Diario
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08/07/2009

Le candeline e la riconoscenza

Oggi faccio 36 anni, pochi giorni fa ho festeggiato i primi quattro anni di apulia film commission.
Per farmi la festa, l’internal audit della Regione ha fissato stamane i controlli sulle procedure FESR su svariati progetti risalenti sino al 2008.
Era ed è un momento delicatissimo per la vita di un professionista, del suo staff e dell’intera AFC.
Se riuscissi a fare un calcolo effettivo del tempo lavorato (le nuove tecnologie rendono pervasivo e vischioso il lavoro che si insinua sin dentro le mura domestiche impregnando ogni momento della vita “libera”), potrei sommariamente dire che oramai più del 60% del mio tempo è investito in organizzazione del lavoro, in management di progetti, in avanzamento fisico e rendicontazione delle attività che svolgiamo con fondi strutturali europei.
In una pausa la responsabile del controllo ci ha detto di essere positivamente sorpresa per l’ordine, la pulizia, la correttezza formale delle carte prodotte. E, aggiunge, di aver trovato alcune soluzioni amministrative adottate (quali ad esempio il check pagamenti fatture ideato dalla nostra Cristina Piscitelli) delle vere e proprie ‘best practices’.
Io penso che nessun dirigente è tale se non sa scegliere, motivare, dialogare con la propria squadra. E che non possano esistere leader senza un confronto quotidiano con dei player.
E, se posso dirlo qui, pubblicamente, i miei player sono fantastici.
Ed io ne sono orgoglioso e li difendo come figli e fratelli miei.

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02/07/2009

104 settimane, 24 mesi.

Esattamente due anni fa venivo indicato da Silvia Godelli, Assessore al Mediterraneo della Regione Puglia e Presidente pro tempore a dirigere questa piccola nave. Nasceva allora l’Apulia Film Commission.

Abbiamo conosciuto marosi e tempeste, ma anche la dolcezza del mare piatto di notte a ferragosto. Abbiamo lottato e sudato per costruire una cosa nuova e pulita, fatta di vetro trasparentissimo e di pura dinamite.

Perché o il cinema e l’arte pugliese esplodevano, oppure sarebbero implosi, lentamente verso l’oblio delle coscienze delle mille speranze attivate e deluse.

Abbiamo restituito dignità e valore ai sogni e ai bisogni di chi ha creduto fosse possibile farcela. E ce la stiamo facendo.

Ma tanta strada c’è ancora da fare, insieme alle competenze e alle capacità di chi ha saputo dedicarsi a questa impresa.

Grazie a tutti i compagni di viaggio, agli entusiasti e ai critici che ci rafforzano nelle nostre passioni.
104 settimane di lavoro vero e duro, 24 mesi di competente servizio.
La rotta è tracciata, issate le vele, nessuna bonaccia potrà fermarci.

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25/06/2009

Notte prima degli esami.

Ho avuto anche io 18 anni. E se ci penso mi sembra ieri.
16.000 ragazzi e ragazze pugliesi sostengono oggi la prima prova di italiano agli esami di maturità.
Ho commesso l’errore di assecondare il mio umore con la musica stamattina.
Mi sono commosso come un ragazzino al giro iniziale di pianoforte di quella celebre canzone di Antonello Venditti, pensandomi a 18 anni, in coda con i compagni di classe, in attesa dell’appello. E ho pensato ai miei fratellini diciottenni di oggi, al loro carico di futuro che pesa lì dietro, nel loro zaino.

Smetteremo mai di essere giovani, ma nel senso più puro dell’aggettivo?

Io non vorrei mai smettere.
Voglio continuare ad indignarmi degli errori miei ed altrui, delle cadute di stile, della gestione disinvolta del potere, dell’uso privato della cosa pubblica, dello spreco di energie che vedo fare in questo stramaledetto Paese, dell’arrogante e pavido atteggiamento di certi notabili, della impossibilità per i giovani di mostrare il proprio talento per colpa di vecchi e nuovi arroganti.

Non voglio smettere di essere giovane, se questo significa superare ogni giorno un esame e sentire il groppo in gola della sfida quotidiana, dell’ingaggio alla prova da affrontare con la consueta preparazione. Non voglio mai smettere di stupirmi, ogni giorno, della stupidità, della protervia, della pochezza dell’essere umano e combatterlo, giorno per giorno, con sempre nuove energie.

Non voglio mai smettere di essere giacobino accanto a Robespierre nel 1792, garibaldino sconfitto nel 1849, mazziniano nel 1861, partigiano sull’altopiano, compagno di carcere degli antifascisti, deputato costituente nell’Aula di Montecitorio nel ’45, fisico pacifista nel laboratorio di Enrico Fermi, rivoluzionario sulla Granma nel 1956, allievo di Federico Caffè, compagno di lotte di Jan Palach nel ’69, picconatore del muro a Berlino nel 1989, estrattore di acqua nei pozzi del Botswana, ragazzo spaventato e in fuga nella Genova presidiata del 2001.

Non voglio smettere mai di commuovermi per una canzone e di mostrarle, le mie lacrime, perché sono mie e non c’è nulla di cui vergognarsi ad essere veri, viventi, con un cuore aperto al mondo, mai rinchiuso a guardarsi la punta delle scarpe.

Un mio vecchio professore di diritto all’università ci ha lasciato questa massima preziosa, che voglio sempre ricordarmi, quando sono stanco di lottare oppure quando mi trovo nel vivo di un conflitto da cui so di poter uscire sconfitto:

“Un giovane deve sempre desiderare di cambiare il mondo. Spesso questo non è possibile. Se così sarà per voi, vi auguro almeno che un giorno potrete dire a voi stessi di non essere riusciti a cambiare il mondo, ma che almeno il mondo non avrà cambiato voi”.

Voglio rimanere per sempre giovane così.

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19/06/2009

Morando Morandini

Se c’è un critico che ho sempre amato, questi è Morando Morandini.
Per me è motivo di assoluto, incomparabile orgoglio leggere sulla “Rivista del cinematografo” il suo commento che alleghiamo in rassegna stampa e che riporto qui, tratto dalla rubrica “Morandini in pillole – quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di un critico doc”.

D’altra parte li ricordo bene quei giorni di luglio del 2007 in cui nascevamo e pensavo – con la nostra agenzia, appena vincitrice della gara, la Developing di Lele Santo e Nicola Pappagallo – a quale profilo dare alla nostra immagine. Chissà se Morandini immagina di averci reso davvero tanto, tanto felici.

Egli scrive:
“Per scoprire i miei gusti, faccio un esempio di pubblicità intelligente. E’ un paginone della Apulia Film Commission con poche parole: la Puglia è tutta da girare.
Conciso e con un doppio senso apprezzabile”.

 

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19/06/2009

Che si sente in giro?

Ieri sono stato a Roma, in casa del cinema, per il primo Film Commission Day, una giornata di approfondimento e presentazione delle attività delle film commission italiane raccolte nella Associazione Italian Film Commission.

La presenza era piuttosto folta e per la Puglia ha parlato Massimo Ostillio, assessore regionale al turismo, che ha delineato la strategia regionale per l’attrattività e di cineturismo.

Molti hanno ripreso il pugliese come un ‘caso’ di buon governo e di imponente impegno nei confronti del cinema e dell’audiovisivo. Io sento in giro grande affetto e aspettative nei nostri confronti e non posso non tenerne conto.

A suggello stamattina su facebook trovo questo messaggio di una persona che non conosco personalmente che scrive:

Premessa:spero di non sbagliare persona!
Sono (…..) e le scrivo dal meraviglioso Salento!!! Qualche giorno fa ho seguito una sua intervista nel programma Mezzogiorno sul Sette, trasmessa su telenorbasette.
Quindi ecco i miei complimenti per tutto ciò che fa a favore dello sviluppo di questa meravigliosa terra: la Puglia!!! Un grazie sincero!!!
Auguri per tutto!!!

Oggi mi sento bene.
Ma domani lavoro.*

*Parafrasi ad una nota canzone della band “Folkabbestia”.

 

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16/06/2009

Similis cum similibus

L’ultimo bollettino Eurostat (utile da leggere e comprendere per chi abbia voglia di cambiare il proprio mondo o, almeno, di capirlo), recita che il 14,8% degli uomini italiani possiede una laurea e il 22,9% delle donne.

La media è del 18,9%. La più bassa d’europa pari solo all’Austria (e questo dovrebbe far molto riflettere, a giudicare dai recenti successi della ultra destra fascistoide che ivi ha vinto alle europee e nelle elezioni regionali).

La media europea, infatti è pari al 30%. Ma, qualcuno direbbe, ora – con questo e con i precedenti governi – va molto meglio…

No, anzi, peggio: secondo il Ministero dell’Istruzione (Miur), infatti, nel 2008 le lauree sono state 293.000 e diminuite del 2% rispetto all’anno precedente e i fuori corso sono aumentati sino a quasi la metà della popolazione studentesca totale, cioè al 47% (laddove erano il 44% nel 2000, quando mi sono laureato io).

E allora io capisco tutto del mio Paese.
Similis cum similibus: ci meritiamo di stare insieme all’Austria (18%), la Slovacchia (17,5%) o la Romania (16,6%).

L’unica salvezza di questo strano Paese è investire tutto, ma proprio tutto, in ricerca, sviluppo, formazione, cultura, ambiente, innovazione tecnologica.

Ma, temo, non siamo “mai stati così lontani dallo stare bene”.

 

 

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11/06/2009

Da Milan sin chi.

Sono stato a Milano l’altro ieri, su loro invito, per l’incontro di Eave, network di produttori e videomaker europei.
Avevo tempo e come faccio spesso, per risparmiare i soldi dei pugliesi, piuttosto che prendere un taxi, sono salito sull’autobus 73 che da Linate raggiunge piazza San Babila.
Quella linea passa dinanzi al palazzo di giustizia di Milano ed io ogni volta mi fermo a riflettere, perso nel tentativo di ripercorrere i 16 anni di storia italiana che ci separano da quelle giornate tambureggianti di “mani pulite”.
Sedici lunghi anni di transizione verso una nuova forma di stato?

Sono giunto, infatti a Milano, la mattina in cui giungevano i risultati delle europee e qualche riflessione sarebbe obbligatoria per capire in che Paese viviamo. Ma, si sa, oggi mancano dei veri soggetti collettivi capaci di produrre analisi intelligenti e ognuno l’analisi se la fa a casa sua, con i difetti del solipsismo del pensiero cui, la ‘società liquida’ contemporanea ci costringe.

Ebbene, cosa è successo al mio Paese in questi 16 anni?
E cosa c’entrano questi miei pensieri con il cinema e la film commission?

Mi sono laureato in storia contemporanea, la mia formazione, per quanto manageriale, risente degli studi universitari. Per questo ogni analisi che faccio la inserisco sempre in una visione prospettica. In una linea cronologica che mi aiuta a capire quali reazioni sono scaturite dalle azioni che le hanno precedute e quale peso gioca il caso nelle scelte di una nazione.

Non è giusto ragionarne ora. E’ pur sempre un piccolo blog istituzionale questo qui.
Ma dovremmo capire, prima o poi, quale peso hanno avuto i blocchi sociali dominanti in questi ultimi anni nel determinare la cultura del paese ed europea se, a vincere nel continente, sono forze per lo più conservatrici o xenofobe o euroscettiche (e non posso non chiedermi: perché diavolo si fanno eleggere al parlamento europeo se sono ‘euroscettici’?) mentre, in latinoamerica e negli USA vincono le forze del progresso che declinano il loro oggetto sociale al futuro, guardando al domani con fiducia e speranza.

Le forze politico culturali che han vinto in Europa, sono lo specchio di un continente impaurito e la paura, solitamente, non genera un buon cinema. Né aumenta gli investimenti in cultura, orientando piuttosto la spesa verso il già visto del protezionismo liberista.

Venendo all’Italia, io credo, però, che per la prima volta il consenso del premier cali considerevolmente e che, vedendo i dati assoluti, il paese è – ancora una volta – spaccato perfettamente a metà con una lieve pendenza conservatrice, peraltro prevedibile.
Cosa significa questo?
Che le forze nuove del paese, quelle giovani e quelle creative, hanno acqua nella quale nuotare perché la crepa che si è aperta a destra renderà migliore la destra stessa (visto che il monopolio berlusconiano presto o tardi dovrà essere diviso tra eredi comunque diversi da lui e dal suo populismo carismatico elementare) e costringerà la sinistra a superare l’avversione antipremier capovolgendola, finalmente, in una proposta (speriamo chiara?) per il Paese e in una analisi del mondo nuovo che viviamo.

Perché pensavo tutto questo davanti al palazzo di giustizia milanese?
Perché Milano è, oggi, una città morta, affogata nei suoi rutilanti eventi, ma incapace di programmare con pazienza politiche per la cultura.
Eppure da lì sono passate le anticipazioni più importanti per il paese: da piazzale Loreto a Sesto, da piazza Fontana e Pinelli, dalla città da bere dei nuovi parvenu alla lega nord, da forza italia a expo 2015.
Eppure, in questo nostro paese di gattopardi, dai tempi gloriosi in cui la mia generazione è cresciuta nel brodo dell’antimafia militante e della lotta alla corruzione morale, economica e politica; continuo a chiedermi – passando dinanzi a quel palazzo – ma che strada abbiamo percorso sin qui?

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01/06/2009

Sempre sulle maestranze

Che dire?
Il mio punto di osservazione è – forse – un po’ più largo. Per forza di cose, infatti, siedo sul ponte di una nave e l’orizzonte viene comunicato prima ai miei occhi di quelli altrui.

Il modo che abbiamo di attrarre le produzioni è la qualità delle nostre maestranze, oltre che mille altri fattori ambientali. Ma prima della nascita della apulia film commission mancava una strategia coordinata di comunicazione e assistenza che consentisse la continuità. Tra le attività di comunicazione c’è anche lo star system, la capacità, cioè di mettere a valore le presenze di artisti che scelgono la Puglia come location.
Cosa c’entra l’essere guardati dal vivo da una star, francamente proprio non capisco. Ma sono un signore, dunque mi taccio.

Gestire la Torino Piemonte FC è difficile, ma non quanto ‘amministrare’ un territorio lungo oltre 450 km e variegato come un sub continente. Il Piemonte, infatti, ha conosciuto la vera affermazione sullo scenario nazionale prima – e internazionale poi – utilizzando due leve: il costante impegno finanziario sistemico (la film commission, il fondo, il museo del cinema, il festival, la scena artistica locale dei murazzi, la scuola holden, ecc.) in un mix di pubblico che traina il privato che non ha eguali in Italia. Poi ha ospitato due produzioni di lunga durata come ‘Centovetrine’ e ‘Elisa di Rivombrosa’ che hanno consentito oltre che di promuovere le sue location, di assumere e formare sul campo decine di maestranze affidabili.
S’è, per così dire, sparsa la voce che in Piemonte ormai si trovano location e maestranze a bassi costi. Tanto da risparmiare sulle diarie.

Così è nato l’effetto Piemonte.
Noi abbiamo da percorrere la stessa strada. Ma vogliamo farlo in meno tempo e con maggior slancio comunicazionale, visto che la Puglia non ha solo splendidi interni come il Piemonte sabaudo, ma anche una luce folgorante e duratura.

I budget che amministriamo sono infinitamente più bassi di quelli del Piemonte al suo secondo anno di vita. Ma questo la Idrusa non lo vuole vedere, forse.
Così come il suo accenno alla propensione delle produzioni ad intercettare sui territori finanziamenti regionali è pleonastico. In tempi di pesante contrazione dei budget ministeriali e delle tv, è del tutto evidente che le produzioni scelgano altre fonti. Tra queste i territori sono i più rapidi ad intervenire.

C’è però chi gioca sporco o comunque pesante.
Usando fondi Fas – ad esempio – per fare sostegno alle imprese dell’audiovisivo come la Sicilia, oppure il bilancio regionale (e beati loro che possono) per lanciare un fondo da 9 milioni di euro come la Toscana.

In ultimo l’accenno alla production guide cartacea della Emilia Romagna è un retaggio demodè, visto che noi appena nati abbiamo varato la nostra guida on line. Facilmente consuntabile e aggiornabile dai diretti interessati.

Alla Apulia Film Commission spetta mettere le regole e farle rispettare (e noi lo facciamo, visto che, come noto, eroghiamo il nostro fondo in ragione del 20% di anticipo e dell’80% a saldo solo dopo aver controllato che ogni regola sia stata rispettata, altrimenti non eroghiamo il saldo. Si veda l’esempio del film tv Le ali che non ha avuto il nostro contributo perché gravemente inadempiente).

Ci vorrebbe molto più tempo e più spazio per ragionarne, effettivamente. Ma oggi non posso e dunque mi fermo.

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22/05/2009

Dedicato alle maestranze.

Ricevo una email privata da una ragazza che lavora in un reparto di produzione.
Ometterò il suo nome per delicatezza, ma ne riporto il contenuto.

Si lamenta della difficoltà di trovare ruoli nei film che si stanno girando e si gireranno presto in regione.
Le ho inviato una risposta che credo giusto pubblicare nel blog, a beneficio dei tanti e delle tante che pongono la stessa inquieta e giusta domanda.

“Cara ….,
“il lavoro è un diritto”. Sono cresciuto con questo slogan nella mia testa di giovane in formazione ai tempi del liceo e poi dell’università. E da quel principio non mi sono mai discostato, non ho mai ‘tradito’ si direbbe.
Infatti, appena nominato alla direzione della film commission pugliese proposi e ottenni, nonostante ad alcuni sembrava troppo alta, che nel regolamento del nostro film fund fosse prevista la soglia del 30% di assunzioni di maestranze pugliesi sui set prodotti da aziende sostenute con soldi dei pugliesi.

Da quando esistiamo, cioè da soli 23 mesi circa, abbiamo sempre lavorato seguendo questa linea. Ovviamente, per evitare ogni tipo di condizionamento, abbiamo evitato di segnalare direttamente nomi e ruoli, limitandoci a creare sul nostro portale web la guida alla produzione, un data base di profili curriculari cui le produzioni possano liberamente attingere.

Sono stato personalmente sui tutti i set a verificare che vi fossero maestranze pugliesi e, sino ad oggi, ho sempre constatato la loro presenza.
Ma non è del tutto perfetto il nostro meccanismo. Esistono crepe, e numerose anche.

Per esempio la intermediazione di maestranze locali viene spesso effettuata su data base di privati, i cosiddetti location manager (Coppola, Angelini, Lopez, Trevisi, Marini, ecc…) che hanno spesso gruppi affiatati e stabili di collaboratori che lavorano al loro seguito. Chi non fa parte di questi circuiti fa più fatica ad entrare.

Per questo, oltre che a stabilire un rapporto di collaborazione diretta con i citati location manager, cerchiamo il più possibile di convincere direttori di produzione e organizzatori generali ad allargare il giro scegliendo anche tra i curricula presenti sul nostro sito.

Noi, più di questo, davvero non possiamo fare.

Infatti è mia abitudine studiare i modelli delle altre film commission nazionali e non. Tra le migliori c’è quella piemontese grazie alla quale da anni, ormai, e grazie alla produzione della serie tv “Elisa di Rivombrosa”, una intera classe di maestranze s’è formata dando poi garanzie ai successivi produttori del proprio talento.

Noi stiamo puntando allo stesso obiettivo: formare sul campo le maestranze e cercare di portare qui lunghe serialità che garantiscano troupe più ampie e più lunghe di quelle dei film cinema.

Se ci riusciremo, come sono convinto faremo prestissimo, allora spero sarà soddisfatta la tua come la domanda di tanti e tante altri che aspettano con immutata speranza il momento del proprio riscatto.

Sappi però almeno questo: noi ce la stiamo mettendo tutta ed i risultati arriveranno perché da questo lato c’è un team appassionato e competente, e profondamente affezionato alla propria terra e alla propria gente.
Mi credi?

Nota a margine: il film di Rubini parte a fine mese. Quelli di Ozpetek e di Albanese a fine agosto, dunque hai ancora tutto il tempo di cercare il colloquio con le produzioni coinvolte, rispettivamente dunque con Fandango e Lumiére.

In bocca al lupo
s.”

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Gentile direttore,
la contatto in quanto pugliese nonchè maestranza nel settore cinematografico, per chiedere delucidazioni riguardo la nostra “collocazione” sul territorio, in merito al fatto che siamo tutti chiaramente informati sui nostri diritti lavorativi.
Sono una costumista, appassionata a tal punto da saltellare da un ruolo all’altro con competenza, pur di aumentare le mie opportunità lavorative, ma le assicuro che è sempre più difficile avere visibilità ed è ancora più frustrante vedere la moltitudine di produzioni operanti, adesso più che mai, a un palmo dal mio naso ed essere totalmente impotenti, invisibili appunto. Sergio Rubini, Giovanni Albanese, F.Ozpetek per citarne alcuni, che collaborano con la Apulia Film Commission e che quindi lascerebbero ben sperare a noi maestranze locali di essere automaticamente assorbite come da regolamento. Però di fatto così non accade, se io e molti miei colleghi, ci ritroviamo a dover affrontare la lunga via crucis della ricerca, per vie traverse, di contatti a cui riferirsi sperando di rientrare nella rosa dei fortunati.
Io credo che sia ingiusto dover chiedere come un favore personale ciò che ci spetta di diritto cioè un lavoro, il ricoprire il ruolo per cui siamo competenti, con lunghi anni di studio, lauree, corsi di specializzazione e gavetta e poi ancora qui a chiedere e aspettare, di dimostrare che sappiamo fare cinema e non abbiamo proprio nulla da invidiare ai nostri colleghi romani.
Trovo invece che dovremmo essere tutelati in quanto anche grazie a noi, spesso con badget non propriamente adeguati, si ottengono prodotti comunque qualitativamente alti, magari al di sopra delle aspettative.
Vorrei che lei trovasse per me una risposta, che mi pacificasse, che fornisse quindi una giustificazione a tutto questo, vorrei sapere chi sono, se ci sono, le mie colleghe (o colleghi), quelle che vengono ingaggiate al posto mio, come costumista/assistente costumi, truccatrice/assistente trucco, sarta di scena.
Al fine di non apparire pretenziosa, allego il mio curriculum, affinchè possa verificare le mie esperienze e competenze, se avesse la pazienza di leggerlo, gliene sarei grata, perchè attesterebbe la legittimità dei miei dubbi.
Fiduciosa in una sua risposta chiarificatrice, la saluto augurandole un buon proseguo.

Cordialmente

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15/05/2009

Yes, i cannes.

Mentre a Cannes la crisi accarezza la Croisette ed il solito confuso brulichio di un tempo è divenuto un ordinato passeggio di operatori del settore di tutte le lingue, di tutti i colori, di tutte le razze ed orientamenti sessuali del mondo, seguo con immutato stupore cosa succede in Italia.
Non posso che rifugiarmi, ancora una volta, nelle parole di chi dell’amaca ha fatto uno strumento di battaglia delle idee. E come potrebbe un meridionale come me, non condividere queste idee?

- “La società multietnica è fallita”, dicono in televisione molti politici di governo, specie quelli col fazzolettino verde nel taschino. Lo dicono poco dopo l´approdo alla Casa Bianca di un nero. Lo dicono mentre a Parigi, a Londra, a Berlino e quasi ovunque in Europa è quasi impossibile incrociare su un marciapiede due individui dello stesso colore. Lo dicono mentre ognuno dei nostri e dei loro figli sta andando a scuola o mangiando una pizza o flirtando con un ragazzo/a che viene da un altro paese e da un´altra cultura. Lo dicono perché non sanno, o peggio non vogliono sapere, e si aggrappano, faziosi e causidici, agli inevitabili contraccolpi di ogni migrazione, di ogni ibridazione, di ogni mutamento, agitando lo spettro delle banlieue e dimenticando tutto l´enorme resto (dimenticando Parigi, la Francia, l´Europa, il mondo).
è negazionismo anche questo, negare l´evidenza, ribaltare la realtà. La società multietnica non è fallita e nemmeno è riuscita. La società multietnica, semplicemente, è in atto. è ciò che ci circonda ed è ciò che ci aspetta. Cercare di darle regole, di governarla, di limarne gli spigoli è giusto e necessario. Negarla è per metà patetico per metà folle.”