Cinema in Puglia

88 – PESCI O PUTTANE

88 – PESCI O PUTTANE di Cesare Fragnelli con Mimmo Rossini, Michele Sinisi, Franca Friuli (Italia 2002, col. 60’)

Inchiesta in forma docu-fiction, girato in digitale a Taranto (borgo antico), è un film con impianto realistico ed enfatizza toni e umori malavitosi. La storia inquadra alcuni luoghi della malavita organizzata nei vicoli della città vecchia tarantina (il mercato del pesce, quello delle sigarette di contrabbando e quello delle giovani prostitute albanesi sbarcate sulla costa pugliese). Adescate da alcuni annunci che promettono guadagni per una serata da “accompagnatrice”, le povere malcapitate cadono nella trappola della prostituzione, ordita da boss che gestiscono il giro della moderna tratta delle bianche proveniente dai paesi dell’Est. Chi sbaglia paga con la vita. Ieri il traffico delle sigarette, oggi si smerciano pesci e puttane.
(a.m.)

87 – NEMMENO IN UN SOGNO

87 – NEMMENO IN UN SOGNO di Gianluca Greco con Martina Stella, Ahmed Ugurlu, Giuseppe Battiston, Nicola Pignataro (Italia 2002, col. 85’)

Un pastore asiatico è affascinato da quell’Italia dei balocchi raccontata dagli spot pubblicitari delle tv nostrane. Sbarcato in Puglia con una capra e un ombrello, si ritrova in un villaggio turistico, dove sembrano realtà tutti i suoi sogni: parla un linguaggio infarcito di frasi fatte e slogan televisivi e i turisti lo considerano un vero e proprio profeta. Ma la sua permanenza è movimentata da una misteriosa valigetta, appioppatagli dagli scafisti e molto ambita da due malavitosi…Il film è stato pressoché girato in un villaggio vacanze di Peschici, eccetto poche sequenze ambientate nella zona portuale di Trani.

86 – UN GIUDICE DI RISPETTO

86 – UN GIUDICE DI RISPETTO di Walter Toschi con Tony Sperandeo, Philippe Leroy, Marina Suma (Italia 2002, col. 100’)

E’ la federiciana Oria a fare da sfondo per la sede dove viene trasferito, nei primi anni Settanta, un giudice poco gradito dai “poteri forti”. Ma anche qui non tarda a rendersi conto della dura realtà e lavorare con fatica, tra difficoltà e minacce, fino a quando non viene costretto a rassegnare le dimissioni. Ma il giudice non molla… Il regista, il cui vero nome è Bruno Mattei, viene dal montaggio e ha all’attivo una decina di film di genere a basso budget. In questo b-movie, Toschi utilizza molte comparse scelte tra gli abitanti della cittadina brindisina, fra le quali emerge Lorenza Conte, all’epoca nota “pasionaria” delle lotte al caporalato in Puglia.
(a.m.)

85 – AZZURRO

85 – AZZURRO di Denis Rabaglia con Paolo Villaggio, Francecso Pipoli, Soraya Gomaa (Italia 2002, col. 82’)

Storia del viaggio di un pensionato dal Salento alla Svizzera (dove lavorò da emigrante) per raccogliere i fondi necessari all’operazione che renderà la vista alla nipotina. Una favola lieve ma amara, con un lieto fine, interpretato da un sempre misurato Villaggio nella sua umiltà. Per questa interpretazione Villaggio ha vinto il Pardo d’argento al festival di Locarno. La Puglia di Azzurro è suggestiva e antica, la Svizzera rappresenta la speranza e il futuro per la piccola, ma anche il passato per il vecchio nonno: due mondi distanti che sono forzatamente uniti nella vita del protagonista.
(a.m.)

84 – ZANA – L’IMPREVISTO

84 – ZANA – L’IMPREVISTO di Daniela Alviani con D. Alviani, Daniel McVicar, Germano Benincaso (Italia 2001, col. 104’)

Il film porta la firma di Daniela Alviani che, oltre ad averlo scritto, sceneggiato e interpretato, lo ha diretto assieme ad un autore di corti per raccontare una storia presa a prestito dalla drammatica realtà odierna: Zana è l’unica superstite della sua famiglia alla guerra etnica in Kosovo; scappata in Italia, arriva con gli scafisti clandestini nella speranza di raggiungere lo zio trasferitosi da un decennio a Foggia. E qui ricominciano le peripezie per la ragazza. Interamente girato in Puglia, tra Foggia, Lucera, il Gargano e Cagnano Varano, dove è stato ricostruito lo stesso Kosovo.
(a.m.)

83 – TI VOGLIO BENE EUGENIO

83 – TI VOGLIO BENE EUGENIO di Francisco José Fernandez con Giancarlo Giannini, Giuliana De Sio, Jacques Perrin (Italia 2001, col. 93’)

La storia è pressoché ambientata presso un Centro Traumatologico dove un maturo down perfettamente integrato si presta come volontario e dove aiuta una ragazza in coma, a causa di un incidente automobilistico, a risvegliarsi e a ricominciare a camminare, parlare e nutrirsi. Girato a Lucera e nella sua immediata campagna, il film di Fernandez affronta un tema come la Sindrome Down che al cinema trova difficile (e scarsa) ospitalità. La sua valenza sociale riesce a toccare le corde più profonde dell’animo umano, grazie al regista che è genitore di un bambino down. Per l’interpretazione, Giannini (qui al suo ottantesimo film), pur imprigionata in una limitata gamma di espressioni, ha vinto il David Donatello come miglior attore protagonista.
(a.m.)

82 – HERMANO

82 – HERMANO di Giovanni Robbiano con Ignazio Oliva, Paolo Villaggio, Emir Kusturica (Italia 2001, col. 80’)
Firmato da un esordiente che è anche docente di Teoria del Linguaggio cinematografico, il film non ha trovato in patria quella distribuzione che ha, invece, all’estero. Gli ambienti pugliesi di S. Maria di Leuca, Acquatica del Capo, Tricase e Gagliano del Capo incorniciano la storia di un giovane disoccupato meridionale che cerca di sopravvivere facendo qualche lavoro illegale per la malavita organizzata. Incaricato dal boss locale di recarsi a Stoccolma per recapitare una lussuosa automobile ad un criminale russo, nel suo tragitto verso la capitale svedese, il malcapitato incontra un ex pugile argentino che vive di furti. I due solidarizzano…
(a.m.)

81 – I CAVALIERI CHE FECERO L’IMPRESA

81 – I CAVALIERI CHE FECERO L’IMPRESA di Pupi Avati con Raoul Bova, Murray F. Abraham, Carlo Delle Piane (Italia 2001, col. 147’)

Il regista bolognese Pupi Avati che con il Medioevo si era già misurato (nel film Magnificat), dirige qui un’impresa epica, realizzando una saga medievale: cinque indomiti cavalieri dalle più diverse origini partono verso Tebe in Grecia alla ricerca della Sacra Sindone. I cinque sono quanto di meno nobile si possa immaginare, diversissimi fra loro, per censo, casato, estrazione, studi e condotta morale. Dopo aver superato innumerevoli difficoltà, questi eroi trovano la sacra reliquia e tornano in Francia per consegnarla alla Chiesa. Il film, che segna anche l’esordio nella narrativa del cineasta, ha trovato nel paesaggio e nell’architettura di Barletta e di Otranto l’ambientazione idonea per la ricostruzione storica.
(a.m.)

80 – A.A.A. ACHILLE

80 – A.A.A. ACHILLE di Giovanni Albanese con Sergio Rubini, Héléne Sevaux, Loris Pazienza, Paolo Bonacelli (Italia 2001, col. 88’)

E’ la città di Foggia a fare da sfondo all’esordio dietro la macchina da presa dell’artista foggiano Giovanni Albanese per una favola moderna che ha anche tratti autobiografici. Racconta di un bambino affetto da una grave forma di balbuzie che, ricoverato presso una clinica specializzata, vi incontra un medico geniale e un po’ ciarlatano che ha inventato una curiosa terapia basata su esercizi di canto parlato. La permanenza nella casa di cura segna la crescita interiore del piccolo protagonista. Il tutto incorniciato nel paesaggio della città dauna, raramente accarezzata dall’obiettivo di una macchina da presa.
(a.m.)

79 – TUTTO L’AMORE CHE C’E’

79 – TUTTO L’AMORE CHE C’E’ di Sergio Rubini con Michele Venitucci, Teresa Saponangelo, Margherita Buy, S. Rubini, M. Introna (Italia 2000, col. 93’)

Anni Settanta in Puglia. La natura aspra e superba di ulivi e cicale, boschetti, gravine e pozze d’acqua è quella della terra del regista grumese, composta da più angoli come la lingua lo è da più cadenze. Il film è ambientato a Grumo, Palo del Colle, Giovinazzo, Altamura. La vita dei ragazzi di un paese è sconvolto dall’arrivo di tre belle ragazze milanesi. I temi sociali (la disoccupazione, la chiusura di una fabbrica) restano sullo sfondo, sovrastati dalle pulsioni adolescenziali di questo microcosmo: il vento di libertà che scuote la quiete paesana sulle note delle musica del tempo. Tutto torna come sempre alla partenza delle tre ragazze. Sorta di amarcord chiaramente autobiografico, il film si avvale di un cammeo fuori testo di Gérard Depardieu.
(a.m.)

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