Diario
1
10/05/2009

Si può dire non sia vera e dura questa frase?

Da “L”eleganza del riccio” di Muriel Barbery, edizioni EO

“Non vediamo mai al di là delle nostre certezze e, cosa ancora più grave, abbiamo rinunciato all”incontro, non facciamo che incontrare noi stessi in questi specchi perenni senza nemmeno riconoscerci. Se ci accorgessimo, se prendessimo coscienza del fatto che nell”altro guardiamo solo noi stessi, che siamo soli nel deserto, potremmo impazzire.”

(pag.139)

0
08/05/2009

Ancora il dibattito.

Pubblico con piacere una integrazione all’intervento di Guarino.

Gentile Sig. Maselli,
Le scrivo in merito alla mail da Lei pubblicata sul sito
della AFC. Come Orazio Guarino, un caro amico degli anni di studio a Bologna,
sono una giovane pugliese in continua attività nel settore degli audiovisivi.
Sono solleticata da questo intervento che penso dovrebbe davvero portare ad una riflessione importante soprattutto al punto in cui siamo. Lo snodo che viviamo in questi anni ci vede assistere quasi immobili di fronte al cambiamento totale del cinema così come lo abbiamo studiato e conosciuto nel Novecento. Come sostiene Francesco Casetti in suo libro imperdibile per gli amanti della
settima arte, forse il cinema ha esaurito il suo cammino in parallelo con il
Novecento, “l’uno in un cinema che non si appoggia più all’immagine
fotografica, l’altro in un tempo che sembra rovesciare, o perlomeno ripudiare
molte delle misure precedenti.” (F. Casetti “L’occhio del Novecento”) Al centro
di queste riflessioni io ritengo che ci debba essere la sala con la sua crisi,
dovuta secondo degli studi, non unicamente al downloading da internet, ma
all’aumento dei prezzi del biglietto e alla mancanza di elasticità della sala
rispetto alle tecnologie più recenti dell’home video. Ho scoperto con mia
sorpresa che le pay-tv, i dvd, il downloading stesso sono delle pratiche
rafforzative, molto adottate da chi ama il cinema. Le reali perdite della sala
riguardano quella fetta di pubblico mediamente interessata che al cinema ci
andrebbe più volentieri se costasse meno, e invece rimane in salotto a godere
degli intervalli pubblicitari fra un film e un altro. Mi permetto di
intervenire perchè io preparo la mia tesi di laurea su questo argomento e mi
piacerebbe dirvi come io lapenso riguardo al finanziamento alle opere
cinematografiche. Le opere di reale interesse culturale che sono solite essere
finanziate sono spesso viziate dal sospetto che nasce spontaneo nel sapere che
di certo la commissione che valuta le sceneggiature è di nomina politica, una
politica che è dichiaratamente clientelare e non si esime dal lasciarci
attoniti di fronte a certe scelte. (vedi la puntata di Report, querelata
dall’allora ministro Urbani) Se invece i finanziamenti derivanti dal Fus
fossero dedicati alla didattica dello spettacolo nelle scuole, a partire da
quelle primarie, alla promozione del cinema all’interno delle comunità, alla
sensibilizzazione dei giovani, non pensate che il cinema di interesse culturale
potrebbe vivere reggendosi sulla forte richiesta di un pubblico adeguatamente
formato? E se una parte di questi finanziamenti sevissero ad aiutare gli
esercenti dei piccoli circuiti a tenere bassi i prezzi dei biglietti, non
sarebbe logico vedere un aumento del pubblico, cosa che evidentemente accade
ogni qual volta ci siano spettacoli a prezzi ridotti. Fino  a quando il cinema
aveva costi ridotti non ha mai avuto problemi, anzi anche in periodi di crisi
assurda come durante le due grandi guerre esso ha visto un incremento della
frequentazione in sala! Fino agli anni Settanta momento in cui è iniziata la
politica del rialzo del prezzo del biglietto, il cinema non ha avuto
concorrenti. Ammetto che un duro colpo è stato assestato alla sala con
l’avvento delle tv private e con l’ammodernamento dei palinsesti, ma se la sala
riscoprisse il gusto di rinventarsi? Porto alla vostra attenzione l’esempio
della Casa delle Arti, nata da poco in terra di Conversano, che ha fatto
confluire sulla sala tante altre attività che la rendono un posto vivo per
tutto l’arco della giornata, prendendo quasi inconsciamente spunto da alcune
procedure legate al funzionamento del multisala, ma portando avanti con
coraggio un’impegno rivolto alla ricerca e alla selezione dei materiali
proposti, e un’attenta cura alla formazione all’interno della comunità locale,
rafforzata dal loro lavoro di didattica del cinema e dello spettacolo nelle
scuole del comune. La mia ricetta è questa, va bene finanziare le opere, in
particolar modo le opere prime meno visibili da parte del circuito produttivo
privato, ma occorre soprattutto concentrare gli sforzi economici sulla
distribuzione dei prodotti finanziati, e sulla cura di un vivaio di giovani a
cui si da la possibilità di conoscere il cinema e di amarlo; rinnovare la sala
affinchè riacquisti la sua centralità tenendo conto delle mutate
caratteristiche dell’esperienza filmica e delle attrattive a cui il pubblico
può rivelarsi sensibile, in primis la diminuzione dei prezzi del biglietto.
La ringrazio per l’attenzione accordatami, e Le auguro buon lavoro.
Cordiali
Saluti.

Manuela Martignano

0
06/05/2009

Storie.

Ricevo e pubblico questa email di una persona che non conosco, ma che scrive cose su cui varrebbe la pena riflettere. Mi riservo di dire la mia appena potrò, a proposito di fondi e territori e creatività.

Intanto, grazie Orazio.
s.

Salve, Sign. Maselli.

Sono Orazio Guarino, regista e produttore ventisettenne pugliese.
L’ altra sera mi sono imbattuto in una conversazione con un mio carissimo
amico riguardo la pratica difusissima del peer to peer.
La questione e’ nata dal fatto che questo mio amico aveva pensato di
“scaricare” un  film per guardarlo naturlamente.
Allorche’ io gli ho subito risposto un po’ per provocarlo che non credevo
fosse  giusto scaricare gratuitamente  un’ opera cinematografica che era
frutto di una mole mostruosa di lavoro di centinaia di persone.che in
fondo la visone nelle sale e’ uno dei pochi introiti di un opera
cinematografica, differenza sostanziale credo con un album musciale che
puo’ essere poi proposto nelle performance live.
Lui di rimando mi ha risposto che visto  che   l’opera in questione aveva
ricevuto gia’ dei finanziamenti sia regionli che statali. insomma.. non
gli sembrava neanche giusto pagare un biglietto intero per andare a
guardalo al cinema in quanto  gia’ in un certo senso  finanziatore
dell’opera con il pagamento delle tasse .
Questa breve  conversazione ora raccontata in manira molto spiccia
naturalmente e’ avvenuta come una  provocazione reciproca , senza entrare
nel merito del problema.
Pero’ credo che possa essere uno spunto di riflessione per quanto riguarda
la questione dei finanziamenti .
In piu’ sempre questa persona mi faceva notare,. non che io non lo
sapessi,  visto che ormai da qualche anno mi occupo di cinema e di
materiale audiovisivo che a godere dei sovvenzionamen ti fossero sempre
piu’ o meno le stesse persone e che sarebbe piu’ giusto che invece fossere
a disposizione diciamo  “di tutti”.
Ora.
io non avevo il tempo per poter cercare di spigare a questo mio amico che
i finanziamenti coprono solo una piccola parte del’intera opera. e che
servono comunque per essere ridistribuiti nel territorio, che i fondi non
vengono sempre dati alle stese produzioni e agli stessi autori ma di certo
non ho potuto neanche in estrema sincerita’ e in  buona  fede riuscire a
dargli tutti i torti sulle questioni da lui enunciate che di certo
richiederebbero  pero’ un approfondimento speciale.
In piu’ tutto cio’ sfiorava una questione che a me, ma non solo, e’ sempre
stata di particolare interesse ovvero quella degli aiuti e sovvenzionameti
alle opere  in maiera dicimo ripetuta, ovvero al fatto che ad un’ opera di
cui si ricsontrano dei meriti e delle caratteristiche particolari  vengano
dati i fondi  e che poi solo alle opere gia appunto  finanziate e ai
porgetti gia’ sostenuti sono offerti  i canali di promozione e pubblicita’
ufficiali.
Assistiamo quindi ad una doppia assistenza.
Mentre invece le opere che  spesso anche per  scelta  della produzione o
dell’ autore o perche non ritenuti validi,certo, nonostante non abbiano
utilizzato fondi pubblici e quindi non avendo avuto /richieto assitenza
pubblica non sono  neanche aiutati nella loro distribuione e quindi
tagliati completamente fuoti dal gioco.
Quindi “chi meno  chiede meno ottiene”, o mi sbaglio?
Ricordo con estremo rimpianto Carmelo Bene( C.B.) parlare di qusta
situazione  in un suo intervento in un notissono talk show.
La sua vera  e propria invettiva  riguardava il teatro e i
sovvenzionamenti  alla MEDIOCRITA’  a suo dire , dicendoco he si creava
appunto questa sorta di assistenzialismo duplice ai teatri statali sia in
fase di finanziamento che di promozione.
Non credo che sia molto diverso per quanto riguarda il Cinema.
Lei crede che sia del tutto sbagliito quello detto fino ad ora? Bisogna
some al solito abituarsi?
Crede che sia giusto che nel caso un’  opera  fosse finanziata da un film
commision  regionali  dare  ai citatdini di quella regione degli sconti o
delle agevolazioni nelle  visoni al cinema?
Avendo ricevuto delle otime impressioni da parte di vari addetti i lavori
riguardo la  sua persona e la sua profesisonalita’, nonche’  essendo Lei
una persona giovane che non e’ poco.. anzi… spero che  vorra’ darmi il
suo parere e , perche no’, che questa mia mail se Lei vorra pubblicarla
possa contribuire al dibattito sui contributi e sulla  distribuzione delle
opere , prolema fondamentale del giovane cinema e dei  giovani autori.

La ringrazio molto e le auguro un buon lavoro.
W il Cinema
Orazio Guarino.
Naffintusi Cinema and audiovisual art.

0
01/05/2009

Prevedere.

Mentre ieri sera con alcuni colleghi mi accingevo a scrivere il progetto che creerà il primo circuito di sale cinematografiche (di qualità) regionale italiano, scopro che il produttore Riccardo Tozzi aveva scritto questo intervento apparso su “Il Messaggero” del 30.04.2009. Questo significa pre/vedere, vedere prima di altri. E mi conforta, perché da un po’ penso che noi qui, in questo nostro avamposto di qualità umana, professionale e progettuale ch’è l’Apulia Film Commission, arriviamo prima sulle cose.

Ecco:

di RICCARDO TOZZI*
SULLA rinascita del cinema italiano, che si e’ dispiegata nel corso degli anni duemila e che ha portato il numero annuo dei nostri spettatori da 10 a 30 milioni, incombe una minaccia mortale. Un pericolo in atto e che ha già arrecato danni gravi. E’ la progressiva rarefazione (o addirittura scomparsa) delle sale cinematografiche nei centri urbani. Nel corso dell’ultimo triennio la quota di mercato delle multiplex (prevalentemente periferiche) sul totale del mercato delle sale e’ salita dal 40 al 60%. Non si e’ trattato di un affiancamento alle preesistenti sale urbane, ma di una sostituzione.
Le multiplex, per il tipo di comportamento che implicano (spostamento in macchina per percorsi relativamente lunghi) e per caratteristiche ambientali (chiasso, affollamento etc.), attirano il pubblico giovane e non quello adulto. La sostituzione delle sale urbane con le multiplex equivale ad una sostituzione di pubblico: giovani al posto degli adulti. Poiche’ il cinema italiano (come quello europeo e quello americano indipendente) ha prevalentemente pubblico adulto, questo processo trasferisce pubblico al cinema di genere giovanile, prevalentemente americano.
Affermazioni queste che andrebbero certo temperate con una serie di distinguo, ma hanno una significativa validita’ generale. Se si comparano i risultati di film italiani usciti due/tre anni fa con quelli usciti in questi mesi, si vede che gli incassi nelle sale urbane sono gli stessi. Ma essendo le sale urbane diminuite del 25/30%, gli incassi totali attuali sono inferiori a quelli passati della stessa misura. Un film che due anni fa incassava sei milioni, oggi ne incasserebbe quattro. Se lasciamo le cose alla tendenza, domani ne incasserebbe due o piuttosto non verrebbe piu’ prodotto. Come conseguenza gia’ quest’anno la crescita del pubblico del cinema italiano si interrompera’: e’ del tutto probabile che la nostra quota di mercato scenda sensibilmente sotto il 30%.
Naturalmente, cio’ non significa che lo sviluppo delle multiplex sia in se’ un male. Tutt’altro: la crescita di questo circuito e’ stata ed e’ un elemento di modernizzazione essenziale per il nostro esercizio, e l’attrazione che esercita sul pubblico piu’ giovane ha riportato al cinema una generazione nuova. E’ male che non si agisca per riqualificare e potenziare il circuito urbano, nella provincia (da dove e’ sparito) e nelle grandi citta’ (dove e’ in crisi). Dico riqualificare e non conservare: le sale urbane possono vivere e prosperare solo se si modernizzano e si adeguano ad un consumo piu’ sofisticato. Siamo di fronte a una svolta. Per salvare il cinema italiano e piu’ in generale il cinema di qualità, occorre produrre un grande sforzo di progetto, di finanziamento e di iniziativa imprenditoriale. Le regioni le province e i comuni sono, su questo tema, gli interlocutori decisivi dell’industria. Forse anche cogliendo l’occasione della digitalizzazione ormai prossima, bisogna lanciare un piano di incentivi che orienti decisamente alla riapertura e alla riqualificazione del circuito di sale dei centri urbani grandi e piccoli. Solo cosi’ potremo avere la possibilita’ di raggiungere tutti i pubblici e salvaguardare la diversificazione della produzione e del consumo, che e’ la principale garanzia della qualita’ e della liberta’ di scelta.
* Presiedente Unione Produttori Italiani

1
24/04/2009

Cannes!

Ricordo spessissimo quando arrivai a Roma per cominciare lo stage presso la Fandango, factory di produzione cinematografica, dove poi fui assunto e dove sono rimasto sino al duemilasei. Poco tempo dopo essere giunto in quegli uffici, il produttore – uomo extra ordinario – mi catapultò a seguire la promozione dei film presso i festival.

Tornai per la prima volta al festival di Venezia da lavoratore, non più da spettatore assetato d’avventura (non dimenticherò mai il bacio dato ad una donna sul vaporetto, la prima volta in assoluto che andai. Fu pazzesco, una promessa di avventure perso nei fumi dello spritz, e non ero ancora approdato al lido…) per ‘Dust’ di Milcho Mancevski e poi, per la prima volta, andai a Cannes.

Al confronto della piccola Venezia, Cannes mi sembrava, dunque, un festival sodomitico. Ne avevo una idea confusa, ma non fumosa. Sapevo che sarebbe stato faticoso, ma non immaginavo così. I film che portavamo in promozione erano, nientemeno, che “Respiro” di Emanuele Crialese e “L’imbalsamatore” di Matteo Garrone. Non uno, due film! Le angherie dell’ufficio stampa, sotto pressione per un carico di lavoro francamente eccessivo, furono talmente esasperanti che per i due successivi mesi dovetti curare una rara forma di dermatite da stress. Giuro. Chiedere alla dermatologa se non si crede.

L’anno dopo, forti di una esperienza più che formativa, facemmo una spedizione ancor più entusiasmante. Non per i film: l’opera prima di Edo Gabbriellini e “Da zero a dieci” di Luciano Ligabue di cui ho personalmente curato la organizzazione di un piccolo e faticosissimo concerto da 3 pezzi, quanto per il clima fra noi dello staff. Sonia, la mia amica del cuore, e poi Laura e Domenico e tutti gli altri mi hanno lasciato un pezzo di vita segnato sulla pietra nel petto. Non lo dimenticherò davvero mai e le parole che può accogliere un blog sono troppo blande per contenerne l’emozione.

Dopo qualche anno torno con un film a Cannes. E’ “Non ti voltare” di Marina De Van con Monica Bellucci e Sophie Marceau. Realizzato con un nostro piccolo contributo ed il sostegno di una allora neonata e piccolissima apulia film commission, grazie a Conchita Airoldi e al suo Studio Urania, grazie alla ostinata mania che alcuni (pochi) produttori italiani hanno di coprodurre, l’Apulia Film Commission, dopo nemmeno due anni di vita, sbarca al più importante festival cinematografico del mondo con un film girato per un terzo in una sua (splendida) città.

Voi come vi sentireste al mio posto oggi?

1
22/04/2009

Guardarsi indietro.

Il mio google alert stamane mi ha ripiombato tre anni indietro, al febbraio 2006, allorquando Repubblica Bari parlava del varo dello statuto della Fondazione AFC. Preistoria, forse.

Rileggo il pezzo e penso che almeno una buona parte di quel lavoro previsto sulla carta, in quasi 22 mesi, l’ho fatta. L’abbiamo fatta. Ma le nubi grigie e questa umidità opprimente mi fanno pensare che tanto ancora c’è da fare. Ce lo lasceranno finire sto lavoro?!

Apulia film commission, si parte

L’ APULIA FILM COMMISSION – invocata, strumentalizzata, non realizzata – è sicuramente la questione delle questioni di una Puglia alla ricerca della sua essenza creativa. Accade da almeno sei o sette anni. In pochi mesi, lo strumento necessario a dare coerenza e sostanza al cinema pensato o girato in Puglia pare alla vigilia del suo varo. Passo decisivo, in questo senso, lo compie l’ assessore regionale al Mediterraneo, Silvia Godelli, che domani presenterà lo statuto della Fondazione Apulia film commission: “una fondazione leggera” come la definisce. Si procederà alla costituzione, quindi, e al raccordo con la legislazione regionale di un testo formulato “dopo un’ ampia consultazione che ha interessato sindacati, enti locali e operatori del settore” in accordo con i rappresentanti dei Comuni capoluogo e delle Province (che ne saranno di fatto soci fondatori). La fondazione prevede, al contempo, l’ adesione di Camere di commercio, Fondazioni anche bancarie, imprenditori e associazioni che insieme concorrono a un budget costituito con il contributo iniziale di 500mila euro che sarà versato dalla Regione e, poi, dalle quote annue erogate dalle Province e dai capoluoghi (20 centesimi per abitante) e dagli altri enti (15 centesimi per abitante). A questo patrimonio potranno aggiungersi i contributi statali, quelli forniti dai vari soci, i beni immobili donati e i proventi delle iniziative. Denaro necessario per dare il via all’ intervento pratico della film commission – che avrà per il momento sede presso il settore attività culturali dell’ assessorato al Mediterraneo – sul cinema in Puglia. La costituzione di un fondo per il cinema sosterrà la produzione e distribuzione dei film girati in Puglia e che ne promuovono l’ immagine (su modello di quanto realizzato in Salento). La commissione si impegna altresì a porre le condizioni per attrarre qui le produzioni cinematografiche facilitando il loro lavoro sul territorio, a coordinarsi con le altre film commission italiane e straniere per promuovere le coproduzioni internazionali, in particolare con i Paesi del Mediterraneo. L’ obiettivo resta, nel contempo, quello di formare professionalità e competenze nel settore della produzione di cinema e televisione: a questo scopo si provvederà nel tempo alla costituzione di un centro di formazione di eccellenza. E, finalmente, la memoria. Che la fondazione provvederà a salvaguardare come da tanto tempo ormai si richiede. Il proposito principale è quello di dare corso al recupero della Mediateca regionale pugliese (impacchettata negli ultimi anni all’ ex Ciapi nella zona industriale di Bari) e al materiale audiovisivo e filmico d’ archivio dell’ Abc. Conservati e protetti saranno anche i patrimoni di cineteche, circoli, associazioni, collezionisti e archivi familiari. Non c’ è ancora alcuna idea sui nomi del presidente e del direttore dell’ Apulia film commission. “è davvero troppo prematuro”, spiega Godelli, che è comunque ottimista sui tempi. “Mi auguro che le adesioni dei soci fondatori arrivino al più presto. E se anche tutti gli undici soggetti previsti non saranno pronti subito, ipotizzo una partenza nel giro di qualche mese anche con l’ adesione di quattro di loro. La Film commission è uno strumento di importanza fondamentale per questa regione”. – ANTONELLA GAETA

(22.04.2009)

0
02/04/2009

21 grammi.

Oggi sono 21 mesi di direzione di AFC. Cioè 21 mesi che esiste un ufficio Apulia Film Commission, un direttore, una idea vera di film commission. Ventuno mesi sono un soffio, sono pochi grammi di vita, sono un grido, una corsa, un volo rapido. Sono oltre quaranta produzioni ospitate in Puglia, decine di cose fatte, cantieri aperti e in dirittura d’arrivo, sono un miracolo per quanto mi riguarda. Se ci penso mi gira la testa, meglio non pensarci. Meglio stare concentrati, come sempre.

2.4.2009

0
31/03/2009

Trasparenza.

Non so non ricordo se da qualche parte l’ho già detto o scritto.

La regione ha approvato da qualche giorno una legge sulla trasparenza degli atti amministrativi che impegna se medesima e le società controllate a pubblicare i propri dati, bilanci ecc. sui rispettivi siti web.

Bene, chi ci segue sa che noi, ben prima della legge eravamo trasparenti. Al punto che tutti sanno dove trovare le informazioni che cercano su questo sito web. Ed io sono contento di questa piccola avanguardia. Piccola, ma preziosa.

31.3.2009

1
31/03/2009

Perchè no casting?

Molti me lo hanno proposto o chiesto, allora rispondo così, a mezzo blog…

All’inizio del mio mandato avevo in animo di sviluppare una strategia che prevedesse di fare qui, in AFC, un data base di attori e attrici pugliesi. L’idea era semplice: convochiamo i casting generali presso la nostra sede, effettuiamo riprese di 3 minuti per ciascun candidato, tre foto per i profili e i frontali e mettiamo tutto on line sul nostro portale.

Poi però ho capito che mi sbagliavo. La professione è l’accumulo lento di competenze ed esperienze, per cui sto quotidianamente imparando a fare il manager. E tutti qui dentro imparano a fare film commission. Umilmente.

Perchè oggi dico che non possiamo fare casting ufficiali come AFC?
Per quattro semplici ragioni:

1. Perchè logisticamente sarebbe un massacro. Migliaia di richieste arriverebbero da chiunque decide per una qualche ragione di poter definirsi attore o artista. Ci vorrebbe più di un anno per censire tutti e i costi sarebbero spaventosi.

2. Perchè questo è un lavoro che deve fare il mercato: esistono diverse agenzie che hanno data base di attori, accumulati in anni di duro lavoro. Non sarebbe giusto da parte nostra disboscare il mercato, ponendoci in una posizione dominante, essendo noi la Regione Puglia e potendo usare i suoi soldi, cioè i soldi di tutti i suoi cittadini.

3. I casting generici sono pericolosi e non dicono nulla di una (presunta) abilità professionale. Per cui andrebbe fatto un casting per ciascun copione. Sarebbe un suicidio organizzativo e ci allontanerebbe dall’obiettivo principale di AFC che è e rimarrà sempre quello di sostenere e attrarre le produzioni.

4. Per raggiungere il nostro principale obiettivo, infatti, noi dobbiamo mettere a disposizione i talenti e le professionalità tecniche, non quelle artistiche che vengono selezionate dai produttori (e dal mercato dell’arte, direbbero Marx ed Engels) e non da noi.

Dunque AFC non farà casting, ma continuerà a fare le regole e a vigilare perché nessuno approfitti della buona fede di tanti aspiranti attori e attrici. Cui, a domanda, dico: studiate, studiate tanto. E’ l’unica possibile ricetta che esiste. Lavoro e sudore, diceva un mio prof universitario. Poi in piccola parte fortuna, sapersi o potersi cioè trovare al posto giusto nel giusto attimo.

(31.3.2009)

1
30/03/2009

Landscapes.

Oggi ho partecipato alla conferenza stampa di presentazione della decima edizione del festival di Lecce in un posto incantevole. Sono le Officine Cantelmo e fungono da ‘student center’. L’idea è semplice: prendi un posto bellissimo, con un grande spazio fuori, architettura postindustrial, tecnologie moderate ma efficienti. Metti insieme tanti ragazzi e dai loro una casa ed una occasione per parlare e discutere fra loro, per scambiare idee, connettersi. Ora il Salento deve provare ad agganciare i grandi flussi del pensiero internazionale. E sarà completa quella terra meravigliosa.

Tornando alla base sono entrato a Bari dall’uscita ‘Lungomare’ e alle sette di sera passate ho visto decine di persone correre intorno al parco di punta Perotti. Ho provato una emozione sincera: la mia terra è la mia terra, certo, ma è tra le migliori se riesce a costruire senso così con un immobile mobilissimo o con l’abbattimento di un immobile inutile. No?