In questi ultimi giorni, avendo trasferito i nostri uffici in fiera, ho iniziato a riflettere molto su come funzionerà l’inaugurazione del sistema pugliese dei cineporti di bari e lecce. Due posti bellissimi, in verità, che stanno crescendo come figli. Davvero, sto rischiando ancora una volta, di pensare a queste creazioni come creature. E non va bene.
Oggi, 12 dicembre, s’è inaugurato il cineporto di Torino: 5 strutture in una, una roba esagerata e – sono certo – meravigliosa. Ma, come sempre capita in questo paese di pazzi, arrivano anche le polemiche che riporto qui sotto.
E allora penso che noi dovremo essere molto cauti e bravi a costruire un rapporto di vera fiducia tra tutti gli operatori: produttori, maestranze, artisti, operatori culturali, esercenti, distributori.
Ma so anche una cosa: quando questa mia avventura è iniziata, mi riecheggiavano nelle orecchie le parole e negli occhi gli sguardi di chi ha speso una vita intera per ottenere spazi pubblici aperti, democratici, operativi, avanzati, reali. Tra questi tanti e tante che conosco ci sono anche io, e non lascerò che alcuno ci tolga questo desiderio. Di una Puglia migliore.
TORINO, 12 DIC – L’attesa apertura del Cineporto, casa dei produttori, oggi a Torino, dopo 5 anni di lavori per un costo di 8 milioni e mezzo di euro ripartiti tra Regione e Comune, 9.400 mq capaci di ospitare insieme 5 produzioni cinematografiche, è stata oggetto anche di profonde polemiche avanzate da un gruppo di esercenti torinesi. Con una serie di documenti fatti pervenire alla stampa e agli enti locali, gli esercenti, in testa l’attore Sergio Troiano, lamentano il fatto che le istituzioni abbiano negli ultimi anni finanziato, con oltre cento milioni di euro, il sistema cinema cittadino (Museo del Cinema, il Cineporto, Film Commission Torino Piemonte, i vari festival) senza coinvolgere gli ‘imprenditorì del cinema cittadino, gli esercenti, le cui sale sono sempre più vuote, e senza, forse, avere un rendiconto economico così positivo.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’ apertura all’interno del Cineporto di una sala da 96 posti. “I nostri debiti ce li ripaghiamo da soli e i nostri dipendenti li paghiamo di tasca nostra, se il Museo del Cinema o adesso anche il Cineporto, faranno acqua, a parare il buco saranno ancora e sempre gli enti locali con i soldi dei cittadini?”.