Cinema in Puglia

108 – LA SECONDA NOTTE DI NOZZE

108 – LA SECONDA NOTTE DI NOZZE di Pupi Avati con Antonio Albanese, Katia Ricciarelli, Neri Marcorè (Italia 2005, col. 103’)

Le contrade di Monopoli, Fasano, Torre Canne e Ostuni ospitano molte sequenze del film, che prende le mosse da Bologna nei giorni difficili del secondo dopoguerra, allorché una madre con figlio – al culmine della disperazione – chiede aiuto al cognato: un proprietario terriero con problemi psichici che vive in Puglia, accudito da due vecchie zie. Un tempo questi era anche innamorato della cognata e l’accoglie di buon grado, riaccendendo l’antica passione. Se l’asse portante della narrazione è la storia dei due, il film rivisita l’Italia disastrata che i due percorrono in un viaggio favoloso e picaresco, dalla Bologna degli sfollati ad una Puglia solare, ritratta senza inutili ghirigori localistici.
(a.m.)

107 – MELISSA P.

107 – MELISSA P. di Luca Guadagnino con Maria Valverde, Primo Reggiani, Fabrizia Sacchi, Geraldine Chaplin – (Italia 2005) – col – 105’

In una città del Sud la giovanissima Melissa si innamora di un giovane studente, il quale la inizia ad esperienze sessuali di ogni tipo, spingendola sempre più in basso. Ma prima di precipitare del tutto Melissa troverà una ragione di riscatto. Questo film sulla crisi adolescenziale di una ragazzina di provincia indaga sui modelli di comportamento giovanile odierni, di cui propone i più vistosi aspetti. Melissa P. è la trascrizione del romanzo-scandalo di sapore autobiografico scritto da Melissa Panarello, che costituì per qualche mese un piccolo quanto effimero caso editoriale. Tutta la vicenda è ambientata a Lecce di cui si rappresentano molti luoghi tipici, sebbene nel film non si faccia menzione della città salentina.
(v. att.)

106 – GUARDIANI DELLE NUVOLE

106 – GUARDIANI DELLE NUVOLE di Luciano Odorisio con Alessandro Gassman, Anna Galiena, Franco Nero (Italia 2005, col. 105’)

Il film è ispirato a un romanzo omonimo dello scrittore esordiente Angelo Cannavacciuolo. Ambientata (con una location a Nardò) all’inizio degli anni Sessanta, è la storia della dissoluzione di una famiglia di allevatori di capre che vivono nelle campagne del napoletano, tra scontri, sopraffazioni e conflitti cruenti con camorristi e raggiri dei politici collusi. A raccontare queste vicende è il maggiore fra i figli del patriarca che cerca di pareggiare i conti con un politico faccendiere. Durante il viaggio alla ricerca di costui, il pastore ripensa a tutta la sua vita e finisce per prendere coscienza della sua definitiva condizione di sconfitto. Mai uscito sugli schermi, pur godendo di un cast molto importante, il film giace ingiustamente nei cellari da troppo tempo.
(a.m.)

105 – DIMENTICARE MIO PADRE

105 – DIMENTICARE MIO PADRE di Giuseppe Antonio Miglietta con Myriam Mariano, Chiara Ingrosso, Piero Rapanà (Italia 2005, col. 60’)

Pellicola interamente salentina (girata in digitale tra Aradeo, Galatone, Lecce, Galatina), narra le vicende di un torbido dramma familiare che ruota attorno alle vicissitudini personali di una giovane donna segnata dalla prematura morte della madre e da un rapporto difficile con il padre, il quale – dopo il lutto – riversa sin troppo sulla figlia tutto il amore e il suo tormento.
(a. m.)

104 – CRAJ – DOMANI

104 – CRAJ – DOMANI di Davide Marengo con Teresa De Sio, Giovanni Lindo Ferretti, Uccio Aloisi, Matteo Salvatore (Italia 2005, col. 88’)

Trasposizione a cinema dell’omonimo spettacolo musicale scritto e interpretato da Teresa De Sio e da Giovanni Lindo Ferretti, è il racconto del viaggio (nella memoria) attraverso la Puglia, dal Gargano al Salento, dei due autori-cantanti (il Principe Floridippo e il suo servo Bimbascione, alias don Chisciotte e Sancho Panza). Nel viaggio si fermano tre volte per riposarsi: a Carpino dove provano con i Cantori, a Foggia dove conoscono Matteo Salvatore e a Cutrofiano dove ballano con Uccio Aloisi. Ogni tappa diventa per i due una scoperta culturale e musicale: i Cantori, Salvatore e Aloisi sono i principali maestri della musica tradizionale pugliese e veri e propri testimoni di antiche tradizioni popolari.
(a.m.)

103 – LA BESTIA NEL CUORE

103 – LA BESTIA NEL CUORE di Cristina Comencini con Giovanna Mezzogiorno, Alessio Boni, Stefania Rocca, Luigi Lo Cascio (Italia 2005, col. 116’)

La regista di Liberate i pesci torna nel Salento e sceglie le antiche dimore delle campagne di Spongano e Diso, oltre alle Ferrovie del Sud Est, come location di alcune sequenze (in sottofinale) di questa pellicola tratta dal suo omonimo romanzo, per la quale la protagonista ha vinto a Venezia la Coppa Volpi come migliore attrice. Storia di una doppiatrice che torna a casa per provvedere alla traslazione della salma dei genitori. Il finale, che la vede partorire in un vagone ferroviario deserto della linea salentina, rappresenta, per la donna, la vita che continua, una volta fatti i conti con i traumi sepolti del suo passato, con quella “bestia nel cuore”, di cui riuscirà a parlare con il fratello, dopo decenni di silenzio.
(a.m.)

102 – LE BANDE

102 – LE BANDE di Lucio Giordano con Massimo Giordano, Federica Gomma, Frank Lino (Italia 2005, col. 119’)

Girato tra Otranto, Polignano, Alberobello e Triggianello, il film evoca il fenomeno del contrabbando delle sigarette e la successiva risposta delle forze dell’ordine con la celebre “Operazione Primavera”. Il film ripercorre lo scontro violento tra lo Stato e i contrabbandieri in Puglia negli anni 1995-2001 che fece registrare il sacrificio di tanti agenti per riprendere il controllo del territorio. L’opera ha avuto la collaborazione del Comando regionale della Guardia di Finanza di Bari ed è stata presnetata alla Mostra del Cinema di Venezia.
(a.m.)

101 – L’ARIAMARA

101 – L’ARIAMARA di Mino Barbarese con M. Barbarese, Sabina Bartoli, Vito Signorile (Italia 2005, col. 90’)

Girato (quasi interamente in interni e in esterni anonimi) a Bari, il film è la versione cinematografica dell’omonima serie tv che per alcuni anni ha riscosso successo di pubblico. Storia di un commerciante in crisi che si trova invischiato in un giro troppo grande di una città in preda al racket, dove scorrono fiumi di droga, si spara in mezzo alla gente e si subiscono piccoli e grandi abusi quotidiani. Ed è proprio questa quotidianità fatta da videopoker, piccolo spaccio, microcriminalità, prostitute, ricatti, che strangola sotterraneamente una Bari preda di sanguinose faide per il controllo del territorio.
(a.m.)

100 – IL TRAMITE

100 – IL TRAMITE di Stefano Reali con Maurizio Mattioli, Valerio Foglia Manzillo, Claudio Bigagli (Italia 2004, col. 104’)

Ispirato a una storia vera di cronaca, il dramma della sparizione dei minori clandestini nel Sud Italia. E’ dal Salento che parte un giovane infermiere romano, dedito a traffici ospedalieri poco chiari, con l’incarico di fare un viaggio in auto assieme a un disadattato pugliese. I due vanno dalla Puglia ai confini con la Svizzera per accompagnare un bambino di colore. Nel corso del viaggio l’amicizia che s’instaura fra i due riuscirà a salvargli la vita, in realtà destinato al mercato dei trapianti di organi. Con questa pellicola, quasi clandestina a causa di una distribuzione disastrosa, Stefano Reali ha vinto la prima edizione del Salento Film Festival di Tricase (Lecce)
(a.m.)

99 – BELL’EPOKER

99 – BELL’EPOKER di Nico Cirasola con Totò Onnis, Frank Lino, Dino Abbrescia, Dante Marmone (Italia 2004, col. 110’)

La trama gira attorno ad un uomo che – con un lungo e articolato gioco ad incastri di flashback – ricorda i momenti più belli ed intensi della vita del Teatro Politeama di Bari. Mentre le prime fiamme del rogo doloso distruggono quel che resta dell’antica memoria custodita nel teatro, sullo schermo sfilano piccoli quadretti di una società barese sull’orlo del collasso. Girato a Bari e a Mola, il quinto lungometraggio del regista di Odore di pioggia è interamente dedicato alla tragedia dell’incendio del teatro Petruzzelli di Bari: un’opera che conferma il suo stile frammentario e dimostra come uno sguardo trasfigurato riesca a supplire alla scarsità di mezzi economici e finanziari. Anche qui, la capacità del regista sta nel riuscire a trasformare la povertà di risorse in soluzione scenica.

(a.m.)

Archivio contenuti|«123456 » »|