Cinema in Puglia

78 – SANGUE VIVO

78 – SANGUE VIVO di Edoardo Winspeare con Pino Zimba, Lamberto Probo, Claudio Giangreco (Italia 2000, col. 95’)

La tragedia della morte del padre – deceduto in circostanze misteriose – ha allontanato due fratelli tra loro differenti per carattere, temperamento ed età: il primo è un contrabbandiere cinquantenne, il secondo un musicista eroinomane trentenne. Solo una passione li unisce: la pizzica, utilizzata per tenere lontana la presenza ingombrante dei malviventi e spacciatori. Ma la disperazione e la povertà della loro Puglia sono sempre dietro l’angolo. Lo spirito vero di questo secondo film dell’autore di Pizzicata, la chiave per svelare queste vite e questi destini, è il ritmo impetuoso della pizzica, antico ballo che mima l’amore tra uomo e donna e fa da irresistibile cornice al film girato a Lecce e nei paesi di Tricase, Alessano e sulla costa salentina. La fotografia esalta il colore, i paesaggi e la case bianche del Salento con tonalità calde che accompagnano lo spettatore tra gli ulivi e le atmosfere del film.
(a.m.)

77 – HOTEL DAJTI – UNA STORIA AL DI LA’ DEL MARE

77 – HOTEL DAJTI – UNA STORIA AL DI LA’ DEL MARE di Carmine Fornari con Francesco Giuffrida, Flavio Bucci, Piera Degli Esposti, Michele Venitucci (Italia 2000, col. 90’)

Il film racconta la tragica vicenda di un giovane illusionista costretto – all’indomani dell’avvento del fascismo – a rifugiarsi in Albania dove si sposa. Inseguito dalla polizia, rientra in patria, lasciando la moglie che scompare fra le onde del mare. Molti anni dopo, conosce un ragazzo della malavita locale che lo convince a tornare con lui in Albania perché certo dell’esistenza della moglie scomparsa. E’ ambientata a Bari questa seconda opera del regista de L’amico arabo (1992), che l’ha anche sceneggiata (diretta e montata): una storia d’amore d’altri tempi e “fuori dal tempo”, sospesa fra simboli e metafore. Accolto da un discreto riscontro di critica ma pregiudicato dagli scarsi mezzi produttivi e da una distribuzione praticamente inesistente, il film ha vinto due premi in festival minori.
(a.m.)

76 – IL GRANDE BOTTO

76 – IL GRANDE BOTTO di Leone Pompucci con Carlo Buccirosso, Emilio Solfrizzi, Gennaro Nunziante (Italia 2000, col. 90’)

L’incipit ci introduce in una storia di provincia fatta di frustrazioni, adulteri, sogni e illusioni. La città di Ostuni fa da sfondo alla storia di cinque amici, abituali frequentatori di un bar di uno di loro e incalliti giocatori di schedine del lotto. Di uno di loro, scomparso dopo una vincita sbalorditiva, si perdono le tracce. Il film è costruito come una commedia on the road per l’Italia al suo inseguimento, tra scontri, incomprensioni, sorprese e scoperte che rinsaldano l’amicizia fra loro. In un contesto di divertente pugliesità, la storia dà forma ai risvolti agrodolci della mania tutta italiana del gioco, soprattutto della contagiosa febbre del Superenalotto.
(a.m.)

75 – FUORI DI ME

75 – FUORI DI ME di Gianni Zanasi con G. Zanasi, Paolo Sassanelli, Dino Abbrescia (Italia 2000, col. 90’)

Quasi interamente girato al quartiere barese “Cep – San Paolo”, è la storia di un regista invitato da una associazione culturale a presentare il suo ultimo film (Nella mischia) ad un gruppo di ragazzi residenti nel quartiere-ghetto dell’estrema periferia. Gli attori del film proiettato diventano delle vere star, attirando la curiosità di fan, giornalisti locali e l’intero quartiere che vuole vedere da vicino gli attori del cinema. Tutto sembra fantastico, finché davanti al cineteatro un giovane – a bordo di uno scooter – spara a due coetanei e la realtà riprende il sopravvento sulla finzione. Al regista non resta che partecipare in prima persona a tale realtà, riprendendola in presa diretta e facendo diventare tutto ciò materiale di un nuovo film, Fuori di me.
(a.m.)

74 – ALBANIA BLUES

74 – ALBANIA BLUES di Nico Cirasola con Chantal Ughi, Agostino Ferrente, Totò Onnis (Italia 2000, col. 89’)

Storia di un installatore di antenne televisive cui – fra un intervento e l’altro per i paesini della Puglia – capita di vedere trasmissioni su poveri albanesi senza avvenire né casa, ma attratti dalla televisione. Dopo una delusione d’amore, s’imbatte in una bella profuga d’oltreadriatico che gli chiede rifugio con sua cugina: presto sopraggiungono altri “parenti” e la casa del malcapitato antennista sarà invasa da malavitosi, oltre a un gruppo di artisti. Disperato, cerca rifugio dall’altra parte dell’Adriatico. Il regista è anche lo svagato protagonista del film, visionario e pungente, girato nelle assolate campagne tra Ostuni, Fasano, Gravina, Poggiorsini e Corato.
(a.m.)

73 – VENTO DI PRIMAVERA – INNAMORARSI A MONOPOLI

73 – VENTO DI PRIMAVERA – INNAMORARSI A MONOPOLI di Franco Salvia con Fabio Testi, Gianni Ciardo, Barbara Chiappini, Laura Efrikian (Italia 1999, col. 93’)

 

La trama racconta le disavventure amorose di un medico di belle speranze e dai misteriosi trascorsi che – dopo equivoci d’ogni sorta e folgoranti agnizioni – ritrova nel finale la serenità. Girato a Monopoli e dintorni, il film dell’esordiente Franco Salvia (anche prolifico regista di programmi in una importante stazione tv di provincia e autore di altre pellicole, Prigionieri di un incubo e Il sottile fascino del peccato) è un mélo casereccio, fotoromanzesco nell’intreccio ma non privo di un suo ingenuo interesse.

(a.m.)

72 – TERRA BRUCIATA

72 – TERRA BRUCIATA di Fabio Segatori con Giancarlo Giannini, Raoul Bova, Michele Placido, Bianca Guaccero (Italia 1999, col. 100’)

 

Per il suo esordio nel lungometraggio, Segatori ha scelto di fare un omaggio al cinema di genere, filone desueto nella produzione italiana, intrecciando il western all’italiana e il poliziottesco, il cinema d’autore e l’action-movie. La trama del film riguarda una storia di vendetta consumata da un emigrato che, tornato al paese d’origine, affronta e attua la sua vendetta su un boss locale e il suo clan. Quello che colpisce maggiormente in questo feroce e scanzonato divertissement è la visione del Sud (ambientato anche a Gioia del Colle), visto con sguardo amaro e disincantato, dove spesso legalità e crimine si confondono ambiguamente. La terra bruciata è un’assolata regione di frontiera, un Far West casereccio in cui convivono arcaismi mafiosi e laide modernità, retaggio della civiltà contadina e pseudo progresso.

(a.m.)

71 – PRIMA DEL TRAMONTO

71 – PRIMA DEL TRAMONTO di Stefano Incerti con Said Taghmaoui, Vincenzo Peluso, Ninni Bruschetta, Simona Cavallari (Italia 1999, col. 95’)

 

Alla seconda prova, il regista napoletano de Il verificatore ambienta qui tre storie risolte nell’arco di una sola giornata, interpretate da tre gruppi di persone che alla fine vengono idealmente ricongiunte dalla tragicità della vita. Nel film trovano ospitalità tanti generi, dalla love story alla crime story, sparatorie “alla Tarantino”, paesaggi da vecchio West, prestati dalla campagna foggiana (attorno a San Severo) e dal Gargano. Una riflessione socio-antrolopocia sulla realtà contemporanea sempre più inquieta, con al centro gli uomini e i loro traffici illeciti e le realtà emarginate del Sud.

(a.m.)

70 – LIBERATE I PESCI

70 – LIBERATE I PESCI di Cristina Comencini con Michele Placido, Laura Morante, Lunetta Savino, Emilio Solfrizzi (Italia 1999, col. 93’)

 

Ancora la città di Trani (dopo Matrimoni) e Lecce a far da cornice a una delle storie tanto care alla figlia d’arte Cristina Comencini, che si occupa anche qui della famiglia italiana,  a suo dire “lo specchio che ci rappresenta tutti e tutti ci racchiude, come in un acquario dove nuotano tanti pesci diversi”. Nel film si confrontano due differenti tipologie familiari: la trama è costituita da un variopinto mosaico di situazioni ora farsesche ora drammatiche e ruota attorno a questo conflitto: l’incontro tra una famiglia borghese e quella mafiosa di un boss locale. I toni sono quelli classici della commedia italiana ma il fondo è amarognolo. Anche qui lo sguardo della Comencini cattura la realtà magmatica di un Sud in cui i vincoli familiari e quelli mafiosi sono spesso inseparabili e il confine tra questi due mondi si fa sempre più evanescente.

(a.m.)

69 – LACAPAGIRA

69 – LACAPAGIRA di Alessandro Piva con Dino Abbrescia, Paolo Sassanelli, Mino Barbarese (Italia 1999, col. 76’)

 

Convincente e acclamato esordio di Alessandro Piva che ha ambientato il film a Bari e in alcuni suoi quartieri periferici. La storia è quella di una banda di piccoli malavitosi alla ricerca affannosa di un pacchetto di droga da consegnare a un boss locale. Ma qualcosa va storto. La vera protagonista del film è una Bari costituita da bische clandestine, spaccio di droghe, traffici di albanesi immigrati e criminali sfortunati. Costato 300 milioni di lire, autofinanziato dal regista con due produttori locali, il film è parlato in dialetto barese stretto (e sottotitolato per il resto del paese) e rappresenta un caso di successo insperato: ha avuto anche un passaggio a Berlino prima di essere premiato con il Nastro d’argento e con il David di Donatello.

(a.m.)

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