Diario
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17/12/2013

Ma come facciamo a crescere così

Lo diciamo spesso. L’unico modo per dare corpo e futuro al modello pugliese di attrazione territoriale e sostegno alla crescita delle imprese culturali e creative è che queste imparino a camminare da sole, aggredendo mercati, inventando e innovando prodotto e processi nuovi. Per farlo, però, hanno bisogno di banche e di credito.
Ma come facciamo a crescere con il credit crunch attuale? Ecco cosa dovrebbe fare la politica in Europa…

Fonte: La repubblica

Le difficoltà per le imprese – in un raffronto internazionale – sono poi dimostrate da quanto aumenti ildivario nel costo del credito per le pmi italiane rispetto alle omologhe imprese dell’Eurozona. Il tasso medio per i nuovi prestiti fino a un milione (taglia adatta a una Pmi) è aumentato dal 4,33% di settembre al 4,49% di ottobre. Il divario con l’Eurozona sale così allo 0,66%. Per un nuovo prestito fino a un milione negli altri paesi dell’Eurozona una pmi a ottobre ha pagato in media un tasso del 3,83 per cento con un incremento più contenuto rispetto a settembre rispetto al rincaro dei tassi applicato dalle banche italiane.

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16/12/2013

Fate come vi pare

Fate come vi pare, ma io non riesco più a far senza le analisi di Stefano Balassone.

Cit.:

La tv cosiddetta generalista si esauriva un tempo nelle tre+tre reti del duopolio, il teatro delle gesta di Emilio Fede e Pippo Baudo (non turbi l’accostamento), la macchina da soldi di Berlusconi e dei suoi cari, che impazza da più di trenta anni. Tanto orribile per il mondo esterno, quanto normale per gli assuefatti italiani. Lì dentro, fino a pochi anni fa, finiva il 90 per cento del pubblico mentre il decimo restante brucava il cespuglietto Tmc (dal 2001 detta La7) e l’erbetta sparsa delle tv locali.
Ma da dieci anni esistono anche le offerte a pagamento (non che il resto non si paghi: il canone una volta all’anno, la pubblicità quando passiamo alla cassa del supermercato) fatte su misura per l’uomo-tifoso, l’uomo cinemaniaco, e via segmentando. Offerte che prima piovevano solo dal satellite, ma che ora affollano anche le vie del digitale terrestre. Col sopraggiungere di tutto questo ben di dio ovviamente i tre+tre canali “generalisti” di RaiSet non dominano più le giornate delle casalinghe e le serate in famiglia.
Il caso ha voluto però che proprio mentre dilagava la “nuova tv”, dentro quella vecchia La7, per merito o incoscienza della proprietà Telecom (quella di Bernabè), cominciasse a crescere tanto alla sera, a colpi di Mentana, Crozza, Santoro, Formigli, Gruber, quanto al mattino con Panella e la dilagante Merlino (prima mezz’ora, poi quaranta minuti, poi 90’ e adesso 2,5 ore. Al giorno).
Spesi i soldi per decollare – passando dal 3 per cento a quasi il 5 per cento per cento in controtendenza rispetto all’insieme della tv generalista che arretrava dal 90 per cento al 70 per cento – Telecom si è spaventata della spesa e, pur di disfarsene, ha ceduto la creatura affamata di ricavi proprio allo specialista dei medesimi, il concessionario pubblicitario, l’editore di rotocalchi stropicciabili, il presidente del Torino e sopraggiunto azionista del Corriere della Sera (un carrierone, bisogna ammetterlo).
Divenuto editore televisivo, almeno per una frazione di quel motel di competenze a ore che dev’essere la sua vita, Cairo ha fatto due mosse: una giusta (ha infilato al mercoledì Gianluigi Paragone e la sua simpatica plebaglia grillin-leghista) e una meno fortunata (la Linea Gialla del Salvo Sottile cui nomina non sunt omina). Da una parte ha costruito e dall’altra ha smontato; niente di strano perché in tv capita di tessere la tela di Penelope. E comunque, rispetto all’autunno del 2012, le cose, limitatamente al mattino e alla sera, sono migliorate (del resto già a inizio 2013 la vecchia proprietà aveva potato i rami più deboli).
Ma di sicuro non basta perché oltre al mattino e alla sera, ci sono gli altri orari: il pranzo, la pennichella, il the alle cinque e l’avanspettacolo che precede il tg. Tanto più che il prime time è affidato a star come Santoro, Mentana, Crozza Gruber, Formigli, e vogliamo aggiungerci anche Paragone, che se ne possono andare in ogni momento portandosi appresso il pubblico degli estimatori. Una vulnerabilità strategica che diventerebbe morte annunciata se mancasse il volano del resto della giornata, quello cui dovrebbe provvedere la factory aziendale, di per sé più adatta a sviluppare le “strisce quotidiane” (come in Rai e Mediaset, e una ragione ci sarà), che sono il lato “fordista” dell’offerta televisiva. Ed è qui che si verifica la differenza fra una azienda “cervello collettivo” e una combriccola concentrata a tirare sul prezzo. “Oilman or Oil salesman?”, soppesava in Mattei-Volontè il petroliere americano. “Producer o Palinsestaro?”, scrutiamo in Cairo Urbano, figlio dell’operoso Monferrato.
Il tempo degli esami è breve: da oggi al 2015, perché nel 2016 scade la Convenzione Rai ed è difficile che il Titanic trentennale e fallimentare del duopolio resti com’è, con tutto il caravanserraglio circostante. E allora si dirà: “chi c’è c’è”; e degli altri, Cairo e La7 compresi, non resterà la memoria. Né i soldi.

Fonte: Blog di Stefano Balassone

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14/12/2013

Partenze e arrivi

Nella storia delle organizzazioni giunge sempre il tempo delle partenze e degli arrivi, dei ricominciamenti e dei saluti.
Il punto con Francesco Asselta è che lui è innanzitutto un amico sincero, uno di quelli che non lesina mai critiche, osservazioni acute, provocazioni intellettuali. Costringendoti sempre a fare i conti con le certezze acquisite, offrendoti sempre un altro punto di vista. Più radicale, sempre diverso.

L’Apulia Film Commission dunque, con le sue dimissioni dettate da esigenze personali e impellenti, perde un consigliere decisivo e prezioso, che ci mancherà come voce sempre originale e colta. Per fortuna mi è data in sorte la possibilità di frequentarlo anche oltre il lavoro, nella certezza che continueremo a sfotterci e stimolarci reciprocamente al raggiungimento di obiettivi sempre più importanti.

Ma ieri è stato anche il giorno in cui, dopo 7 lunghi e bellissimi anni, abbiamo dovuto salutare i revisori dei conti della Fondazione: Paolo Marra, Antonio (Giò) Carlà e Franco D’Agostino Damiani.
Tre persone bellissime, mai paghe di curiosità e sempre vigili e preziosi nell’indicare la strada giusta, nel segnarci il passo contabile migliore, nel tendere verso la perfezione. Ho, abbiamo noi tutti, imparato tantissimo da Paolo, Giò e Frank. Ci mancheranno davvero il loro stile, i consigli, il sostegno prezioso.

Penso che Apulia Film Commission sia, innanzitutto, una bella comunità di uomini e donne per bene, appassionati del proprio lavoro e della missione che devono svolgere per il bene comune.

Per questo accoglieremo con l’affetto che meritano il nuovo Consigliere di Amministrazione, Giandomenico Vaccari, uomo colto e curioso e i nuovi revisori dei conti, che ci aiuteranno a continuare sicuri sulla strada dei successi da raggiungere insieme.

Fonte: Gli arrivi

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08/12/2013

La differenza tra noi e loro

Ho passato due giorni a Torino, città che amo moltissimo e che trovo esemplare per la capacità avuta di reinventarsi un destino post industriale.

Ero lì per il secondo Film Commission Training e per intervenire a un convegno su Europa Creativa. Durante il convegno un dirigente della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino (CRT) ha annunciato di credere tanto alle “industrie culturali e creative” al punto da aver scelto di finanziare il 50% restante dei budget dei più meritevoli progetti finanziati con Creative UE.

Ripeto: la Fondazione di origine bancaria CRT di Torino, finanzia i più interessanti progetti candidati a ottenere contributi tramite il programma comunitario a gestione diretta, Creative Europe, per la restante parte.

Ecco qual è, dunque, la differenza tra noi meridionali e il ricco nord: da loro i privati sostengono la crescita e l’innovazione.
Se qualcuno da queste parte mi legge, può gentilmente trarre esempio?

Grazie

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29/11/2013

Creare consapevolezza

L’Italia è vittima del corporativismo. Ogni micro segmento della società pretende di veder rappresentate le proprie istanze a livello generale, fregandosene dell’interesse comune.
Per questo penso ci occorra un pensiero e una grande leadership, per condurci fuori dalle secche in cui ci agitiamo inani.
E la leadership debba essere grande, nazionale, centrale. Ma soprattutto diffusa a livello di classe dirigente distribuita.

Mercoledì in Anica abbiamo avuto prova del talento di un politico che io stesso ho sempre considerato in una luce minore. E invece è cresciuto molto e bene, dimostrando che la classe dirigente si costruisce così, pezzo pezzo.

Per una buona cronaca:

“In un incontro all’Anica il presidente della commissione Bilancio della Camera ha spiegato la sua ipotesi di tassazione degli Over the top

L’aveva detto a inizio convegno, Silvio Maselli, segretario generale Anica che la sede romana dell’associazione sarebbe diventata sempre più il luogo deputato dove aprire il dialogo su una lunga serie di temi che l’industria intende approfondire. E l’incontro di ieri pomeriggio che inaugura il ciclo (AnicaIncontra), conferma ampliamente la tesi: posti a sedere tutti esauriti per seguire il confronto con l’on. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, sulla Web Tax dal titolo “L’industria multimediale e i servizi web”. Il politico è infatti estensore di una proposta di legge che mira a tassare i profitti di società estere derivanti dalla fornitura di servizi on line sul territorio italiano con l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale, in primo luogo quella dell’IVA, tipica del commercio elettronico che si basa su transazioni on line che sfuggono al regime di tassazione dei paesi dove effettivamente i beni e i servizi venduti vengono venduti e sui quali si producono ricavi. La tesi che emerge dalla proposta è che ci sia ampio margine anche per il cinema di poter beneficiare di un nuovo regime di imposizione fiscale per le transazioni on line. ovvero di quote di investimento in audiovisivo da parte degli aggregatori online. «Quindici o vent’anni fa non potevamo sapere quanto Internet avrebbe cambiato i modelli economici, ma ora paesi come Francia, Germania e Spagna stanno mettendo mano, o pensano di farlo presto, al loro diritto tributario» ha spiegato Boccia. «La direttiva cui faccio riferimento è del 2006 e doveva essere applicata nel 2015 ma ora che si chiede all’Ocse di darne parere c’è rischio di posticipare ulteriormente questa scadenza. Nel frattempo molte aziende potrebbero fallire e il settore potrebbe essere costretto a sopravvivere con gli oboli statali. Nell’era digitale la tassazione cambia i parametri su cui si poggia il diritto tributario ed è necessario che le tasse arrivino da dove si consuma un bene o un servizio, non dove si produce. Nel secondo semestre del 2014, l’Italia avrà la presidenza europea e deve sfruttare questa occasione per mettere il tema della web tax al centro del dibattito, spingendo l’Europa a prendere coscienza di quel che sta accadendo: non possiamo accontentarci delle briciole come fanno in Irlanda dove sono già soddisfatti della piccola ricaduta economica locale che registrano quando le aziende spostano la residenza da loro per via della tassazione inesistente. Non si può accettare la tesi a priori che la rete è libera e tale deve restare.”

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25/11/2013

Trend comuni

Attenzione: l’annuncio della Sony, dice che il trend di spostare flussi di investimento dal cinema alla televisione in ottica seriale è ormai consolidato.
Per questo bene ha fatto il Governo (e il Parlamento di conseguenza) ad approvare il tax credit audiovisivo e benissimo facciamo noi territori a sostenere l’audiovisivo – tout court – invece del solo cinema, in ottica di sostegno al reddito dei territori.

Ma queste scelte significano anche altro: il tramonto del cinema d’impegno, del prodotto di ricerca, del rischio connaturato al cinema delle opere prime e seconde, della sala piccola e preziosa che connette un pubblico alla sperimentazione.

Il mondo cambia e le nostre leggi, i nostri regolamenti, i nostri decisori sono attardati su modelli pieni di ragnatele che bloccano il sistema.

Fonte: eduesse

“È stato Michael Lynton, Ceo di Sony Entertainment, a spiegare agli investitori la nuova strategia del gruppo giapponese sull’audiovisivo, che vedrà un’accelerata sul fronte della produzione televisiva. Quest’anno il gruppo, tramite Sony Pictures Television, ha realizzato 38 produzioni tv (una fra tutte, “Breaking Bad”), diffuse in 150 Paesi: la tv, infatti, garantisce margini più alti rispetto alla produzione cinematografica. Per il prossimo anno fiscale 2015, inoltre, il gruppo prevede per l’audiovisivo un fatturato pari a 8,4mld di dollari. A ogni modo, però, Sony Corp. dovrà affrontare una serie di tagli, pari a 250mln di dollari nei prossimi due anni; mentre gli studios dovranno operare risparmi per oltre 70mln di dollari.”

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22/11/2013

Posti in piedi.

Ieri ero a Roma e dunque non ho potuto accogliere e ascoltare l’introduzione di Adriano Aprà alla edizione 2013 de “I sentieri del cinema” curati con l’amore e la competenza di sempre da Mario Fiorentino e che ospitiamo al Cineporto di Bari. Mi sono però giunte voci su quanto ha detto e riporto tra virgolette:

“nella mia lunga carriera, non avevo mai visto prima gente in piedi alla proiezione del Caligari”

Una generazione sta scoprendo il cinema grazie al nostro lavoro di profondità. Insieme a mille altre cose di cui dobbiamo andare orgogliosi, c’è questo nuovo ciclo di attività presso i nostri Cineporti che li rendono luoghi vivi e democratici, i cui progetti vengono pensati e realizzati non solo da noi, ma da quella rete larga di operatori, associazioni, intellettuali che rappresentano il motivo più forte che ci deve convincere che noi siamo l’altro Sud, il white side, che può raccontare una storia nuova, di talenti e reti.

Andiamo avanti uniti, non è che il debutto.

Fonti:

I sentieri del cinema

Adriano Aprà

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20/11/2013

Ieri sera

La serata di ieri, offerta dal lavoro le intuizioni le risorse di Apulia Film Commission:

a Bari, presso la Mediateca, master class gratuita e libera di Amir Naderi, grande regista iraniano, ma anche americano e giapponese; presso il Cineporto per la rassegna Cinethica proiezione del film “Rosso come il cielo” di Cristiano Bortone alla presenza del cast.

A Lecce presso il Cineporto passava “La leggenda di Kaspar Hauser” di Davide Manuli con sala piena.

E lì vicino, come in altri 19 schermi regionali, per D’Autore, passavano i migliori film di qualità del momento.

Questa si chiama infrastrutturazione immateriale della società pugliese. Magari non darà pane, ma di sicuro eleva la qualità del nostro vivere civile, democratizza l’accesso alle fonti del sapere, ci rende tutti migliori.

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07/11/2013

Rendersi conto.

Come spesso mi ripete il “nostro” Daniele Basilio, forse nemmeno io mi rendo conto del numero e della qualità incredibili, mai prima raggiunti, di produzioni audiovisive che hanno scelto la Puglia per girare nel 2013.

Tra qualche settimana sarà reso pubblico lo studio indipendente, ancora in elaborazione, della IsiCult sul nostro lavoro.
Il nostro ufficio produzioni sta elaborando i numeri reali, concreti, duri che raccontano che sino a dicembre, in pieno inverno, si gireranno progetti filmici qui in regione.
E tantissime sono le prenotazioni e i sopralluoghi che stiamo facendo per progetti del 2014.

La Puglia audiovisiva è una realtà consolidata con numeri impressionanti.
Lavoro duro di semina che sta pagando.

Ma anche straordinaria intuizione di una Presidente e di un Consiglio di Amministrazione che hanno dato corpo alle proposte del team, varando i fondi locali più innovativi, trasparenti ed efficienti attualmente attivi in Italia e mettendovi a disposizione il carico da novanta di 3,6 milioni di euro solo per il 2013. Una grande manovra anticiclica, come ve ne sarebbe bisogno per tutto il Paese.

 

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06/11/2013

Anti snob

Ieri si è svolta a Roma, presso la vetusta e affascinante sede del Centro Sperimentale di cinematografia, la prima “Conferenza nazionale del Cinema”, curata dalla Direzione Generale Cinema, retta da un uomo intelligente e leale come Nicola Borrelli e convocata dal Ministro, Msssimo Bray per consentire una riflessione aperta tra tutte le categorie impegnate nel comparto, sulla possibile riforma di sistema.

La storia della preparazione di questa Conferenza che vive di due momenti, il secondo dei quali si terrà sabato prossimo, 9 novembre, all’interno del Festival, è presto detta.

Prima dell’estate il Ministro ha nominato – a titolo gratuito – una commissione composta da una ventina di persone che, a titolo personale o in rappresentanza di associazioni di categoria, proponesse il percorso organizzativo della Conferenza.

Inizialmente programmata per settembre, durante la Mostra del Cinema di Venezia, l’iniziativa fu rinviata per l’evidente imbarazzo causato dall’inopinato taglio ai fondi del tax credit, poi ripristinato, rimpinguato e stabilizzato il 2 agosto scorso.

Sicché arriviamo a ieri. Una giornata per me un po’ magica: dopo una lunga, faticosa mediazione, la formula scelta è stata quella di un “open space technology” spurio, ma assai efficace, che ha consentito al curioso, alla giovane allieva del Csc, al navigato produttore, al vecchio battitore di marciapiedi, al presidente della tal piccolissima associazione di promozione cinematografica o al grande esercente di stare per ore e ore ad ascoltar tutti, senza annoiarsi nemmeno un istante. Nella fiducia che ogni parola verrà portata a sintesi, a servizio della politica cui spetta adesso il compito di trarre le necessarie conclusioni operative, sostenuta dall’Amministrazione.

L’orizzontalità della formula, ha posto tutti dinanzi alla forza della democrazia partecipativa. Dimostrando – ancora una volta – che la costruzione della soggettività non passa solo per la rappresentanza, ma per la fatica della costruzione di società. E che il berlusconismo (cioè la tendenza a ritenere lo spazio economico unico e fondamentale nella costruzione dell’identità collettiva, come ci racconta a modo suo Zalone nel suo ultimo film) lo possiamo superare solo così, costruendo lentamente una contro narrazione, aprendo le porte, non spaventandoci della voce dissonante, disperata, animosa. Ma includendo, aprendosi al confronto, capendo che l’altro da noi può avere idee importanti, cui noi non siamo in precedenza stati in grado di giungere.

Essendo dunque anti snob si può uscire dal terribile ventennio che ci ha ridotti qui, nel cantuccio della inconsistenza internazionale, nella incapacità di capire i processi reali, nella mania di ritenerci superiori.

La giornata di ieri non è stata priva di errori e difetti. Io, almeno, li riconosco tutti e sono certo anche coloro i quali oggi si sono pentiti di non aver creduto nella forza della democrazia reale. Mancata comunicazione esterna, troppi filtri e paure di vedersi invasi, proceduralizzazione eccessiva, tempi contingentati in modo ossessivo.

Ma nel complesso mi pare che i volti distesi che ho visto a pranzo, lo sguardo aperto che ho riconosciuto nei nostri più aperti produttori, la fiducia reciproca creatasi dopo l’iniziale interrogativo circa la forma assunta dalla Conferenza, lo stupore per la novità così dirompente rispetto alle consolidate pigre abitudini alla passività; raccontino meglio di ogni altra considerazione che essere cocciuti, a volte, paga.

Chiudo segnalandovi la recensione di Marco Giusti al film “Sole a catinelle”, che trovo faccia il paio con quanto vado pensando e dicendo in questo post. Perché noi abbiamo bisogno – come mi ha detto ieri il prof. Balassone – di pensiero e di leadership. Una cosa, senza l’altra, ci ha devastati per vent’anni.

Non lasciamoci dunque sfuggire l’occasione storica di costruire almeno un pensiero condiviso.

Fonti:
Conferenza nazionale del Cinema
Il cinema dei Giusti

P.s.
In questi mesi mi sono sentito un po’ solo, lo ammetto. Ma ero – appunto – cocciutamente convinto che sarebbe andata così. E così è andata. Nella solitudine però, diverse persone – in particolare quei volti belli che animano la rinnovata direzione generale del cinema e che ne circondano il dirigente in capo, più di altre, mi hanno convinto che alla fine ce l’avremmo fatta. Iole, Chiara, Mariella, Federica, Bruno sopra tutti. E poi Martha e altri ancora fuori di lì. Gioco di squadra, gioco vincente.

P.p.s.
E poi Antonella, sempre con me sulle battaglie che contano sul lavoro, con Davide e Anna e Robi della IFC a sostenere ogni impresa e Riccardo che mi ha donato la telefonata più inaspettata e Angelo da gran sornione qual è e al saggio Antonio che a un certo punto m’ha detto “Ma ndo vai?”, grazie grazie grazie.

 

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