, riportando questo articolo apparso su La Repubblica di oggi, pagine economiche:

ROMA – Cosa non si fa per portare la gente in sala. “La nostra missione è quella di proporre un nuovo modo di usufruire del cinema”, promette Giuseppe Corrado, presidente e ad del neonato The Space Cinema, il più grande circuito cinematografico italiano (frutto della partnership tra la società 21 Partners di Alessandro Benetton e il guppo Mediaset, rispettivamente con il 51% e il 49% delle partecipazioni), che conta ben 242 sale distribuite in 24 diverse strutture del territorio nazionale, con un potenziale di 15-16 milioni di biglietti staccati all´anno.
Per attrarre il pubblico in sala, in un´Italia che soffre di una bassa frequenza media nei cinema (poco più di 2 volte l´anno per persona, mentre in altri paesi europei è di 5-6 spettacoli l´anno), le multisale The Space voglio sorprendere il pubblico sin dal logo, realizzato dai creativi di Fabrica, con varie silhouette animate. Cambierà a seconda del film proiettato: due innamorati che si baciano per i film romantici, un uomo con gli artigli per l´horror. Il nuovo circuito punta a fidelizzare lo spettatore, a coccolarlo: si prevedono strutture di baby sitting e parcheggi gratuiti (a Parma lo scorso weekend l´esperimento ha fruttato un +40% di incassi), l´offerta di student card e 18 sale con schermi digitali, eventi da fruire in 3D. Giuseppe Corrado vuole “conquistare anche chi al cinema non ci va o ci va pochissimo”, il marchio The Space “si aprirà a servizi di ristorazione, shopping, nuove occasioni di entertainment”. Senza nulla togliere alla centralità del film, in sala verranno offerti “contenuti addizionali”: eventi sportivi (campionati di calcio e rugby, competizioni di vela e il moto Gp), concerti rock e musica lirica, proiezioni speciali per adolescenti (già siglato un accordo con la Disney).
La parola d´ordine è “ripensare il modo di andare al cinema”. Un proposito ambizioso, che porta a rivedere i rapporti con i distributori. “Per diventare loro partner anziché semplici clienti”, spiega Corrado, che dopo un piccolo incidente con la Sony evita gli attriti: “Non si cambiano i contratti di noleggio, ma inseriamo premi legati alla resa delle copie nel nuovo circuito”. Un´idea già recepita dalla Disney. Invece sul fronte della pubblicità (una ventina di minuti prima del film che rendono bene), il circuito The Space mira alla valorizzazione dei trailer, coinvolgendo le case di produzione. I passaggi, a pagamento, in alcune multisale andrebbero in “spazi trailer, luoghi ludici dove consumare un happy hour o uno snack, mentre ci si prepara a scegliere il film”. Si guarda a nuovi bacini di pubblico. Nell´Italia multietnica, l´idea di programmare film in lingua originale può portare linfa al box office (si parla di film per rumeni e cinesi). Segnali rassicuranti sull´occupazione: “Le 1050 persone che lavorano nel gruppo The Space Cinema ci sono tutte, non corrono rischi”.

0
04/10/2009

Filmmaker.

Torna Filmmaker.
Per anni a Bari è stato l’unico vero festival di cinema dove ritrovarsi tra appassionati (e tantissimi ogni anno di più diventano gli appassionati di Filmmaker). Una idea semplice e geniale: assemblare secondo un fil rouge i film che nell’anno precedente non sono passati nelle sale pugliesi/baresi. Credo sian passati oltre 15 anni dalla sua nascita ed io dico lunga vita al suo ideatore e direttore artistico, lunga vita al cinema Kursaal.

Non mancate, dal 23 al 29 ottobre 2009 a Bari, presso il cinema teatro Kursaal.

FILMMAKER ‘09

VENERDI’ 23 OTTOBRE – FEMMINILE, MINIMALE

H. 19.30 – LA FAMIGLIA SAVAGE di Tamara Jenkins (USA 2007)
H. 21.30 –LOOK BOTH WAYS di Sarah Watt (AUSTRALIA 2005)
midnight movie:
H. 24.00 – EX – DRUMMER di Koen Mortier (BELGIO 2007)

SABATO 24 OTTOBRE – NELLA SOCIETA’ DEGLI UOMINI

H. 18.00 – INVINCIBILE di Werner Herzog (GERMANIA 2001)
H.20.30 – HOME di Ursula Meier (FRANCIA 2008)
H.22.15 – LOWER CITY di Sergio Machado (BRASILE 2005)
midnight movie:
H. 24.00 –MARTYRS di Pascal Laugier (FRANCIA 2008)

DOMENICA 25 OTTOBRE – OSSESSIONE

H. 18.00 – NIENTE VELO PER JASIRA di Alan Ball (USA 2007)
H. 20.15 – SOFFOCARE di Clark Gregg (USA 2008)
H. 22.00 – LASCIAMI ENTRARE di Tomas Alfredson (SVEZIA 2008)

LUNEDI’ 26 OTTOBRE – DUMONT, IL FILOSOFO

H.19.30 – L’ETA’ INQUIETA di Bruno Dumont (FRANCIA 1997)
H.21.30 – L’UMANITA’ di Bruno Dumont (FRANCIA 1999)

MARTEDI’ 27 OTTOBRE – LA STRANA COPPIA

H. 19.30 – GARAGE di Leonard Abrahamson (IRLANDA 2007)
H. 21.30 – ELDORADO ROAD di Bouli Lanners (BELGIO 2008)

MERCOLEDI’ 28 OTTOBRE – OH! YOU PRETTY THINGS

H. 19.30 –SUL LAGO TAHOE di Fernando Eimbecke (MESSICO 2008)
H. 21.30 – ADVENTURELAND di Gregg Mottola  (USA 2008)

GIOVEDI’ 29 OTTOBRE – DEFINIZIONI DI GENERE

H. 19.30 – LA NOTTE DEI GIRASOLI di Jorge Sanchez-Cabezudo (SPAGNA 2006)
H. 21.30 – EXILED di Jonny To (HONG KONG 2006)

_____________________________________________________________________________________

BIGLIETTO (per ogni singola giornata) € 5,00
ABBONAMENTO (per tutta la rassegna) € 19,00

Le proiezioni si svolgeranno presso
cinema Kursaal Santalucia – Largo Adua 5/9, Bari
Infotel 080 5246070

Nel corso della settimana di Flmmaker ’09 verrà presentata la personale d’arte di Pasquale Rubino “Finestre”

0
04/10/2009

Tarantino.

Ho visto “Inglorius bastards” di Quentin Tarantino.

Quello è il cinema! Un sogno – chi di noi non l’ha mai fatto? – di veder finito il nazismo da coraggiosi partigiani; trasformato in lezione permanente di cucina di tutti gli ingredienti della macchina infernale che amiamo ogni oltre limite: la recitazione, la musica, i movimenti di macchina, il testo, il paratesto, il detto, il non detto, gli ambienti, la luce, la violenza, la sagacia, l’astuzia, l’amore, le sconfitte, la vita, la scenografia, la morte, la storia sapientemente cotti da una regia da urlo.

Il vitalismo di Tarantino mi ha trascinato nel gorgo del cinema, quello vero. Da vedere, da vivere.

Ps.

Il più bel film che ho visto, tra i non moltissimi della Mostra di Venezia, si chiama “Lourdes”.

In Italia lo distribuisce Cinecittà – Luce, non va perso.

0
04/10/2009

Migrazioni.

Subito dopo la laurea in scienze politiche a Bari, nella profonda entropia tipica del post laurea, ho incrociato nei corridoi della mia facoltà l’annuncio di un master in management culturale cui mi sono candidato svolgendo un colloquio.

L’esito sarebbe giunto dopo alcuni mesi, per cui decisi come tanti, di partire: mi feci prestare dai miei genitori (che fortuna avere genitori così) due milioni di vecchie lire, tondi tondi.

La promessa fu di restituirglieli al rientro e partii per Londra con uno dei primi voli Ryan su Stanstead.

Ad accogliermi trovai una città nel pieno della sua ridefinizione e vi rimasi alcuni mesi. Dopo soli tre giorni trovai lavoro, a seguito di un colloquio, presso la catena Costa coffee shop e presi a fare il barista, dopo che negli ultimi tre anni di università avevo servito ogni notte, sino alle tre di notte, birre e panini nel ‘meno un piano’ della gloriosa “Taverna vecchia del Maltese” di via Netti a Bari. Luogo mitico per il capoluogo pugliese: fucina di storie e talenti, di disperazione e di futuro, di concerti e fumate, di amori e di scoperta.

Londra per me divenne istantaneamente routine: la mattina sveglia presto, pane tostato e marmellata in casa di una famiglia di colombiani trapiantati sui canali del Tamigi in zona Camden; metro sino a Tottenham court road e lavoro sino alle 6 p.m. al bar in una zona di executive e non lontanissimo dal fumo danaroso della city. Mi pagavano 6 pounds l’ora. Il mio odio di classe cresceva quotidianamente e, non fosse stato per la mia nuova amica madrilena conosciuta in casa di amici, sarei impazzito.

La sera, infatti, rientrando in quella che mesi dopo a Roma avrei capito esser la ‘borgata’ della metropoli, attraversavo bui anfratti odorosi di fried onion rings nella bruma del fiume e mi sentivo disperatamente solo.

Avrei potuto, me lo son detto tante volte anni dopo, vivere della grande città la sua anima bohemien: trascorrere il tempo per locali, seguire controculture sex addicted, provare ogni tipo di esperienza culturale. Perché Londra ha in pancia quasi tutto il mondo che lì converge alla ricerca di una speranza. Facce di ogni colore ti aiutano presto a capire che il genere umano cerca il suo prossimo per determinare la propria identità.

Scoprii le international phone card. La mia generazione, infatti, non è cresciuta con il mobile phone sotto al cuscino. E con un vecchio etacs non bastavano i pochi spiccioli che avevo per chiamare casa.

Ma questo ecco, questo bisogno di sentire voci amiche, nella grande fredda piovosa nera città lo sentivo forte, sin dentro la pancia e mi struggevo tra il desiderio del voler essere e il profondo bisogno etico di dimostrare a me stesso – innanzitutto – di potercela fare: di arrivare sino in fondo alla missione di portare a casa un assegno, di due milioni di lire convertite dalla sterlina, guadagnate in un altro Paese.

Io poi ce l’ho fatta a tornare: dal master mi hanno dichiarato ammesso e, riempito il gruzzoletto prer restituirlo ai miei, tornai trionfante e pronto alla nuova sliding door che mi avrebbe condotto a Roma.

Scrivo tutto questo perché oggi, ogni giorno della mia vita che vivo nel quartiere Libertà di Bari, c’è un ‘phone center’ gestito da indiani. E mi scopro fragile a ricordare le mie serate di solitudine londinese, privato della “prima radice” – quella sociale – eppure così più forte di cingalesi, indiani, pakistani, mauriziani, senegalesi che affollano a decine quel minuscolo negozietto alla ricerca disperante di udire voci amiche e familiari e di raccontare loro la storia brutta della migrazione in occidente, delle vessazioni di prostitute africane scaricate ogni ora del mattino da burberi italiani che le han caricate la sera precedente qui, proprio sotto casa mia; di mazzi di rose invendute alla sera tardi; di ombrelli e accendini che nessuno vuole; di anziani morenti dalla bianca pelle che nessun parente vuole più sobbarcarsi di ripulire dei propri escrementi, lasciandolo fare a loro, merce nelle mani di un Paese corrotto innanzitutto moralmente, dentro le sue più intime fibre.

E allora mi commuovo e mi viene di scriverlo in questo blog, contenitore di emozioni mie che mi impegno a diffondere per dire che non siamo solo successo e felicità cinematografica. Siamo sangue e siamo merda di una società disfatta e predona. E vorrei tornare lì, in quelle cabine telefoniche ricolme di mirabolanti annunci sessuali londinesi, e ricordarmi sempre che non è mai stato, chi non può mai essere e che bisogna provare sulla propria pelle ogni emozione per sentirsi parte del tutto e con/dividere prima di giudicare; bisogna piangere per capire quanto una parola possa far male ed emigrare per capire quanto dolore dà il partire, sapendo di non poter tornare lo stesso di prima perché la dignità una volta persa, è per sempre.

Pensavo un tempo, leggendo della storia di questo nostro stramaledetto bellissimo paese, che secoli di divisioni e decenni di emigrazione ci avessero reso immuni dal perenne gramsciano sovversivismo delle classi dirigenti.

Mi sbagliavo. Questo nostro paese conosce il male e pure il peggio.