Diario
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02/10/2009

Time zones.

Time zones è la iniziativa culturale tra le più longeve e le più innovative, fra quelle pugliesi. Ed essere entrambe le cose, un ossimoro cioè, è davvero un preziosismo.

L’edizione di quest’anno è dedicata alla musca per il cinema ed io lo vivo come un altro segnale del bisogno artistico – fatto proprio dalla industria culturale – di continuare ad investire in cinema e audiovisivo. Un segnale che dice di andare avanti in questa direzione, “ostinata e contraria”…

Ecco il programma:

31/10 – Teatro ROYAL (ingresso libero)

ERI YAMAMOTO TRIO sonorizzazione “I WAS BORN, BUT” m 1932 (YASUJIRO OZU)

intro a cura di MIRKO SIGNORILE – “Soundtracks”

3/11 – Auditorium VALLISA

TEHO TEARDO

6/11 – Auditorium VALLISA

NINE RAIN sonorizzazione di “QUE VIVA MEXICO”1936 (SERGEI EISENSTEIN)

8/11 – Teatro ROYAL

TERENCE BLANCHARD Quintet

9/11 – Teatro ROYAL

WIM MERTENS

20/11 – Auditorium VALLISA

DAVID DARLING solo  + DAKOTA SUITE feat D.Darling

21/11 – Auditorium VALLISA

BERLINO AFTER 20” DEAD SCIENCE project: ARNOLD DREYBLATT + AUFGEHOBEN + LILLEVAN

27/11  MUM

5/12 – DEMODE’ Club

MOVIE NIGHT: DAVID HOLMES – LEE PERRY- ADRIAN SHERWOOD- DON LETTS

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29/09/2009

La fiction.

L’ho detto, scritto e lo ripeto. La svolta per i territori sono le fiction: aumenta la proiezione dell’immagine pubblica del territorio, aumentano gli addetti di settore, aumenta la sensibilità del territorio. Gli elementi critici sono tanti però.

Per ora segnalo questi dati diffusi dalla Fondazione Rosselli:

Fiction in calo

Lo rivela lo studio della Fondazione Rosselli presentato ieri a Roma

Dal 2007 al 2008 le ore di fiction italiana hanno visto un calo di quasi 100 unità, passando da 2.443 ore a 2.245 nel 2007 (repliche incluse). A dirlo è l’Istituto di economia dei media della Fondazione Rosselli, che ha presentato ieri il suo studio sul mercato della fiction italiana. Secondo la ricerca, tre sono i maggiori fornitori di fiction in Italia, ovvero Taodue, Grundy e LuxVide. Dal 2006 al 2008 si è ridotto però il numero di società che forniscono fiction, da 46 a 36 e solo quattro di queste lavorano sia per Rai che per Mediaset. I ricavi totali delle società di produzione derivanti dalla fiction sono pari a 520mln di euro. Sulla tv pubblica, è diminuito il numero di fiction nazionale trasmessa da RaiDue a favore di RaiUno, mentre in Mediaset la chiusura della soap “Vivere” ha portato a un calo di 100 ore nella trasmissione di fiction. Secondo la Fondazione, però, l’Italia continua a importare molto dall’estero: 1.700 ore provenienti dai tre maggiori mercati europei contro le 91 esportate.

Fonte: E-duesse

 

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23/09/2009

Come evolve il mercato.

Come evolve il mercato delle televisioni e come le nuove tecnologie incidono sui consumi futuri di contenuti audiovisivi?

Di questo s’è parlato al CNEL il cui report riporto qui sotto. Buona lettura:

CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ECONOMIA E DEL LAVORO

L’industria dei contenuti digitali. Gli ostacoli e le condizioni di sviluppo

Osservazioni e proposte

Assemblea

26 febbraio 2009

INDICE

ITER DELLA PRONUNCIA

1 PREMESSA

2 OSSERVAZIONI

3 PROPOSTE

Iter della pronuncia.

Il presente schema di Osservazioni e proposte è approvato dal CNEL in

ottemperanza all’art. 10 della legge n. 936/1986 recante “Norme sul

Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro”.

L’istruttoria dello schema di osservazioni e proposte è stata curata dalla

Commissione per le grandi opere e le reti infrastrutturali le politiche

energetiche e i servizi a rete (V) nelle riunioni del 26 novembre 2008, 17

dicembre 2008 e 27 gennaio 2009.

Nel corso dell’istruttoria la Commissione V ha tenuto conto dei risultati del

ciclo di audizioni indette al Cnel nei mesi di ottobre e novembre 2008 con i

soggetti appartenenti a tutti i segmenti del sistema delle comunicazioni

elettroniche e dell’industria dei contenuti: produttori di contenuti,

assemblatori, operatori di telecomunicazioni, soggetti dell’IT, intermediari

dei diritti d’autore (SIAE), sindacati ed associazioni dei consumatori.

La Commissione V ha concluso l’istruttoria nella riunione del 27 gennaio

2009.

Il documento è stato esaminato nel Comitato di Presidenza dell’11 febbraio

ed approvato all’unanimità nella Assemblea del 26 febbraio 2009

1 Premessa

È ormai diffusa la consapevolezza che dall’ attuale crisi finanziaria ed economica

si esce soltanto con una profonda revisione dell’attuale modello produttivo. Molti

dei beni che costituiscono il nucleo portante delle economie occidentali possono

ormai considerarsi maturi, e si riduce sempre più la loro capacità di creare

ricchezza. È quindi necessario investire nella produzione di nuovi beni e servizi,

che siano in grado di rimettere in moto ricerca di base ed applicata,

industrializzazione dei processi, produzione, distribuzione e consumo.

Di questi nuovi beni e servizi una buona parte è costituita dalla economia

digitale, che a partire dagli anni ‘80 è stata in grado di attrarre investimenti,

dare vita a nuovi prodotti, creare nuovi modelli di consumo. Tuttavia anche

questo settore, ampiamente inteso (Information Technology, telecomunicazioni,

servizi e contenuti digitali) sta rallentando il suo sviluppo a causa non solo di

carenza di investimenti (basti pensare alla difficoltà di realizzare le nuove reti a

larghissima banda) ma anche a causa di regole ereditate da altre stagioni, che

bloccano la circolazione dei beni immateriali (o che cercano invano di bloccarla

come nel caso di Internet), che non tengono conto né della dematerializzazione

di questa economia né della sua globalizzazione.

Occorre pertanto una riflessione larga (a livello internazionale) e condivisa (tra

tutti i soggetti di questa economia), sul nuovo modo di produrre, distribuire e

consumare quello che qualcuno ha definito i “neobeni”, e un insieme di decisioni

che consentano a questa nuova economia di realizzare al massimo le sue

potenzialità di creazione di ricchezza, di nuova e qualificata occupazione, di

accesso ampio alle conoscenze, di coesione sociale.

Sono queste le ragioni che hanno motivato, in questa Consigliatura, l’interesse

della V Commissione al tema delle infrastrutture digitali, quali strumenti di una

complessiva rivitalizzazione dell’economia del nostro Paese verso produzioni

immateriali a più alto valore aggiunto, in grado di migliorare la produttività e la

competitività del nostro sistema produttivo.

Il presente Schema di Osservazio ni e Proposte , infatti, completa un’analisi

svolta fin dal 2006 dalla V Commissione, che negli anni passati si è concentrata

dapprima sullo sviluppo delle reti a banda larga (2006) e successivamente sulla

disponibilità in rete di servizi per le piccole e medie imprese (2007). Con questo

lavoro, risalendo la catena del valore delle produzioni digitali, si analizza

l’industria dei contenuti digitali e i suoi elementi di freno e di sviluppo,

avanzando anche delle proposte. Lo Schema di Osservazioni e Proposte è

completato da un esteso Rapporto (Allegato) redatto per il CNEL dalla società

Between.

Il rapporto descrive le principali caratteristiche dell’industria dei contenuti digitali

a livello europeo e internazionale, mettendo in risalto la struttura della catena

del valore e i principali modelli di offerta adottati dalle imprese. Vengono

analizzati i vari segmenti che formano l’industria dei contenuti digitali e

precisamente: l’industria discografica; quella dei contenuti video; quella

televisiva; quella dei videogiochi; quella radiofonica e infine quella dell’editoria.

Dopo aver analizzato il ruolo dei dispositivi elettronici e delle piattaforme di distribuzione nell’ambito del processo di diffusione dei contenuti digitali,

vengono evidenziate le principali problematiche che affliggono l’industria italiana

dei contenuti digitali e le possibili azioni da intraprendere al fine della loro

risoluzione. Queste ultime due analisi sono state redatte sulla base delle

informazioni raccolte nel corso delle audizioni, che hanno visto partecipare i

principali attori della filiera produttiva dell’industria italiana dei contenuti digitali

nonché gli organismi deputati alla loro regolamentazione e promozione.

Dalle analisi svolte nel Rapporto si evince che negli ultimi anni, l’industria dei

contenuti digitali (intendendo con questo termine le opere dell’ingegno come la

musica, le immagini, i videogiochi, dematerializzate e distribuite sulle diverse

piattaforme digitali) ha subito una forte espansione grazie soprattutto agli

elevati tassi di crescita registrati in alcuni segmenti, tra cui quello televisivo e

quello della musica online. Tuttavia, nel complesso l’industria dei contenuti

digitali si trova ancora in una fase di crescita iniziale. Infatti, per alcuni segmenti,

il ruolo che tale industria assume nei confronti dell’industria dei contenuti

tradizionali, dalla quale essa stessa trae origine, è ancora marginale.

Per quanto riguarda il contesto italiano, le prospettive di crescita di questa

industria sono abbastanza promettenti, visto il ruolo sempre più cruciale che le

piattaforme digitali stanno assumendo nell’ambito dello sviluppo economico e

sociale del Paese. Tra il 2006 e il 2007, il valore dell’industria italiana dei

contenuti digitali è passato da poco più di 4 miliardi di euro a oltre 5 miliardi

euro facendo registrare una crescita di circa il 20%. Stando alle ultime stime, il

mercato nazionale dei contenuti digitali raggiungerà nel 2009 il valore di 7,3

miliardi di euro1. Anche se non si hanno dati precisi sull’occupazione, poiché la

creazione di contenuti è spesso parte di attività più ampie, è opportuno

sottolineare che in questo specifico segmento l’occupazione è per definizione

qualificata, giovane, spesso non stabilizzata, ma ricca di esperienze e di

competenze e quindi meno esposta al vento della precarietà. Nonostante questi

aspetti positivi, tuttavia, la presenza, sia a livello internazionale che nazionale,

di alcuni ostacoli di natura tecnica ed economica, potrebbero compromettere lo

sviluppo futuro di questa industria.

Lista dei soggetti auditi

§ Istituzioni: Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), Autorità

Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), Garante per la Protezione

dei Dati Personali, Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE), Guardia di

Finanza.

§ Associazioni di categoria: Aitech-Assinform, Confindustria Servizi

Innovativi e Tecnologici, Associazione Nazionale Imprese Servizi Informatica

Telematica Robotica Eidomatica (Assintel), Andec Confcommercio, Asstel.

§ Produttori di contenuti: Dada, Mediacoop, Warner Bros Italia, Italia News,

Mondadori online, Mondadori Digital Publishing, Associazione dei fonografici

Italiani (AFI), Associazione Produttori Televisivi (APT), Federazione Italiana

Industrie Musicali (FIMI), Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG), Istituto

1 e-Content, 2008.

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Mutualistico per la tutela degli Artisti Interpreti ed Esecutori (IMAIE),

Associazione Editori Software Videoludico (AESVI).

§ Distributori di contenuti: Mediaset, Aeranti corallo, Associazione Nazionale

Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali (ANICA).

§ Operatori TLC e ISP: Fastweb, Telecom Italia, Tiscali, Assoprovider,

Associazione Italiana Internet Providers (AIIP), International Webmasters

Association (IWA), Microsoft Italia, Philips Italia.

§ Associazioni: Adiconsum, Altroconsumo, Fistel CISL, Unione Generale del

Lavoro.

2 Osservazioni

I nodi critici che ostacolano uno sviluppo più ampio dell’industria dei contenuti

digitali possono essere così riassunti:

a)

Limitatezza del mercato dovuta al dato linguistico: un nodo non

superabile, che rende però difficile la competizione con mercati linguistici

assai più estesi del nostro (inglese, spagnolo). In Italia, come negli altri paesi

europei, nonostante siano presenti adeguate infrastrutture di rete e siano

stati sviluppati nuovi ed efficaci modelli di business, l’industria dei contenuti

digitali si presenta ancora fortemente frammentata e circoscritta ai confini

geografici dei singoli paesi membri. Tale situazione non consente alla stessa

di esprimere al meglio le sue potenzialità, costituendo una delle ragioni per

cui il valore del mercato di questa industria è di gran lunga inferiore a quello

di altri contesti, primo fra tutti quello statunitense.

b) Circolazione bloccata dei contenuti. È questo un nodo assai importante,

consistente nel fatto che l’insieme degli attori della filiera (produttori di

contenuti, assemblatori, distributori sulle diverse piattaforme) vede alcuni

soggetti in posizione monopolistica o oligopolistica. Di conseguenza,

meccanismi come l’acquisto in blocco di contenuti di un produttore da parte

di un distributore in posizione di monopsonio (tipicamente un broadcaster

televisivo), oppure l’acquisto in esclusiva per alcuni anni, o l’acquisto in

blocco per tutte le piattaforme, impedisce ad altri distributori, in particolare a

quelli da poco entrati sul mercato, come le TV su Internet (IPTV) o via

telefono mobile, di affermarsi sul mercato diffondendo contenuti pregiati, che

vengono di fatto tolti dal mercato. Questa problematica (ampiamente trattata

nel par 4.2.1. del Rapporto) è molto sentita dai gestori delle piattaforme

emergenti, ma anche dagli stessi produttori, che si vedono artificiosamente

restringere il mercato e non possono, ad esempio, riutilizzare i diritti delle

loro opere dopo un certo numero di anni, dando così vita ad un mercato

secondario dei diritti che potrebbe utilmente remunerarli. Questo problema

(difficile accesso ai contenuti da parte di alcune piattaforme di distribuzione)

ha il suo simmetrico nel difficile accesso dei produttori di contenuti ad alcune

piattaforme. Anche se la concorrenza ha aumentato il numero di piattaforme

di distribuzione disponibili (TV satellitare, TV digitale terrestre, TV via cavo,

Internet, reti di telecomunicazioni fisse e mobili) la limitatezza di capacità

trasmissiva di alcune di esse limita la possibilità di trasmettere tutti i

potenziali contenuti. Poiché alcune di queste piattaforme (broadcaster,

operatori di telecomunicazioni) sono verticalmente integrate, cioè hanno

nello stesso gruppo industriale fornitori di contenuti e reti di distribuzione, è

evidente che si crea una situazione di privilegio per la trasmissione di

contenuti in possesso dello stesso gestore della piattaforma.

c)

Difficile valorizzazione del diritto d ’ autore. Questo problema,

comunemente definito con il riduttivo termine di “pirateria”, ha delle

conseguenze importanti nella circolazione dei contenuti digitali. Come è facile

intuire, una volta che l’opera d’autore (musica, film, gioco) è stata

digitalizzata ed immessa nella rete, è anche possibile la sua circolazione sotto

forma di scambio tra gli utenti, pratica ritenuta illegale proprio perché viola la

normativa sul diritto d’autore. Questa pratica nuoce infatti sia alla

distribuzione fisica delle opere dell’ingegno (negli Stati Uniti è fallito il più

grande negozio di dischi) sia alla distribuzione online con pagamento dei

relativi diritti. Sono state elaborate diverse procedure per ridurre il fenomeno.

Si va da una procedura di “marchiatura digitale” dei contenuti (DRM, cfr. par

4.2.3.. del Rapporto) a pratiche repressive, come quella messa in atto in

Francia, che prevede che dopo tre accessi illegali l’utente sia disconnesso

dalla rete, a pratiche incentivanti consistenti nell’offrire gratuitamente

all’utente un assaggio di ciò che vorrebbe ascoltare per incentivarlo

all’acquisto regolare, fino a forme di abbonamento a costi molto ridotti che

remunerano forfettariamente un certo numero di accessi. Si tratta tuttavia di

misure che stanno dimostrando tutta la loro inefficacia, poiché è difficile

sradicare una pratica sociale come quella dello scambio, che ormai in rete ha

assunto lo status di vero paradigma.

Sottocapitalizzazione dell’industria. Così come l’industria del cinema,

anche quella dei contenuti digitali soffre di sottocapitalizzazione. Manca. ad

esempio. l’apporto di risorse da altri settori, che potrebbero investire se

fossero assicurate condizioni migliori di redditività.

Se questi sono i problemi che affliggono l’offerta di contenuti digitali, altri

possono essere individuati sul lato della domanda. In particolare:

Difficile accesso degli utenti ai contenuti digitali. Questo problema

nasce a sua volta da due elementi: la ancora incompleta estensione della

rete a banda larga, necessaria a veicolare i contenuti di maggior peso, e la

scarsa alfabetizzazione informatica esistente nel nostro Paese. Mentre sul

primo versante alcune iniziative si vanno affacciando, sul versante

dell’alfabetizzazione informatica vi sono alcune sporadiche iniziative, ma

occorrerà forse aspettare un ricambio generazionale.

Mancanza di standard e di interoperabilità. La possibilità di fruire di un

determinato contenuto digitale per mezzo di qualsiasi strumento, sia esso un

dispositivo elettronico o uno specifico applicativo software, è una condizione

necessaria per lo sviluppo dell’industria dei contenuti digitali, poiché

garantisce la massima libertà di fruizione agli utenti finali. La mancanza di

interoperabilità e le soluzioni verticalmente integrate e proprietarie che

caratterizzano l’offerta dei diversi provider, rischiano di compromettere lo

sviluppo dell’industria dei contenuti digitali, in quanto vincolano gli utenti a

una specifica piattaforma/servizio, al fine di garantire il consolidamento della

rispettiva base di utenti, a tutto svantaggio della concorrenza e dello sviluppo

complessivo dell’industria.

Scarsa trasparenza delle offerte commerciali. La concorrenza tra i

diversi operatori ha generato, come del resto è avvenuto nella telefonia

mobile, una quantità e varietà di tipologie di offerte commerciali non sempre

comprensibili agli utenti. Offerte quali la pay-per-view, pay-per-download,

pay-per-play, (cfr. Glossario al termine del Rapporto) le offerte

pacchettizzate, le promozioni, rendono di difficile comprensione per un

generico utente l’offerta che più risponde ai suoi bisogni.

3 Proposte

Sulla base delle difficoltà sopra individuate, si possono avanzare le seguenti

proposte per lo sviluppo dell’industria dei contenuti digitali.

A) Attuare un’efficace regolamentazione di tipo antitrust che assicuri una

migliore circolazione dei contenuti digitali. Si tratta delle proposte più incisive

e potenzialmente più utili allo sviluppo dell’industria in esame. Occorre che la

legislazione e la regolamentazione, ciascuna nel proprio ambito, obblighino

gli operatori dominanti e verticalmente integrati a offrire i contenuti da essi

acquistati in esclusiva a tutte le piattaforme che li richiedono, naturalmente a

condizioni commerciali, eque e non discriminatorie. Questa misura (detta

must offer), parzialmente e non molto chiaramente introdotta nel Testo Unico

sulla Radiotelevisione, sarebbe risolutiva come strumento per favorire il

radicamento e il rafforzamento delle piattaforme di distribuzione diverse dai

broadcaster verticalmente integrati. Simmetricamente, andrebbe garantita ai

fornitori di alcuni contenuti la possibilità di distribuirli attraverso qualsiasi

piattaforma, anche in questo caso a condizioni di mercato e non

discriminatorie. Si tratta del cosiddetto obbligo di must carry, che è stato

introdotto in alcuni paesi e per alcuni canali proprio per evitare che

l’integrazione verticale tra fornitori di contenuti e gestori di piattaforme porti i

primi a privilegiare i secondi come piattaforme distributive dei propri

contenuti, a tutto detrimento della concorrenza. La normativa di settore è in

gran parte derivata da Direttive Europee, tuttora in evoluzione, e talvolta non

molto chiare né efficaci sul piano della armonizzazione. Occorre quindi

seguire con attenzione tale normativa e stimolare il legislatore e il regolatore

italiano ad una trasposizione il più possibile incentivante di una vera

concorrenza tra fornitori di contenuti e tra piattaforme.

B) Stimolare, attraverso la normativa primaria e secondaria, l’adozione

di standard e di sistemi interoperabili, in particolare per i DRM

(meccanismi di gestione dei diritti digitali). Benché sia evidente che il

processo di standardizzazione debba avvenire a livello internazionale, in

quanto l’industria dei contenuti è fortemente globalizzata, possono in via

temporanea essere adottate delle misure a livello nazionale, come è

avvenuto in Francia (in cui i provider sono tenuti ad adottare una tecnologia

DRM interoperabile solo se lo richiedono i titolari dei diritti).

C) Elaborare e adottare un nuovo paradigma per la valorizzazione della

proprietà intellettuale, che tenga conto dell’affermarsi, nella rete,

dell’economia dello scambio. Tale paradigma sarà molto probabilmente una

estensione ai contenuti digitali del concetto dei “common goods” (beni

comuni sui quali nessuno può vantare un diritto esclusivo, ma che vengono

remunerati attraverso un prelievo generalizzato e non a carico dei singoli

utenti). Si tratta di un cambiamento di natura culturale che sembra

inevitabile ma che richiederà molto tempo per affermarsi.

D) Sostenere l’industria creativa italiana. Va affrontato il problema relativo

al sostegno alla produzione e alla distribuzione in digitale di contenuti legati

al mondo cinematografico e televisivo. In prima istanza, l’obbligo previsto

dalla Direttiva TV senza Frontiere, di diffondere quote definite di opere

europee, obbligo oggi imposto solo ai broadcasters sui loro palinsesti,

andrebbe esteso anche ai servizi di video-on-demand e a tutte le piattaforme

digitali, per esempio imponendo quote definite di opere europee nei loro

cataloghi e quote di investimento nell’acquisto di diritti di tali opere. Sarebbe

pertanto opportuno che la normativa nazionale si uniformasse a quanto

disposto dal nuovo testo della direttiva TV senza frontiere. Per quanto

riguarda il sostegno alla produzione e il problema della sottocapitalizzazione

dell’industria del settore, occorre richiedere che le misure di sostegno

previste per l’industria cinematografica e televisiva, come la defiscalizzazione

degli investimenti necessari per la digitalizzazione delle opere o il sostegno

alla produzione indipendente, misure oggi a rischio di infrazione da parte

dell’Unione Europea, in quanto considerati aiuti di Stato, siano invece

confermate.

E) Estendere le possibilità di accesso ai contenuti digitali da parte degli

utenti. Occorre innanzitutto estendere la copertura della rete a banda larga

e ultralarga ( la cosiddetta NGN) per consentire ad una più ampia platea di

utenti di accedere ai contenuti digitali. I piani di estensione della

copertura,presentati da diversi operatori,in primis da Telecom Italia, fanno

intravedere il raggiungimento della quasi totalità della popolazione in tempi

brevi ( due anni) per velocità fino a 20 Mbps, che consente già una buona

fruizione di contenuti non troppo pesanti ,mentre per il cinema ad alta

definizione e per file complessi,per i quali sono necessari almeno 50Mbps, le

prospettive temporali si allungano ( almeno i prossimi 10 anni).Occorre

pertanto trovare le risorse, pubbliche e private,e stabilire le regole, che

consentano di accelerare questo processo. Sarebbe anche opportuno

utilizzare a questo fine le frequenze che si liberano nel passaggio dalla TV

analogica a quella digitale ( il cosiddetto dividendo digitale) analogamente a

ciò che hanno fatto alcuni Paesi europei, come il Regno Unito, che ha messo

tali frequenze all’asta indicandone la destinazione proprio alla copertura del

digital divide con tecnologie wireless. 2 Per quanto riguarda la

alfabetizzazione informatica, limite che investe sostanzialmente le persone

anziane e le donne senza pregressa esperienza lavorativa, vanno sostenuti

tutti quei programmi,in gran parte pubblici,nazionali e di Enti Locali,che

insieme alle elementari abilità creino la motivazione e lo stimolo all’uso dei

contenuti digitali. (cfr.programma Icone della Memoria cit. nel Cap 5 del

Rapporto)

Per quanto riguarda la posizione dei principali paesi membri dell’Unione Europea (che fino al 2015 ha lasciato liberi i Governi nazionali di allocare ai diversi servizi le frequenze liberate, mentre dopo quella data esse dovranno tutte essere destinate ai servizi d telefonia mobile), il Regno Unito è considerato il paese all’avanguardia nella gestione del dividendo digitale. Dopo una

consultazione pubblica, l’orientamento di OFCOM prevede di utilizzare per la televisione digitale terrestre due dei canali destinati ai servizi IMT (servizi di telefonia mobile compreso il Wi-Max) e di mettere all’asta gli altri canali. L’obiettivo è quello di lasciare al mercato la scelta dell’uso finale dello spettro liberato. In Francia, invece, si è adottata una strategia pianificata delle frequenze, scegliendo di destinare ai servizi di telefonia mobile i 9 canali individuati dall’ITU , con l’obiettivo di massimizzare lo sfruttamento dello spazio frequenziale liberato. Nel nostro Paese la scelta del Ministero delle Comunicazioni e dell’AGCOM è stata diversa da quella del Regno Unito e della Francia. Infatti è stato previsto che i canali liberati dallo switch-off (i canali della

banda 61-69) non siano riservati ai servizi di telefonia mobile, ma utilizzati dai broadcaster per la diffusione di servizi televisivi in digitale terrestre, privilegiando così lo sviluppo della TV digitale piuttosto che la riduzione del digital divide.

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21/09/2009

Il chiacchiericcio.

Il chiacchiericcio che si fa sul cinema italiano ha costretto finanche i redattori della newsletter del Mibac (il ministero che per delega si occupa, tra le tante altre cose, di cinema e retto dall’On. Sandro Bondi) a scrivere quanto segue.
Segno che di cose se ne sono dette tante e non sempre a proposito.

“Negli ultimi giorni, gli organi di informazione hanno dato spazio a un dibattito composito e interessante a proposito del sostegno pubblico al Cinema italiano. Tra notizie, dichiarazioni e commenti diffusi dagli organi di informazione, però si incontrano imprecisioni, disattenzioni e anche, purtroppo, omissioni evidenti da parte di alcune testate giornalistiche.
A questo proposito, per chiarezza e completezza di informazione, riteniamo utile segnalare il servizio pubblicato da Cinemagazine, rivista del Sindacato giornalisti cinematografici italiani, intitolato “2005 – 2009 Una stagione con il sostegno del MiBac”, pubblicato anche nel sito internet www.cinegiornalisti.com.
Il bilancio pubblicato dalla rivista è frutto di un’accurata e fedele elaborazione dei dati pubblicati regolarmente nel sito internet della direzione generale per il Cinema, che divulga con criteri di trasparenza le delibere della commissione per la Cinematografia e le relazioni annuali sul sostegno alla produzione cinematografica. Vale la pena di ricordare che le stesse notizie riguardanti le delibere della commissione, consultabili da parte di chiunque, vengono trasmesse alla Corte dei conti per la loro registrazione, prevista dalle norme vigenti.
E’ utile anche sottolineare come, a differenza di quanto letto in alcune dichiarazioni e articoli di stampa, la produzione cinematografica sia l’unico ambito dello spettacolo a non ricevere finanziamenti a fondo perduto da parte dello Stato, che a suo favore eroga solo contributi per i quali vige l’obbligo della restituzione, ove il film riporti proventi (incassi sala, diritti video, diritti televisivi…).
A proposito degli incassi indicati nel servizio di Cinemagazine, riportati sulla base dei dati Cinetel, occorre segnalare che gli stessi riguardano esclusivamente i proventi derivanti dal botteghino, ma non quelli relativi alla vendita dei diritti televisivi, all’home video, alle vendite estere e ai nuovi media (internet, telefonia mobile…).
Per quanto riguarda i ritorni economici degli investimenti pubblici, va ricordato che gli incassi indicati sono lordi e comprendono le imposte versate al fisco. Per esempio, su 10 milioni incassati dal film, 1 entra nelle casse dello Stato. In più, allo Stato arrivano altri introiti fiscali dalle spese effettuate per la produzione del film, dai contributi lavorativi e anche dalla tassazione sul lavoro degli addetti.
E ancora, non sono riscontrabili i dati riguardanti gli effetti benefici della realizzazione dei film sull’economia del territorio in cui sono girati, ad esempio attraverso il fenomeno del cineturismo, in costante crescita negli ultimi anni.
Così come non sono quantificabili numericamente i risultati in termine di ritorno di immagine del Paese, grazie ai successi internazionali conseguiti dai film italiani.”

Fonte: MiBAC 21.09.2009

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15/09/2009

Fotografia.

Fotografia delle giornate che si vivono in Apulia Film Commission.
Mentre tutto intorno a noi brulica di curiosi visitatori della Fiera del levante – campionaria 2009, che chi non c’è mai stato non può capire cosa esattamente significhi, la squadra di afc assiste tre film in produzione (Ozpetek a Lecce, Bigoni a Bari e dintorni, Massimo Natale a Torre Guaceto riserva naturale WWF in provincia di Brindisi); effettua sopralluoghi per i prossimi film di Giorgia Cecere e una lunga serialità di cui ometto titolo e nome della produzione per non svelare segreti industriali (!!!).

E nel contempo rendicontiamo i progetti svolti, teniamo in ordine le domande della terza tranche del nostro film fund in attesa che si esprimano i critici scelti quest’anno per la valutazione consultiva; lavoriamo alacremente ai programmi operativi delle attività che svolgeremo (e sono tantissime) a valere su risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) di cui sono responsabile unico, ascoltiamo le decine di persone che ogni giorno e sempre più numerose ci chiamano per avere informazioni su cosa facciamo e come.

E poi, ancora, lavoriamo alla organizzazione della prossima edizione del Bif&st, predisponiamo i bandi pubblici per l’affidamento di servizi di ogni genere, essenziali al raggiungimento dei nostri obiettivi. Faccio la spola per uffici regionali e non, alla ricerca di risorse per garantire la ospitalità alle produzioni, in aggiunta a quanto abbiamo in dotazione per il nostro film fund.

E, ancora, incontriamo registi, autori, organizzatori di eventi che ci chiedono assistenza, sostegno, collaborazione.

La vita di una (buona) film commission è davvero intensa e sei persone, tanti siamo nell’ufficio di direzione – me compreso -, sono il minimo indispensabile per non sopperire dinanzi alla mole di cose da portare a casa.

A volte vedo le loro facce e mi sento in colpa. Chiedo loro di essere squadra e, insieme, fuoriclasse. Questo è il vero motivo del nostro vantaggio competitivo, la passione di ragazzi e ragazze preparati, appassionati, fiduciosi, grandi lavoratori, scelti uno per uno e una per una senza alcun condizionamento esterno, in nome del proprio solo talento. Che nessuno lo dimentichi mai, siamo parte di un tutto, ma del tutto siamo la migliore parte.

PS
Leggo l’editoriale odierno del Corriere della Sera e rifletto sull’ironia (involontaria?!) di certe scelte di palinsesto Rai. Mentre Porta a Porta di stasera oscurerà la scena televisiva nazionale con la celebrazione glorificante del premier in diretta per la consegna delle prime case ai terremotati abruzzesi, con un harakiri bizzarro della dirigenza Rai che – evidentemente non lavora per la propria azienda (e nessuno me lo toglie dalla testa, perché solo gli invasati obnubilati dalla passione politica posson pensare che la Rai è un’azienda libera in cui i talenti manageriali possano liberamente esprimersi); Rai Tre programmerà il film, bello e tesissimo, “La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler” di Oliver Hirschbiegel con Bruno Ganz a vestire i panni del dittatore ormai assediato e chiuso nel bunker fisico e mentale delle proprie assurde certezze.

Non so se lo hanno fatto apposta, ma la scelta mi sembra comunque geniale e premonitrice. Vedere il film per credere.

(Dal Corriere della Sera del 15.9.2009)

PAOLO CONTI
E
sponenti della maggio­ranza (e vertici Mediaset) protestano quando si par­la di Raiset, l’immagina­rio mostro televisivo da sei reti, in cui le forze del servizio pubblico si sommerebbero a quelle del con­corrente privato per evitare lotte fratricide nell’interesse di un uni­co referente, Silvio Berlusconi.

Ma il “Porta a porta” dedicato alla consegna delle case ai terre­motati che stasera su Raiuno sosti­tuisce il “Ballarò” su Raitre (che avrebbe affrontato lo stesso argo­mento) autorizza speculazioni, al­larmi, dietrologie. Perché ieri sera si è aggiunto un ultimo, eloquen­te tassello: la scomparsa improvvi­sa dal palinsesto di Canale 5 del­l’esordio di “Matrix”, un tempo condotto da Enrico Mentana e ora affidato a Alessio Vinci. Era in pro­gramma una puntata sulla libertà d’informazione (Vittorio Feltri ospite con Concita De Gregorio, direttore de “l’Unità”). Tutto can­cellato. L’avvio di “Matrix” è rin­viato alla prossima settimana. Vin­ci, da buon soldato, si è preso ogni responsabilità (“troppe diffi­coltà tecniche, la qualità non sa­rebbe stata all’altezza del mar­chio “). Ma anche qui il clima auto­rizza ogni retropensiero. Spinge ad avvalorare le voci di telefonate assai concitate partite da Cologno Monzese e arrivate a Vinci, preoc­cupate per l’esito della puntata.

Per farla breve: stasera Bruno Vespa (non lo avrà certo deciso lui) condurrà il suo “Porta a por­ta ” in prima serata in un clima da reti unificate. Lui su Raiuno, “L’ispettore Coliandro” su Rai­due, il film “La caduta-gli ultimi giorni di Hitler” su Raitre al posto di “Ballarò”, telefilm o film secon­dari su Canale 5, Italia 1, Rete 4 e La7. Nessuna vera controprogram­mazione e una evidente ansia di controllare tutto. Ha ragione Ser­gio Zavoli, presidente della com­missione di Vigilanza Rai: la situa­zione è “grave”, “Porta a porta” e “Ballarò” hanno “sempre convis­suto all’interno dei palinsesti del­le rispettive reti, e la deroga, spe­cie se perentoria, costituirebbe un problema da dover prontamen­te risolvere”. E ora sono in tanti ad attendere un cenno visibile dal presidente della Rai, Paolo Garim­berti, che della garanzia ha giusta­mente fatto il suo vessillo.

L’aspetto più paradossale è che l’indubbio traguardo raggiunto nella consegna delle case (94 vil­lette pronte a Onna in appena 72 giorni di lavoro, e tra poco 700 ap­partamenti a Bazzano) rischia, nel frullatore mediatico, di cedere la scena allo scontro politico sulla Rai. L’errore mediatico sarebbe evidente. Roba da principianti. Al­tro che professionisti di Raiset.

 

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11/09/2009

Bandiere nere e vento freddo

Alla Biennale d’arte di Venezia il più bel padiglione nazionale secondo me è quello francese. Non ricordo il nome dell’artista curatore, ma ricordo bene la sensazione che ho provato entrandoci.

Luce gelida di neon, quattro corridoi di sbarre zincate congiunte da un panopticum centrale da cui dipartono i bracci di una ideale prigione. In fondo a ciascun corridoio una bandiera lucida nera, sventolante di freddo spinto da eliche nere, luci soffuse: il fascismo.

L’arte contemporanea è, delle forme di espressione, quella che oggi più mi affascina. Sempre più spesso, infatti, il cinema è stereotipato e amorfo, incapace di sorprenderti davvero come certa arte (e video arte) sa ancora fare.

 

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11/09/2009

Gli amministratori

I politici certe volte dicono cose che mi fanno pensare sul senso della politica. Non dico altro. Basta leggere.

“Valorizzare e raccontare la Lombardia attraverso le fiction tv. Questa la proposta che il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, avanzerà domani sera (11 settembre) alla cena a Venezia, dove è in corso il Festival del Cinema, assieme ai rappresentanti del mondo del cinema e della tv: dai produttori ai distributori e ai vertici di RaiCinema, Medusa, RaiTrade, Cinecittà. L’obbiettivo è rilanciare la Lombardia Film commission, la fondazione non profit creata per promuovere sul territorio lombardo la realizzazione di film, ficrion tv, spot pubblicitari o documentari.
Il presidente lombardo racconterà le ultime imprese della nuova Cittadella del cinema, realizzata a Milano nella sede delle ex manifattute Tabacchi e i progetti in cantiere. La Lombardia ritiene che non sia il caso di distribuire fondi a pioggia ma sia meglio concentrarsi sui progetti meritevoli che abbiano valore artistico, promuovano il territorio e abbiano respiro internazionale. Un’idea? Lavorare sul mondo della moda, potenziale contenitore di storie interessanti. Una fiction che racconti le realtà delle maison e delle sfilate potrebbe ad esempio essere un buon mezzo per far conoscere il marchio “made in Italy” nel mondo.”

Fonte: Il Giornale

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08/09/2009

Cosa fanno gli altri?

Nella strategia di costruzione di una (ottima) film commission, il funding è sicuramente la chiave principale di accesso al mercato della produzione, tanto più che sempre più spesso lo stato centrale si ritira dal sostegno diretto, lasciando alle regioni parte di tale compito.

Questo sta facendo la Toscana. Ho le mie perplessità, perché conosco il modo con cui ragionano le produzioni italiane ed internazionali. Arrivate su un territorio, difficilmente lasciano sul terreno i diritti della propria opera.
Ma la storia si incaricherà di dimostrare se il modello toscano funziona oppure no. Memento Piemonte…

Eccolo descritto:

Nell’ambito della Mostra del cinema di Venezia, la Toscana Film Commission ha reso nota l’attivazione del bando per le opere audiovisive che valorizzano l’identità regionale. Il fondo di 9 milioni di euro che ha una durata biennale, sarà a favore di sceneggiature originali e film, capaci di rendere visibile il patrimonio storico-culturale, paesaggistico-ambientale, della Toscana. È stata anche annunciata la commissione, in carica per un triennio, che giudicherà il valore dell’opera filmica: sarà composta da cinque membri, tra i quali il critico Paolo Mereghetti, Viviana Dal Bianco, direttore del N.I.C.E. Festival e Luciano Barisone, direttore del Festival dei popoli. “Il finanziamento che sarà elargito rispetto alle produzioni cinematografiche – ha dichiarato Paolo Cocchi, assessore regionale alla Cultura e Turismo – sarà di due tipi e raggiungerà al massimo 200mila euro per le opere prime e 450 mila euro per le opere seconde: la Toscana Film Commission entrerà in veste di coproduttore o nel preacquisto di diritti dell’opera”. Saranno tre le sessioni – il 30 novembre 2009, il 31 marzo 2010 e il 30 giugno 2010 – che assegneranno il finanziamento. “Inoltre stiamo studiando un progetto di sostegno al settore dell’esercizio – ha sottolineato Cocchi – attraverso, ad esempio, il rinnovo di apparecchiature tecniche, per dare ai film la capacità di arrivare ad un pubblico più vasto”.

Fonte: Box Office

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08/09/2009

A Venezia

A Venezia si va per lavorare, e noi lo abbiam fatto, con la consueta lena e producendo risultati sia immediati, sia sul medio periodo.

La eco del Bari International Film & Tv festival è molto buona e dice di un interesse reale. E molte sono le produzioni che ci (mi) hanno cercato a Venezia per discutere e capire le modalità di sostegno alla produzione cinematografica da parte pugliese.

Segnalo gli esiti di un dibattito tenuto dalla rivista Box Office su windows, mercato free e pay tv. Mi sembra interessante per comprendere il livello del dibattito in corso:

Festival di Venezia: il convegno di ‘Box Office’

Lo sfruttamento dei film in tutta la filiera nell’incontro organizzato venerdì nello spazio di Cinecittà Luce

Window, filiera, redditività dei film, situazione dell’esercizio. Di tutto questo si è discusso venerdì pomeriggio presso lo spazio Cinecittà Luce al Festival di Venezia, nell’ambito del convegno organizzato da ‘Box Office’, dal titolo: “La fruizione del prodotto cinematografico: problemi, evoluzioni, opportunità”; l’incontro è stato introdotto dal direttore del quindicinale Antonio Autieri e moderato dal presidente di Editoriale Duesse, Vito Sinopoli. Nel suo intervento, Riccardo Tozzi, presidente Cattleya, è tornato sulla difficile situazione dei cinema cittadini che penalizzano il cinema italiano e ha affrontato il problema del download illegale: “Noi dobbiamo far diventare cliente chi in questo momento scarica illegalmente i film. La repressione seria va bene se affiancata a un’efficace offerta legale di contenuti. La nostra legge antipirateria va bene, va migliorata e applicata. Invece di pensare a nuove leggi, come quella francese, credo che dobbiamo recuperare Internet come strumento di ricavo e potenziare l’offerta legale”. Giampaolo Letta, vicepresidente e amministratore delegato di Medusa Film si è soffermato sul tema delle window: “Sulle window abbiamo perso tempo arroccandoci su posizioni anacronistiche, il mercato è cambiato. Io non sono d’accordo su finestre da 17-20 settimane, né per il day and date, ma sono favorevole a una ragionata flessibilità. Ci sono esempi di film diversi che vanno analizzati caso per caso”. Sulla pirateria ha aggiunto: “Purtroppo e per diversi motivi è successo ben poco in questo campo. Ci vuole un salto di mentalità: irrigidire la repressione dell’utilizzo illegale di film ma proporre un’offerta legale”. Paolo Ferrari, presidente e amministratore delegato Warner Bros. Italia, ha spostato l’accento sui limiti del mercato italiano: “Warner ha fatto scelte importanti per il mercato estivo. Vedo, però, che non tutti siamo d’accordo. Non c’è volontà comune tra i distributori; alcuni non vogliono rischiare ma se non allunghiamo la stagione non avremo mai un mercato. La situazione è ingarbugliata. Abbiamo una stagione di otto mesi. Quale industria regge? Questo è il problema. Quando ci siamo incontrati nel settore per parlare seriamente di questi problemi? Dobbiamo sederci tutti intorno a un tavolo e trovare soluzioni; finora ci siamo presi in giro su questi temi”. Di window ha parlato anche Andrea Stratta, direttore generale Uci Italia: “Le window, sala – home video, vanno regolamentate a livello europeo. In Francia c’è una legge che regola la window a 4 mesi. Su ‘Box Office’ Giampaolo Letta ha sostenuto che una window soddisfacente oscilla tra le 8-10 settimane. Le nostre associazioni, Anec e Anem, hanno risposto dicendo che non si può accettare una window di questo tipo. In questo caso testimonio la compattezza di tutto l’esercizio che deve difendere il proprio business”. Sulla situazione dell’home video ha parlato Gian Maria Donà dalle Rose, amministratore delegato 20th Century Fox Home Entertainment: “C’è un trend per cui si sta sostituendo il rental con uno sfruttamento in parte legale di contenuti su Internet. In base ad alcune ricerche sul mercato Usa, risulta che circa il 40% del profitto degli studios è dato dall’home video grazie anche allo sfruttamento della library tramite dvd, che permette di dare vita poi a budget alti nella produzione; noi vogliamo difendere questo business che permette di dare vita a grandi produzioni, importanti per tutto il settore. Senza lo sfruttamento della library non ce la faremmo”. Paolo Del Brocco, direttore generale Rai Cinema, si è soffermato sull free tv: “La free tv è ancora il mezzo più utilizzato: oltre 50 milioni di persone vedono i film in tv e 17 milioni solo in free tv. Il gradimento della fruizione è molto alto. Alla gente piace vedere i film, anche quelli vecchi. C’è un problema, però, sull’utilizzo dei film in tv perché arrivano più usurati, ma non dobbiamo essere pessimisti: il film è sempre importante per i palinsesti. In realtà c’è una diminuzione di programmazione di film in prima serata ma non c’è una flessione nelle 24 ore. La Rai trasmette 1.100 film all’anno e 300 sono italiani”. Di difficoltà dei film in tv ha parlato anche Nils Hartmann, direttore Cinema & Intrattenimento Sky Italia: “I film in pay non performano come prima. Il blockuster di Natale due anni registrava un milione di spettatori ora arriva a 700mila. I motivi? Il problema può essere anche la pirateria. Oggi, poi, la gente guarda più le serie, meno i film. Le serie sono di grande qualità e impegnano meno lo spettatore. Se un film ha successo in sala per noi è importante, perché questo vuol dire successo anche per noi. Ci sono, però, prodotti direct to video che stanno avendo grande successo”. Per Marco Leonardi, direttore contenuti e marketing Mediaset Premium: “Ci sono segnali preoccupanti importanti. Canale 5 non ha in palinsesto film nel periodo di garanzia, perché non hanno audience. Questo è un dato importante per la filiera nella sua completezza. Il prodotto arriva alla free tv logoro e questo è il rischio. Il problema è la free che vive di ritorno commerciale immediato. Non sottovaluterei il cambiamento del consumatore. La gente chiede contenuti in modalità non lineare; cioè vuole scegliere quando e come vedere i contenuti preferiti”.

 

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26/08/2009

Conservare per creare.

A Roma, mi cercava sempre un signore lucano, tale Gaetano Martino. Il primo appuntamento me lo diede al “Bar delle donne”, alle spalle di Santa Maria Maggiore. E mi parlò del suo gusto per la raccolta di film. Effettivamente questo gusto me lo descrisse con una semplice domanda di complicità: “tutti i film in pellicola che distribuisce la tua azienda, dopo aver terminato l’uscita, vengono portati al macero. Tranne due o tre pellicole che non hanno avuto uno sfruttamento particolarmente intenso e sono pressoché intonse. Bene, arrivati a quel punto, mi chiami vengo con il mio furgone e me le prendo io. Che ti costa?”.

Mesi dopo, da sospettoso meridionale qual ero, affrontai il viaggio per Oppido Lucano. Gaetano, di cui ero oramai divenuto amico, mi presentò il suo paese, il cinema, una mostra sulla storia del cinema, la moglie. Iniziò il flusso di pellicole da Roma a casa sua. Poi scoprii la meraviglia dei suoi capannoni. E ancora sognavo, con un mio carissimo amico esercente, di realizzare centinaia di retrospettive in pellicola come già facevo a Roma al cinema Politecnico.

Ed ecco cosa racconta la Repubblica di oggi a proposito della nuova fatica cinematografica di Giuseppe Tornatore…
A Gaetano Martino andrebbero intitolate statue e strade, ancora in vita, vivo e attivo come lo vorremmo per i prossimi secoli.
Il sogno di Gaetano Martino, le persone come Gaetano Martino tengono in vita questo Paese, altrimenti morto. E sepolto…
Viva il cinema, viva i sogni.

L´uomo che conserva la storia del cinema

La raccolta lucana dove Tornatore ha trovato immagini per “Baarìa”

Il cinema del paese era di mio padre. Quando chiuse per gioco iniziai la collezione che ora è necessaria,contro l´oblio

Oppido Lucano (Potenza) – dal nostro inviato Roberto Rombi

La vista, dagli ottocento metri di altitudine di Oppido Lucano, meno di quattromila anime al centro della Basilicata, è su una serie di colline che si succedono fino alla pianura pugliese. Nessuno potrebbe pensare che in questo paesaggio dal sapore arcaico sia conservata una delle più affollate collezioni di cose di cinema. Lo sapeva Giuseppe Tornatore che è ricorso alla Cineteca Lucana per i materiali necessari a molte scene del suo Baarìa che aprirà il prossimo Festival di Venezia.
Qui, infatti, in questo severo, isolato paese, Gaetano Martino ha raccolto con frenesia da collezionista, ogni oggetto, macchina, immagine o documento che abbia un nesso col cinema. I numeri sono impressionanti: 800 tra proiettori e macchine da presa, 15.000 film, 18.000 documentari, 150.000 manifesti di cui un centinaio dell´epoca del cinema muto, 12.000 libri di interesse cinematografico, senza contare la sezione pre-cinema con 180 tra lanterne magiche e visori. E tutto in quattro masserie, una stalla da buoi dismessa, tre magazzini in paese, la cantina della suocera, la casa della madre più il fiore all´occhiello, un capannone non ancora terminato ma già pieno a metà, voluto dalla Regione Basilicata dopo che la raccolta è stata riconosciuta come Cineteca Lucana.
Gaetano Martino ha qualcosa che lo apparenta a “Nuovo Cinema Paradiso”: un´infanzia e un´adolescenza passate nella cabina di proiezione del padre, proprietario del cinema Lux di Oppido, “negli anni fulgidi di Catene, Tormento, I figli di nessuno”. Nel 1978 viene proiettato l´ultimo film e la sala viene chiusa. La prima macchina da presa della sua raccolta Martino la preleva da uno straccivendolo romano e la porta a Oppido.
“Collezionista? Sotto molti aspetti sì – ammette – ma molto presto il lato ludico della faccenda è diventata la necessità di riempire un vuoto perché nessuno si occupa di salvaguardare cose che sono la storia del cinema”. A lui era ricorso Tornatore quando lavorava a Nuovo Cinema Paradiso. “Poi l´anno scorso mi ha richiamato dicendomi che Baarìa doveva coprire tre epoche. Gli serviva un proiettore del 1913 in una scena in cui viene proiettato Cabiria nel cinema di Bagheria, quando il pubblico comincia a prendere in giro il dicitore che con enfasi legge le didascalie di D´Annunzio. Alla fine il ruolo del proiezionista l´ho sostenuto proprio io. Tornatore voleva anche ricostruire una scena del set di Lattuada durante le riprese del Mafioso nella Bagheria del 1961. Ho trovato quattro foto e in una di queste si vede sullo sfondo il cinema del paese con la locandina di La carovana dei coraggiosi. Tornatore mi ha chiesto quel manifesto e io ce l´avevo. Come avevo riflettori, carrello, binari e scatole originali degli obbiettivi. Altra richiesta è stata quella di spezzoni dei film Catene, Incompreso, Gli argonauti, Il Vangelo secondo Matteo e Il buono, il brutto e il cattivo”.
Visitare i depositi di Oppido è uno strano percorso, un viaggio altalenante nella storia del cinema. In una masseria, tra pile di pizze di pellicola, si nota una versione originale, in inglese, di Senso. Nell´ex stalla c´è un raro documentario del 1940 sugli operai intenti, per la minaccia dei bombardamenti, a impacchettare i monumenti. In una cantina sono accatastate le migliaia di interviste volute da Spielberg ai sopravvissuti dei campi di concentramento nazisti e ai loro familiari. “Ho trasferito tutto questo materiale in dvd per l´Archivio di Stato e ho conservato le pellicole originali”, spiega Martino. E poi film muti, comiche ecc… Martino gestisce la monumentale raccolta con un esiguo gruppo di quasi volontari. Fortunatamente il Ministero dello Sviluppo e quello dei Beni Culturali hanno trovato un accordo: prevede l´intervento della Regione Basilicata.